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Dic162009 Quest’anno, per vari motivi, ho tralasciato l’aggiornamento del blog. Gli ultimi post che avevo scritto riguardavano il Nicaragua, dove mi trovavo 1 anno fa. Poi, dopo il rientro da quel viaggio (all’inizio di marzo di quest’anno), son seguiti 4 mesi di lavoro intenso (ok, intervallati da un mesetto di ferie… he he, lo dico sempre, lavorare fa male alla salute :-)), e poi dai primi di luglio sono ripartito per il mio ormai consueto viaggio di 8 mesi. Destinazione attuale: Colombia (e precisamente Cali, una delle tappe più piacevoli del viaggio precedente) per quasi tutti gli 8 mesi. Più giretti nei dintorni, ma senza spostarsi troppo come in passato.
Perché? Cosa cambia ora? Come si può passare dallo stare in giro da una parte all’altra del mondo, e ora rimanere fisso in un luogo (comunque all’estero)?
La risposta è semplice, anche se forse potrebbe non sembrarlo. Provo a dare qualche numero giusto per documentare la mia spiegazione.
Poco prima di partire per l’attuale viaggio ho fatto due calcoli e ho così scoperto che …. continua a leggere qui >>
Giu112007 Dopo aver quasi chiuso il capitolo Brasile, avanzano nella mia agenda tanti appunti che non son riuscito ad inserire nei vari racconti. Tanti “ritagli” di vita brasiliana che, dopo essere rimasti chiusi per mesi nel diario, reclamano ora un po’ di popolarità e quindi un posto nel web.
Bene, li accontento subito riportandoli qui sotto. Cari ritagli miei, eccovi accontentati.
SOMMARIO RITAGLI
- Bianco e nero, alla ricerca del diverso
- Camminare per strada in Brasile
- Il viaggio musicale
- La quiete pubblica
- La festa
- Il (misero) business delle lattine
- Le treccine
- L’ignoranza
- Il lavoro
- Le informazioni
- Ordine femminile
- La cronaca nera
- Le chiese
- I centri commerciali
- I succhi
1. Bianco e nero, alla ricerca del diverso
Ai brasiliani piacciono le bianche, alle bianche straniere piacciono i brasiliani neri, ma alle brasiliane bianche non piacciono i neri. Ci uscirebbe una formula con questi concetti.
Per un brasiliano, quando la donna ha la pelle bianca e magari i capelli biondi e gli occhi chiari è già bella anche se magari bella non è. Se poi ha qualche chilo in più (anche 10-15 kg in più) è ancora più bella.
Donne italiane, se volete fare stragi di cuori in Brasile ricordate questi 4 punti: pelle chiara (non abbronzatevi troppo), capelli chiari (anche tinti vanno bene), occhi chiari e kg in più. Più di questi punti avete e più successo avrete, anche se non siete belle.
E la donna bianca che gusti ha?
La gringa (turista) bianca adora i neri. Più son neri e più piacciono. I mulatti già perdono un po’ di punti. Ad Arraial, meta molto frequentata dai turisti, i neri locali avevano tutti la loro bianca gringa al fianco.
C’è però una variante alla regola: alla brasiliana bianca non piacciono per niente i neri.
Nell’ostello di Arraial un giorno un brasiliano nero si mise insieme ad una brasiliana carina. Il giorno dopo la lasciò perché si mise insieme ad una ragazza inglese, bionda con occhi azzurri e decisamente soprappeso. Ma diciamo pure che era un vero “cesso”. Solo che aveva la pelle bianchissima, e quindi più punti rispetto alla brasiliana, carina ma mulatta.
De gustibus.
2. Camminare per strada in Brasile
Se già spesso inciampo camminando sopra un liscio pavimento di marmo, nei primi giorni in Brasile ero un vero disastro, inciampi continui. Questo perché i marciapiedi, quando ci sono, sono delle vere e proprie trappole: tombini aperti, buchi vari, gradini improvvisi, paletti segati a 10 cm da terra, fili bassi tesi, scale con un solo gradino diverso da tutti gli altri e così via.
Se si vuole salvare le proprie gambe, bisogna SEMPRE guardare dove si mettono i piedi. Ogni volta che non lo si fa l’inciampo è sicuro. Oppure si cammina nell’asfalto, molto più regolare dei marciapiedi.
3. Il viaggio musicale
I primi 6 mesi del giro del mondo sono stati, anche, un viaggio musicale fra i diversi ritmi e melodie della musica latina. Dalle struggenti note del tango a Buenos Aires allo scatenato samba di Rio, dall’energico axè di Bahia al rilassante reggae di Sao Luis, dal forrò e seresta del Maranhao all’allegra brega del Parà, per finire con la salsa e reggaetton del Venezuela. Ogni stato/regione con la sua musica specifica e diversa, così come l’aspetto e il carattere della sua gente. Una tale diversità musicale non si riscontra, credo, in nessun altro continente, così come da nessun altra parte la musica fa così parte integrante della vita di ogni giorno, ascoltata in ogni ambiente e momento della giornata (casa, lavoro, bar, strada, negozi, autobus o auto, etc.). E questo in misura sempre maggiore man mano che ci si avvicina all’equatore.
Un esempio limite è costituito dagli autobus cittadini venezuelani, soprattutto quelli delle località vicine ai Carabi che, a fianco all’autista, avevano quasi sempre una grande cassa di altoparlanti che emetteva musica ad altissimo volume. Salsa, merengue o reggaetton.
Ora vi lascio alcuni esempi di musica brasiliana, così se andate in questo paese sapete riconoscere i vari stili musicali.
(Per scaricare, come sempre, click con il tasto destro del mouse e poi “salva oggetto con nome…”)
Samba Enredo
Samba Pagode
Axè
Forrò
4. La quiete pubblica
Strettamente correlata al tema musicale è l’assenza di quella che da noi viene chiamata “quiete pubblica”. Qui in Sud America non esiste affatto!
Discoteche con porte e finestre sempre aperte anche a notte fonda e al centro di una città, musica dal vivo spesso all’esterno dei locali (dentro c’è caldo), auto con altoparlanti che occupano tutto il cofano posteriore e che emettono musica a volume altissimo, sono questi gli esempi più evidenti.
Ricordo a Sao Luis che, nella discoteca che c’era al centro, il volume della musica in strada era identico a quello dentro il locale, anzi la musica veniva diffusa apposta fuori per richiamare le persone. E fino alle 4 del mattino! Tant’è che chi non aveva soldi per entrare si piazzava fuori dalla discoteca e si divertiva lo stesso. Allo stesso modo può capitare che il sabato il vicino di casa organizzi una festicciola nel cortile con musica alta tutta la notte. Qui viene tollerato perché non è indice di maleducazione (come da noi). Semplicemente la “quiete pubblica” non esiste e quindi il problema neanche si pone.
Se penso che nella mia città un pensionato è riuscito a far vietare la musica nei bar del centro, d’estate, con querele e processi lunghi un paio d’anni, perché aveva una finestra che dava nel corso centrale. Sarebbero bastati due tappi di cera da 20 centesimi! Con i soldi che ha ottenuto spero si compri un bel viaggio un una località qualsiasi dei Carabi, così scopre veramente com’è la musica a volume alto.
5. La festa
Qui in Sudamerica “festa” (in portoghese) e “fiesta” (in spagnolo) non son la semplice traduzione della analoga parola italiana, ma molto di più. Per festa si intende uscire, incontrare gli amici, andare a sentire musica, a ballare in discoteca o anche solo nella piazza più vicina con l’autoradio a tutto volume e il cofano aperto, mangiare insieme, bere, corteggiare o farsi corteggiare, non pensare ad altro se non a passare una allegra serata. Non c’è spazio per i problemi durante la “fiesta”. A quelli si penserà il giorno dopo.
E durante la festa non ci si litiga.
A Rio in più di un mese e in tante feste in cui son stato non ho mai visto, mai, una sola rissa. Di ciò ricordo si meravigliò anche una ragazza scozzese che c’era in ostello, la quale mi disse che in Scozia, verso fine serata quando l’alcool bevuto inizia ad essere tanto, le risse sono una costante di ogni festa. E anche in Italia se ne vedono quasi in ogni discoteca (discoteche di musica latina escluse! : – )). Unica eccezione sudamericana è stata Salvador, dove durante la grande festa di carnevale le risse erano abbondanti. Ma questa è l’eccezione che conferma la regola, dovuta al temperamento particolarmente vivace dei bahiani.
…. continua fra 2 giorni.
Mag12007 Ecco le foto di Salvador.
Sulla grande baraonda del carnevale ce ne sono pochissime perchè era troppo rischioso uscire la notte con la macchina fotografica. Solo l’ultimo giorno (martedì “grasso”) son riuscito a scattarne un po’ di pomeriggio, all’inizio dell’ultima sfilata.
Ciao!
FOTO SALVADOR
Prossime puntate:
(PERITORO’) Il profondo Maranhao (+ foto) – Esce il 3 maggio, h. 12.00!
(SAO LUIS/1) La città
(SAO LUIS/2) Il maltese e la filosofia latino-americana
(SAO LUIS/3) Le foto
(BOM JARDIM) Nel convento delle suore (+ foto)
(ALGODOAL – BELEM)
(RIO DELLE AMAZZONI) 7 giorni in traghetto: il motore rotto, l’incagliamento, Nazarè.
(MANAUS) …
Apr262007 A Rio De Janeiro e Salvador si tengono le due manifestazioni carnevalesche più famose del mondo. Ma mentre a Rio il carnevale è da “vedere”, cioè si assiste, nel Sambodromo (uno stadio non ovale ma in lungo, dove sfila il corteo), ad una enorme, spettacolare, meravigliosa sfilata di carri e maschere, a Salvador si partecipa al carnevale, ballando in strada. Anche se ho saputo che da alcuni anni a Rio stanno rimediando a questa mancanza istituendo nelle due spiagge principali, la settimana di carnevale, tante feste con balli.
Qui a Salvador le parole chiave del carnevale sono: “blocos”, “trio eletrico” e “camarote”. I “blocos” (24 quelli ufficiali, più alcuni più piccoli indipendenti) sono grandi gruppi di persone (di solito alcune centinaia ma talvolta fino a 3000) che, delimitati da una grossa corda sostenuta dai “cordeiros” (persone che controllano che nessun altro entri dentro e che tutto fili liscio), sfilano cantando e ballando nei tre circuiti cittadini del carnevale, due dei quali (i maggiori, Barra e Campo Grande, lunghi 4 e 6 km), molto distanti fra loro. Al centro dei blocos ci sono da 1 a 3 enormi camion che avanzano lentamente, pieni zeppi di grandi altoparlanti che sparano musica ad altissimo volume, suonata dal vivo dagli artisti che stanno in cima al camion. A chi è dentro il bloco viene fornito cibo e bevande a volontà durante le 5-8 ore della sfilata del bloco (la sfilata complessiva di tutti i blocos invece dura più di 12 ore ogni notte).
Una soluzione più comoda è quella dei “camarote”, grandi locali riservati, ubicati nei punti con vista migliore del circuito, dove anche qui si balla, mangia e beve ma dove ci si può anche sedere. Quando passa un bloco, la musica interna del camarote si spegne e tutti si affacciano per vedere il bloco. Poi di nuovo musica con deejay.
Ma… in tutta questa grandiosa organizzazione c’è un problema: i costi. Per poter partecipare ad un movimentato bloco o al più comodo camarote bisogna acquistare una maglietta (che costituisce il biglietto d’ingresso) che costa da 250 R$ (90 €) a 2000 R$ (750 €)! E vale un giorno solo. E allora?
E allora c’è una terza possibilità per partecipare, che è poi la più gettonata e che anche io ho scelto, alla quale i fantasiosi brasiliani hanno dato il simpatico nome di “pipoca” (“pipoca” in portoghese significa “popcorn”). Si va in strada, “aggratis”, e si partecipa al carnevale unendosi (fuori dalla corda) ai vari blocos che passano, anziché seguire un solo bloco come fa chi compra la maglietta. Un po’ qui, un po’ lì, saltando da una parte all’altra. Come i popcorn! 😀
Infine, oltre ai due grandi circuiti dove sfilavano i blocos, nel centrale “pelourigno” c’erano tutto il giorno gruppi musicali (sempre a base di percussioni) che andavano su e giù nelle strette viuzze, concerti, qualsiasi cosa riproducesse musica. Un’altra grande differenza con il carnevale di Rio è infatti che mentre in quest’ultima città sono più importanti i costumi, ricchi e coloratissimi, qui a Salvador è più importante la musica, e i costumi sono quasi sempre poco appariscenti.
Vita da Pipoca
Ma la vita da pipoca non è semplice ed ha alcune controindicazioni: è molto più pericolosa!
Io e i simpatici amici giapponesi ce ne siamo accorti proprio la prima notte del carnevale, quando …. continua a leggere qui >>
Mar292007 Dalla notte della pioggia si stringe fra me, Alvaro e David uno stretto legame di amicizia. Andiamo da ogni parte sempre insieme.
Da ricordare l’escursione a Recife De Fora, una barriera corallina vicina. Ci si arriva in barca e, nonostante l’acqua a tratti torbida, si possono ammirare tantissimi pesci colorati tropicali. Gli avvistamenti più numerosi sono stati quelli degli enormi pesci-pappagallo, blu/azzurri, e dei piedi dei turisti vicini, rosa pallido. Infatti la barriera visitabile non era grandissima, e i 4-5 traghetti arrivati insieme a noi hanno scaricato in acqua centinaia di persone.
Quel giorno però siamo dovuti scappare da Arraial perché in alcune spiagge si presentò un fenomeno a me sconosciuto fin’ora: la marea rossa. Si tratta di una piccola alga galleggiante, di colore rossiccio, che in grandi banchi ogni tanto raggiunge la costa e la cui formazione è causata dall’inquinamento marino. Si trova soprattutto nelle coste sudamericane di Brasile e Cile. E’ tossica, ma solo se ingerita in forti concentrazioni tramite frutti di mare crudi. Questo in teoria (informazioni cercate la sera su internet, quando però era già tardi!). Infatti il giorno dell’arrivo della marea rossa ci sono finito proprio in mezzo durante una lunga nuotata. E gli altri pure. Conseguenze: per me leggere, solo spossatezza e leggero dolore di ossa come quando si ha la febbre, David invece aveva un po’ di febbre e due ragazze cilene mal di stomaco tutta la notte. Bè, ora almeno abbiamo imparato a riconoscerla. Ricordate: marea vermelha.
I giorni passano, le abbondanti feste delle notti pure, altre persone arrivano, qualcuno è partito e io sono sempre qui. Ormai sono quello che c’è da più tempo nell’ostello di Arraial, ma ogni giorno si conoscono persone nuove e, contando anche i “vecchi”amici ancora tutti presenti, partire diventa sempre più difficile. Ma il carnevale ormai è alle porte e non aspetta me, e devo spostarmi più a nord, verso Salvador, con una tappa di alcuni giorni ad Itacaré, altra località simile ad Arraial. E quindi un bel giorno mi decido e dico a tutti: domani parto! Naturalmente non ci crede nessuno, l’ho già detto tante volte, ma questa volta provo a partire veramente. Saluto tutti, inevitabile notte di bagordi la sera prima per la mia “despedida” (saluto d’addio – a dire il vero notte uguale a tutte le precedenti! 😉 ) e, quando manca poco alla partenza del bus, Alvaro e David mi ricordano che dobbiamo scambiarci tutte le foto fatte. E fra scaricare, copiare e masterizzare 2 cd passa un’ora abbondante, e con essa perdo anche l’unico bus per Itacarè. Quando arrivo alla stazione e lo scopro non so se essere più dispiaciuto o contento, tuttavia c’è ancora un’altra possibilità (cambiando tre bus) per partire. Che però questa volta non perdo.
Mentre mi allontano con il bus mi incollo al finestrino com’è mio solito, ma questa volta non riesco a vedere niente fuori. Le sole immagini che mi passano davanti agli occhi sono quelle di queste due settimane passate ad Arraial che mi sembrano lunghe una vita, e delle persone conosciute. Bellissimi ricordi di giornate e notti passate insieme e, anche qui come sempre, persone che per la maggior parte mai più rivedrò. E, come quando lasciai Rio, anche questa volta le lacrime scendono.
Addio amici miei!
Amici ostello Arraial D'Ajuda
I PERSONAGGI
- David, lo svizzero/spagnolo che ha appena iniziato il suo secondo anno di viaggio; in 3 anni deve risalire tutto il Sudamerica, da Usuhaia al Messico e ritorno (nell’altra costa), tutto in… bicicletta!
- Alvaro, argentino, nelle sue vacanze estive;
- Cristian, l’esuberante argentino sempre in movimento, che un giorno nel tentativo di imitare un brasiliano che faceva le capriole in aria si spiaccica la faccia sul bagnasciuga della spiaggia; rimarrà poi tre giorni con la faccia pesta!
- Paolo, il carioca che ogni giorno iniziava con i suoi intrugli (cocktail superalcolici) dalle 3 del pomeriggio per arrivare la sera alle 8 che era già colmo di alcool e andava a dormire quando noi tutti uscivamo;
- Giuliana, la brasiliana/giapponese e Irene e Nena, di Curitiba;
- i 3 simpatici “paulisti” (di S. Paolo) e i loro giochi di carte alcolici (“ciancio”, un gioco con tante penitenze, durante il quale mi è toccato baciare il simpatico coniglio domestico dell’ostello – da quel giorno lo chiamavo sempre “mi amor” – e “sueco”, un altro gioco sempre con tante penitenze ma questa volta solo alcoliche);
- e poi le due argentine, i tantissimi cileni, gli inglesi, gli immancabili israeliani, le cameriere dell’ostello, la guardia notturna, la mezzo pazza signora di Brasilia, …
ITACARE’
Ci capito nel momento sbagliato e non faccio in tempo ad apprezzarla. Ci rimango solo due giorni, in cui in uno piove e nell’altro finisco nella spiaggia peggiore, per cui rifaccio lo zaino e riparto per… Arraial!!!
Eh eh, perché no, se ci stavo così bene? Ho giusto due giorni di tempo prima di carnevale e mi rifaccio così 7 ore di bus per passare altri due giorni fra persone care.
SAUDADE* !
* (Si legge “saudagi”). Parola brasiliana dal significato profondo non facilmente traducibile, che è una via di mezzo fra “nostalgia” e “sentire la mancanza di”.
Ps: fra altri 2 giorni tutte le foto di Arraial D’Ajuda!
Mar272007 INTRODUZIONE
Il viaggio non è una vacanza. Per vacanza normalmente si intende un periodo di riposo o di svago, molto spesso associato al mare o alla montagna. Il viaggio è molto di più di una vacanza. E, al contrario della vacanza, non sempre ci si riposa.
Bisogna tenere sempre attivi i cinque sensi (e spesso serve anche il sesto) per cercare di percepire tutto il percepibile e capire un luogo e la sua gente più di quanto un semplice “scatta e riparti” ci possa lasciare. Poi ci sono lunghe camminate da fare con lo zaino in spalla, sotto il sole cocente dei tropici, o faticose escursioni in foreste dall’altissima umidità e con miliardi di zanzare (maledette, perché non vi estinguete??). Pure qualche timore ogni tanto si avverte, rientrando la notte a “casa” (ostello) nelle malfamate metropoli sudamericane. E che dire poi delle lunghe ore passate, a volte, immersi nella fresca piscina dell’ostello mentre fuori impazza il caldo? 😀 I lati positivi naturalmente sono molti di più e sono quelli che descrivo nelle pagine di questo blog. Ma nulla vieta che all’interno di un viaggio non si possa anche fare una vacanza. Magari in un paesino di mare carino, con belle spiagge e senza la violenza delle città.
E così, dopo il mese “cittadino” a Rio De Janeiro e la breve parentesi montana ad Ouro Preto, decido di andare… in vacanza al mare! Arraial D’Ajuda, arrivo!
ARRAIAL D’AJUDA
Si arriva in autobus fino a Porto Seguro, si prende un traghetto per cinque minuti, poi un altro mini-bus e si arriva in questa piccola località di mare. Villaggio carino, centro super-fighetto (e quindi pieno di turisti italiani, che adorano i posti fighetti) con boutique e ristorantini molto curati, e zona al di fuori del centro più “brasiliana”, dove c’è anche l’unico ostello di Arraial e in cui mi ci infilo di corsa.
La spiaggia come al solito non è granché (ma, come ho scritto altre volte, essendo sardo ho il palato difficile) ma è molto lunga (diversi km) e per un bel tratto provvista di tanti piccoli bar-ristorante, ognuno con una musica diversa che spara a volume alto sulla spiaggia. Basta consumare una bevanda qualsiasi e si ha diritto a sedia, tavolo, ombrellone e sdraio, per cui semplicemente in base alla musica gradita scelgo ogni giorno dove rosolarmi al sole.
Passano così 4-5 giorni tranquilli e decido di spostarmi nella vicina Trancoso, dove il fine settimana c’è un importante festa che si svolge una volta al mese, quando c’è la luna piena. Preparo lo zaino, mi avvio alla reception dell’ostello per pagare ma, pochi metri prima, incontro Alvaro, argentino arrivato la sera prima in ostello, che mi propone di andare con lui e un gruppetto di brasiliane (anch’esse clienti dell’ostello) in una spiaggia vicina, sempre a Trancoso. Tempo due secondi e decido: ok, partirò domani. Quest’ultima frase la ripeterò in seguito tante altre volte, ma solo dopo altre due settimane riuscirò, a fatica, a lasciare Arraial.
PRAIA DO ESPELHO E LA NOTTE GOLIARDICA
Da quel giorno in poi infatti formiamo un gruppetto che ogni giorno si allarga sempre più. Io, Alvaro, David (svizzero) e le brasiliane del bianco sud passiamo le giornate insieme. Finché un giorno organizziamo una gita alla meravigliosa Praia Do Espelho, ad un’ora di mini-bus da qui. Ma, per movimentare un po’ di più la gita, all’ultimo momento invitiamo anche tre belle cilene arrivate da pochi giorni in ostello, che sembra non siano molto gradite alle brasiliane. E, siccome dobbiamo dividerci in due diversi bus, noi e le tre cilene andiamo in uno e le brasiliane nell’altro. Eh eh, da quel momento in poi scatterà una feroce (ma divertente) rivalità femminile!
All’arrivo ci dirigiamo verso il lato sinistro della spiaggia, all’ombra di alcune palme, e le brasiliane per ripicca vanno all’estremo opposto, a destra. All’ora di pranzo ci incontriamo a metà strada per un breve spuntino, poi loro si dirigono a sinistra e allora noi, continuando le “ostilità”, andiamo a destra. Ma oltre il promontorio a destra si apre un’altra grande spiaggia, bellissima e deserta.
Praia Do Espelho
Bisogna attraversare prima un fiume con l’acqua quasi fino al collo e poi… c’è un vero paradiso. Iniziamo a correre nel bagnasciuga fino in fondo, a fare capriole, a tuffarci in mare, poi nella sabbia, poi saliamo su una roccia dalla quale si vede tutta la costa e poi di nuovo in mare. Lo spettacolo della natura risveglia in noi gli istinti più infantili. Trovo una noce di cocco secca sulla spiaggia e la sua forma ovale mi ricorda una palla da rugby. Via, si disegna il campo e iniziamo a giocare a rugby (mai giocato in vita mia, non so nemmeno da dove si inizia). Dopo soli 2 minuti la partita si chiude 2-0 e con due infortuni in campo, uno per minuto. Qualche foto lì, in quel luogo fuori dal mondo, e iniziamo il lento rientro. Abbiamo appuntamento per le 17 ai bus con le brasiliane e manca poco. Ma, mentre camminiamo… incontriamo un bar sulla spiaggia con una piccola terrazza di canne proprio davanti al mare dove ci si può sdraiare… come non fermarsi?
E allora arriva il finale. Caipirinha al maracujà (un frutto tropicale) sdraiati con vista mare e tramonto in arrivo. Un’oretta così e si chiude la splendida giornata a Praia Do Espelho. Indimenticabile. Anche per Alvaro, l’unico dei tre che da alcuni giorni stava insieme ad una delle brasiliane, che dopo la giornata di Praia Do Espelho verrà immediatamente scaricato! Va bè, per una giornata così ne valeva la pena. 😀
Ma… non è ancora finita!
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BOLLINO ROSSO – ATTENZIONE: TESTO DISEDUCATIVO
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Rientriamo in ostello, doccia, spesa al vicino supermercato (coca-cola, rum, ghiaccio), prepariamo i drink e ci sdraiamo nelle amache della terrazza al primo piano, dalla quale si domina tutto il movimento dell’ostello. Passano le cilene …. continua a leggere qui >>
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