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Lug232008

“Ritagli” cinesi (parte I)

Come già accaduto per il Brasile, mi sono avanzati nell’agenda vari appunti su quel poco di Cina che ho visitato, “ritagli” di vita quotidiana cinese e di alcuni fatti curiosi.

Eccoli qui allora, divisi in due post.

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1) La “R”

Come ho scritto in questo link a proposito della complessità della lingua cinese, i cinesi avranno pure 56.000 caratteri diversi (e suoni), ma la “R” non ce l’hanno, e non riescono a pronunciarla neanche se si impegnano.
Come in sud America, anche in Asia il mio nome non è facile da pronunciare e ricordare. Ecco perché da noi, nei fumetti e nei film, quando c’è un personaggio cinese questo pronuncia una “L” al posto della “R” (per esempio “buonasela signole”). Perché anche nella realtà fanno così! 🙂

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2) Le partenze difficili

In Cina mi sta capitando qualcosa che prima d’ora mi era capitata solo in Brasile, dove addirittura era diventata una regola fissa: le partenze difficili! 🙂 . Ogni volta che decido di lasciare un luogo, puntualmente capita qualcosa che mi fa rimandare la partenza. Solo ad Hong Kong è capitato diverse volte (tanto che invece di una settimana ci son rimasto un mese) e ora qui a Wuzhou ogni sera che vado al mio solito pub conosco qualcuno che mi propone qualcosa da fare il giorno dopo, e così la partenza si rinvia continuamente. Finché prendo la decisione di partire il fine settimana, di domenica.
Sabato sera quindi saluto tutti al pub, ci scambiamo le mail, poi domenica pago l’hotel e mi resta ora solo da ritirare un po’ di roba dalla lavanderia, preparare lo zaino e partire. Lavanderia la cui ricerca, il giorno prima, ha costituito una delle “fatiche linguistiche” maggiori finora. Io infatti, per strada, provavo a fare domande ai passanti mimando il lavaggio della maglietta che avevo indosso, ma non tutti capivano. Alla fine ho superato l’ostacolo portandomi appresso la busta di una lavanderia di Hong Kong, dove c’era scritto “lavanderia” in cantonese (il cinese di Hong Kong).

Bene, vado a ritirare il mio bustone ma non è pronto, c’è da aspettare. Ok, tanto fretta non ne ho, come sempre partirò quando son pronto, senza orari.
I “lavandai” mi offrono gentilmente uno dei loro (tipici) mini-sgabelli e mi siedo ad aspettare.
Passa una ragazza cinese, mi vede e inizia a parlarmi in inglese, e dopo qualche discorso di circostanza mi invita ad andare a casa sua per pranzare insieme alla sua famiglia. E poi mi dice che mi farà conoscere sua sorella, che è una maestra di ballo e che è carina perché ha un bel corpo e il naso grande, non piccolino come il suo (questa del naso la spiego in un altro “ritaglio”).
Pranzo insieme ad una famiglia cinese? E come si fa a rifiutare un invito così allettante? Eccolo, puntuale come sempre, l’imprevisto. Partenza rinviata un’altra volta!
Con la spesa che facciamo al supermercato (in questi “inviti” a pranzo/cena, chissà perché, sia in Asia che in sud America poi il conto tocca a me pagarlo… ) riempiamo due bustoni che ci permetteranno di mangiare in quattro a pranzo e ne avanzerà abbastanza anche per la (loro) cena. Totale spesa: 7 euro. Dumpling (ravioli), pollo lesso, verdure cotte e uva, e da bere vino rosso cinese, alle rose, neanche tanto male (leggermente dolce).
A pranzo poi la sorella dal naso grande non è venuta, stava lavorando.

Conclusione: lo scopo di tutto il daffare di XYZ (nome irripetibile della ragazza) per invitarmi era dato dal fatto che voleva fare pratica di inglese. In Cina in pochissimi lo sanno parlare, ancora di meno lo parlano decentemente, e chi lo sa fare quindi ha più probabilità di avere successo nel lavoro e, quindi, guadagnare più soldi. Si torna sempre lì, il materialismo dei cinesi mi appare ogni giorno più evidente. Non me lo dice chiaramente, lo capisco mettendo insieme tanti particolari come per esempio il fatto che parlava continuamente (uff!…) e che mi ha detto che spesso invitava uno dei pochi occidentali presenti in città (un professore di inglese).
Si, alla fine è stata una giornata interessante e spesso piacevole, ma quando in serata mi è stato rinnovato l’invito ad andare anche a cena, ci ho rinunciato volentieri.
E domani si parte davvero (ok, forse!).  🙂

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Pranzo cinese

Il pranzo cinese

Famiglia cinese

La famiglia che mi ha invitato

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3) Gli sputi e i rutti

E’ proprio vero, i cinesi sputano dappertutto, continuamente: uomini, donne e bambini. Precedendo spesso lo sputo con una sonora “raschiata” di gola.
Si usa così, e quindi come usanza va accettata così com’è.

Altra usanza “curiosa”: si rutta sonoramente, e sempre tutti: uomini, donne e bambini.
🙂

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4) La Fiat Perla

Anche qui in Cina, così come in Brasile, vedo un modello di Fiat mai visto in Italia: la Fiat Perla.
Ha le dimensioni della Punto, e non è neanche malaccio. Perché da noi non esiste?
Bò…

(Continua…)

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1 comment to “Ritagli” cinesi (parte I)

  • Purtroppo quello degli scarracchi e’ uno schifo e bisogna conviverci… io vivo con 4 asiatici ed ogni mattina mi tocca sorbirmi i loro scarracchi e rumori sotto la doccia, e i risucchi mangiando i noodles, e il masticare a bocca aperta, parlando e sputacchiando… beh, sara’ anche parte della loro cultura, ma che schifo!!!

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