Amazzonia 3: Iquitos (Perù)
Città caldissima e umida come Leticia, sempre sul corso del Rio Delle Amazzoni, sempre ubicata nel bel mezzo della giungla, sempre isolata dal resto del mondo (no strade, si arriva e riparte solo via aerea o fluviale), ma molto più grande.
E, così come nella “collega” brasiliana Manaus, anche qui abbondano le agenzie che per circa 100 dollari al giorno offrono escursioni nella foresta “all-inclusive”, con vista degli animali della giungla chiusi in qualche recinto (quelli liberi è quasi impossibile vederli nel folto del bosco), camminate nella intricata foresta pluviale (molto interessante) e visita a qualche villaggio di indios (anche questi ormai “addestrati” ad appagare i turisti con finte danze tribali e con abiti tradizionali che indossano poco prima dell’arrivo dei turisti, per poi ricambiarsi e rimettersi la maglietta NIKE alla fine dei “safari”). Poi escursioni in canoa nei fiumi e vitto e alloggio in sufficientemente comodi lodge in mezzo alla foresta.
Per carità, sicuramente sono escursioni interessanti, direi indimenticabili ma, a parte il loro costo non basso, sia il fatto che ormai ho solo un paio di giorni da dedicare ad Iquitos e sia il clima (per me) altamente fastidioso di questa città (caldo-umido, uguale a quello di Leticia e Manaus) mi fanno optare per un “piano B” simile a quello che a suo tempo (2007) avevo scelto per Manaus, e cioè visita ad alcune aziende private e parchi nelle vicinanze della città, con tanto di animali della foresta (in gabbia), indios falsi come gli smeraldi che cercano di vendere nel centro di Bogotà, giretto in canoa e sole in testa! Però ne valeva la pena, e il tutto in una escursione di mezza giornata e per molti meno dollari.
Per la giungla invece rinvio ad un’altra volta. A parer mio infatti bisogna considerare di fare escursioni più lunghe di quelle standard da 2 o 3 giorni, perché così si riesce ad addentrarsi di più nella foresta, e magari andarci con una guida privata, anziché con le agenzie (nell’Amazzonia del Venezuela, nel 2004, avevo fatto così). Cosa questa sconsigliata dalle guide di viaggio, per il rischio-truffa e rischio-sicurezza (e infatti in Venezuela ci stavo lasciando le penne!), ma sicuramente più autentiche di quelle dei tour operator locali.
E, in tutta l’Amazzonia, preferire Leticia (Colombia) o Puerto Ayacucho (Venezuela), molto meno battute dai turisti, a Manaus (Brasile) e Iquitos (Perù). Anche dell’Amazzonia boliviana ho sentito parlare bene, proprio perché ancora non troppo turistica.
Nella visita al (finto) villaggio indio, una ragazza mezza nuda (le donne non usano reggiseno! :-P) mi racconta che l’anno scorso un italiano di Catania ha vissuto nel loro villaggio in mezzo alla giungla (quello vero!) per 2 mesi! Gulp! Questa si che dev’essere una esperienza formidabile! 2 mesi in questo caldo insopportabile, con milioni di zanzare e altri insetti, senza Tv (forse, non ne son tanto sicuro, le antenne paraboliche ogni tanto si intravedono anche in mezzo alla giungla), senza cellulare, internet, facebook, con donnine (anche carine) nude intorno e l’altissima percentuale di sieropositivi presente fra gli indios amazzonici (letto uno studio in proposito, su internet). Due mesi difficili, ma anche per questo unici, diversi dal solito.
Nella mia ricerca di cambiare tipo di viaggio (ne ho parlato in altri racconti, non ancora pubblicati però), può darsi che un giorno ci vada anche io….
Hanno dovuto insistere non poco per farmi mettere in testa quell’affare!!
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Belen, il mercato strano e il villaggio galleggiante
Ad Iquitos, merita senz’altro una visita il curioso mercato del quartiere periferico di Belen, una zona poverissima e anche poco sicura, a sentire i racconti della gente (e dei giornali).
Nel mercato ci sono le classiche bancarelle all’aperto con merce di ogni tipo, dai vestiti alle pentole, agli orologi cinesi, ai rubinetti, etc, per arrivare però alla zona alimentare dove si trovano alcuni cibi particolari, tipici solo dell’Amazzonia, così come nella zona della frutta e delle erbe medicinali.
E così si vedono tartarughe di terra già tagliate a pezzi, pronte da cucinare, un armadillo invece già cucinato, pezzi di coccodrillo (che poi ho assaggiato, questo sì, in ristorante, sia arrosto che in versione “ceviche”, cioè crudo con succo di limone e cipolla, tipo il nostro carpaccio), larve enormi arrosto o in salsa (insetto che vive nelle palme), pesci di forme e dimensioni varie. E poi erbe “magiche”, droghe (allucinogeni) naturali (Ayahuasca), scheletri e teschi di scimmie e caimani, pelli di giaguaro (in teoria proibite), sbronzi che dormono sui banconi in pieno giorno, avvoltoi che passeggiano in mezzo alla folla, etc. Insomma, un po’ di tutto.
A proposito di sbronzi, due li becco prima che, anche loro come è usanza locale, si addormentino sul bancone. Iniziano ad offrirmi liquori strani, alcolici, tipo il “21 raises” (21 radici), composto da chissà quali erbe della giungla + alcool + miele + peperoncino. Però è buono.
Uno dei due tizi (sono sulla sessantina) è figlio di padre italiano, emigrato dall’Italia e finito chissà come a Manaus, dove si sposò con una brasiliana e lui, il figlio, arrivò in Perù a lavorare. Da giovane lavorava nella giungla, come taglialegna. Una volta, mi racconta, ci è rimasto ben 2 anni senza mai rientrare in città. Solo foresta, e fiume. Gli faccio domande “pratiche” su quel tipo di vita, ma per lui tutto sembra naturale. Che tipo…. altro che Tarzan!
Devo dire che l’atmosfera di questa città immersa nella giungla, il clima caldo-afoso, questi cibi strani, la frutta esotica, gente particolare che si vede in giro, i vari indios che si incontrano per strada (alcuni in abiti occidentali ma altri con vestiti tradizionali) fanno venire la voglia di tuffarcisi a capofitto in questa benedetta (e mitica) foresta amazzonica! Ieri ho preso in mano un piccolo caimano, ho abbracciato un bradipo, ballato con due indie mezze nude, cenato con carne cruda di coccodrillo, bevuto un succo di un frutto tropicale dal nome irripetibile, e oggi sono qui in questo strano mercato. Si, bisogna proprio provare a cambiare.
Quando riesco a mollare i due simpatici sbronzoni, mi dirigo verso il vicino quartiere povero di Belen, con le baracche galleggianti, o meglio fluttuanti. Sono baracche di legno costruite sul fiume, senza fondamenta ma con dei grossi tronchi alla base (a volte grandi bidoni o cisterne) perché il fiume durante l’anno varia di livello di diversi metri, e in questo modo le case sono sempre al livello del fiume. Inutile dire che le baracche non hanno fogne, per cui tutto si scarica in questa laguna dalle acque inquinatissime, dove la sera la gente si lava e di giorno i bambini ci giocano. Fra le baracche ci si sposta in canoa, e anche io ci arrivo con una canoa a remi, in compagnia di… Marlon! E chi è Marlon?
Un anno fa mi scrisse una bella mail Valerio, un ragazzo che leggendo nel mio blog del viaggio in barca sul Rio Delle Amazzoni, si era appassionato al punto che aveva inserito quella tappa all’interno del suo viaggio in Sud America. Solo che anziché fare il Belem-Manaus che avevo fatto io, aveva fatto il tragitto opposto, Manaus-Iquitos (dove c’è il quartiere Belen dove sono ora… insomma, un Belen c’è sempre in mezzo! Ok, battuta fredda…. però in questo caldo afoso ci sta bene 😉 ). E proprio da quel suo racconto ho preso lo spunto, a mia volta, per venire qua ad Iquitos.
Nel suo racconto, Valerio mi parlò di un ragazzo che gli aveva fatto da guida, Marlon appunto, in gamba e molto umile (oltre che economico). Bene, ritrovarlo in una città di oltre 400.000 abitanti non era molto probabile ma, arrivato al momento in cui mi serviva una guida per scendere nel poco raccomandabile quartiere galleggiante, è spuntato fuori dal nulla. Marlon. Con il suo bel sorriso sdentato, mi ha accompagnato (per 20 soles, 5 euro) tutto il pomeriggio a Belen, girando con una canoa a remi noleggiata ad 1 euro, fra le baracche, i canali, a casa di suo padre, dei cugini, etc. Questa è la mail di Marlon, se andate ad Iquitos cercatelo, è affidabile.
Per concludere la breve visita ad Iquitos non poteva mancare…. un incontro galante! 🙂
L’ultima sera riesco a convincere la receptionist del mio hotel ad uscire insieme, nonostante la stanchezza dei suoi massacranti turni di lavoro da 12 ore. Passeggiata + cena + balli in discoteca + (non curiosate troppo, ora…).
Accidenti, domani devo assolutamente partire, questa volta non posso rinviare la partenza come faccio spesso. E ora non c’è più tempo…. GRUNT!
Bene, se un giorno tornerò ad Iquitos, sarà si per andare nella giungla, ma forse…. anche per altro!
😉
Viva l’Amazzonia!
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Bel racconto, io ci sono stato tante volte e tanto tempo ad Iquitos, Spesso non la sopportavo, il caldo umido ma sprattutto i mototaxisti che guidano come matti, Adesso mi manca un po’ e magari fra qualche anno ci ritorno. Molto bello anche il blog… ora continuo a leggere.
-> Gigi
Ciao Gigi, si devo dirti che il clado umido era la sola cosa che non sopportavo molto di quella interessante cittá.
Grazie del messaggio, ciao!
A me sembrano foto disgustose, ma contento tu…
Mamma mia!!!tropo bello mio Brasile!!!Grazie Caro.
Amei.Anche la mia amica Ely e della Amazonia.
Grazie Mille per la emozione.
-> Simona
Il tuo Brasile è meraviglioso!!
Grazie a te, ciao!