|
Mar202009 Ed ecco anche il resto delle foto di Iquitos, nell’Amazzonia peruviana.
Buona visione!
FOTO (72)
.
Mar142009 Amazzonia 3: Iquitos (Perù)
Città caldissima e umida come Leticia, sempre sul corso del Rio Delle Amazzoni, sempre ubicata nel bel mezzo della giungla, sempre isolata dal resto del mondo (no strade, si arriva e riparte solo via aerea o fluviale), ma molto più grande.
E, così come nella “collega” brasiliana Manaus, anche qui abbondano le agenzie che per circa 100 dollari al giorno offrono escursioni nella foresta “all-inclusive”, con vista degli animali della giungla chiusi in qualche recinto (quelli liberi è quasi impossibile vederli nel folto del bosco), camminate nella intricata foresta pluviale (molto interessante) e visita a qualche villaggio di indios (anche questi ormai “addestrati” ad appagare i turisti con finte danze tribali e con abiti tradizionali che indossano poco prima dell’arrivo dei turisti, per poi ricambiarsi e rimettersi la maglietta NIKE alla fine dei “safari”). Poi escursioni in canoa nei fiumi e vitto e alloggio in sufficientemente comodi lodge in mezzo alla foresta.
Per carità, sicuramente sono escursioni interessanti, direi indimenticabili ma, a parte il loro costo non basso, sia il fatto che ormai ho solo un paio di giorni da dedicare ad Iquitos e sia il clima (per me) altamente fastidioso di questa città (caldo-umido, uguale a quello di Leticia e Manaus) mi fanno optare per un “piano B” simile a quello che a suo tempo (2007) avevo scelto per Manaus, e cioè visita ad alcune aziende private e parchi nelle vicinanze della città, con tanto di animali della foresta (in gabbia), indios falsi come gli smeraldi che cercano di vendere nel centro di Bogotà, giretto in canoa e sole in testa! Però ne valeva la pena, e il tutto in una escursione di mezza giornata e per molti meno dollari.
Per la giungla invece rinvio ad un’altra volta. A parer mio infatti bisogna considerare di fare escursioni più lunghe di quelle standard da 2 o 3 giorni, perché così si riesce ad addentrarsi di più nella foresta, e magari andarci con una guida privata, anziché con le agenzie (nell’Amazzonia del Venezuela, nel 2004, avevo fatto così). Cosa questa sconsigliata dalle guide di viaggio, per il rischio-truffa e rischio-sicurezza (e infatti in Venezuela ci stavo lasciando le penne!), ma sicuramente più autentiche di quelle dei tour operator locali.
E, in tutta l’Amazzonia, preferire Leticia (Colombia) o Puerto Ayacucho (Venezuela), molto meno battute dai turisti, a Manaus (Brasile) e Iquitos (Perù). Anche dell’Amazzonia boliviana ho sentito parlare bene, proprio perché ancora non troppo turistica.
Nella visita al (finto) villaggio indio, una ragazza mezza nuda …. continua a leggere qui >>
Feb212009 (Qualche giorno di pausa qui a Boa Vista (Brasile), prima di tuffarmi nella bolgia del carnevale di Rio, mi permette di scrivere qualcosa sulla parte amazzonica del mio viaggio, a “cavallo” fra Colombia, Perù e Brasile.
Il resto dei racconti – da Nicaragua a Brasile – al mio rientro in Italia. Rientro che ora è già fissato…. 🙁 9 marzo, ore 1 di notte, poche ore prima di… andare al lavoro!)
Amazzonia 1: Leticia (Colombia)
Dopo oltre due mesi nell’allegra Colombia (ma come, non è quel paese dove sequestrano, sparano, producono cocaina, lanciano bombe, etc etc, insomma uno dei più pericolosi al mondo? Ma no, questo è solo quello che i media riportano della Colombia, ma c’è tanto di più…) di cui un mese nella fredda Bogotà (10-15° C.), un volo interno mi scarica nella caldo-umida Leticia, capoluogo della più grande ma meno popolata provincia colombiana, l’Amazonas. Proprio per essere la meno popolata e la più difficilmente penetrabile (a Leticia ci si arriva solo in aereo o con un lungo e alquanto avventuroso viaggio in bus più barca – niente strade), è anche una delle province più “infestate” da guerriglieri, narcotrafficanti e paramilitari. Anche nella piccola e apparentemente tranquilla cittadina di Leticia, un medico colombiano conosciuto in barca (ex-sequestrato dalle FARC e ora fuggito in Uruguay) mi dice che si trovano almeno 12-15 “punti di comando” (non ricordo la definizione esatta) delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia, ossia la cosiddetta “guerriglia”). E, come se non bastasse, Leticia è anche un attivissimo centro di traffico di cocaina, perché si trova in una triplice frontiera con Brasile e Perù.
Però, di tutti questi loschi affari, lo straniero che arriva qui non vede proprio nulla (per fortuna!). Il lato piacevole, invece, di questa triplice frontiera è che …. continua a leggere qui >>
Gen112009 L’altro giorno mi è arrivata una e-mail dove, fra le altre cose, c’era scritto:
– “Beato te che hai i soldi per viaggiare….etc”.
E discorsi del genere ne ho sentito tanti da quando ho iniziato a fare viaggi lunghi. Anzi, anche da prima, con i viaggi di solo un mese.
Rispondo partendo dal mio pranzo di oggi, qui a Cali, terza città (per dimensioni) della Colombia.
Menù:
- zuppa calda con pollo, patate, pannocchia di mais, verdure varie, spezie;
- seconda portata: riso bianco, fagioli, carne (a scelta fra pollo, bovino o maiale), insalata verde, banana fritta;
- bevanda: aguapanela fresca (bevanda ricavata da un prodotto della canna da zucchero, ha il sapore di un tè dolciastro);
- due caramelle in regalo.
Pasto consumato in un ristorante sulla Avenida 6^, la via più centrale di Cali, centro anche della vita notturna con tante discoteche di salsa vicine.
Pasto servito al tavolino da gentili camerieri, in una fresca terrazza con tante palme intorno.
Costo del pasto, tutto compreso: …. continua a leggere qui >>
Dic252008 Si, ancora una volta ho sospeso il blog. In questo viaggio sto dedicando più tempo proprio al viaggio (piccolo gioco di parole) che al sito e ai racconti, pur se sempre prendo appunti e quindi un giorno, spero non troppo lontano, pubblicherò tutto, testi e foto.
In particolare da quando sono arrivato in sud America, proprio come prevedevo, il tempo non mi basta più, ci sono sempre tante cose nuove da fare. Qui in Colombia ho trovato della gente fantastica, con sempre tanta energia e voglia di fare tanto, oltre naturalmente, come è prassi latina, fare feste.
Dopo un mese a Cuba, due mesi in Nicaragua, 15 gg in Costarica e pochi meno a Panama, sono da un mese esatto in Colombia, e probabilmente ci resterò un altro mesetto. A Bogotà mi son volate via 3 settimane, insieme ad una allegra comunità di giovani (couchsurfing) che ogni sera organizzava qualche evento interessante e/o divertente (serate di beneficenza per i tanti “barboni” della cittá, film d’autore, lunghe nottate in discoteca, qualche bel concerto di salsa e rock, etc.) il tutto in salsa latina (estrema amichevolezza e cordialità delle persone, niente tristezze, tanta improvvisazione). Fino al grande raduno nazionale dello scorso fine settimana al Parque Tayrona, con una sessantina di colombiani/e provenienti da ogni parte del paese, più una manciata di turisti stranieri (anche… un italiano! 😉 ).
Ora dopo il caldo umano di Bogotà, ma anche il suo freddo meteorologico (5-10° C), passo qualche giorno su un caldo paesino nel Mar Dei Caraibi colombiano fino alla notte di Natale, per poi spostarmi il 25 a Cali dove proprio il giorno di Natale inizia la mitica Feria De Cali, un importante festival internazione di salsa, con i migliori gruppi musicali salseri colombiani e dei paesi vicini. 7 giorni di musica (salsa) e balli (salsa), che sto aspettando impazientemente da quando sono qui, fino al capodanno.
E dal 2 gennaio Pasto, vicino al confine con l’Ecuador, con il suo bizzarro “Carnaval de Blancos y Negros” (dove vengono colorate di nero le facce dei visitanti, proprio come ad Ovodda in Sardegna), poi i villaggi indios vicini, poi forse di nuovo mare, poi il ritorno a Bogotà per la “despedida” (festa di addio) con gli amici di Bogotà, poi… poi… il tempo non basta mai!
Una recente pubblicità del Ministero del Turismo colombiano, intenta a promuovere e a migliorare l’immagine del paese all’estero, recita:”L’unico rischio che si corre quando si viene in Colombia, è di non volersene più andare via!”.
E come non dargli ragione! 🙂
Bene, dopo tutte queste chiacchiere, è giunto il momento di augurare a chi ancora legge ciò che non sto più scrivendo….
BUON NATALE, BUONE FESTE e FELICE ANNO NUOVO a tutti!
Con l’augurio naturalmente, per il nuovo anno, di cercare di viaggiare (almeno un po’) nel mondo.
Si impara veramente tanto della vita.
Ciao! 😐
.
.
Nov222008 Nel volo fra Cuba e il Nicaragua, ho una sosta per cambio aereo a San Josè, in Costarica. Qui ho il tempo per un pranzo, e mi reco nel luogo più economico dell’aeroporto (tutto caro qui, prezzi “europei”!), il fast-food. E qui non posso non rimanere quasi sbalordito!
Nulla di speciale, ci fossi passato in un altro momento non avrei notato nulla, ma dopo una permanenza in un paese come Cuba tante cose cambiano, anche la percezione della normale quotidianità. Ordino infatti un panino, delle patatine e una bibita, e il tutto mi viene servito in un vassoio di plastica (riciclabile) con un sopravassoio di carta (usa e getta), bicchiere di plastica (usa e getta), un mazzo di tovaglioli, buste, cannucce, bustine di salse, scatola di plastica del panino, posate di plastica. Insomma, con un solo mini-pasto produco una grande quantità di rifiuti. Io come le centinaia di persone che ogni giorno passano qui (discorso valido anche per l’Italia).
E poi sono circondato al 90% di americani, molti di loro obesi, che contribuiscono ad aumentare la percezione di opulenza e spreco di questo luogo (a parte il fatto che i loro governi sono una delle cause della rovina di Cuba).
Insomma, mangio ma non mi godo il pasto. Rimpiango già quei bicchieri improvvisati o la grande penuria di plastica di Cuba, pur se mi trovo più fra i miei “simili” ora che prima.
Però dopo pranzo, aspettando il volo successivo, mi “ciuccio” almeno 6 ore di internet gratis, veloce e Wi-Fi, dopo oltre un mese di quello lentissimo, caro e su pc locali che c’era a Cuba. E allora l’aeroporto di San Josè, Costarica, riacquista punti! 🙂
Le stesse sensazioni del fast-food costaricense le provo i primi giorni a Managua, Nicaragua. Il bagno dell’hotel con l’acqua diretta anziché la cisterna, la doccia con acqua abbondante e a pressione, i negozi per strada e i grandi centri commerciali stracarichi di merce da vendere e con vetrine scintillanti. E tutto questo pur se il Nicaragua è uno dei paesi più poveri dell’America Latina .
Ma c’è anche il risvolto della medaglia…
Pur se centrale, il quartiere dove alloggio è molto pericoloso …. continua a leggere qui >>
|
|