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Gen282008

SINGAPORE, la mecca del consumismo

Tappa di soli due giorni a Singapore, scalo tecnico obbligato nel mio biglietto RTW. Non c’erano voli diretti da Bali alla Cina, e ne approfitto così per una breve visita.

Singapore, piccola città-stato (4 milioni di abitanti), una delle 5 cosiddette “tigri asiatiche” per lo sviluppo della sua economia, è una delle poche città asiatiche veramente moderne che, per qualità dei servizi e costi medi della vita, si può paragonare ad Hong Kong, Giappone e Corea del Sud.
In giro per strada si vedono soprattutto facce cinesi e indiane, con una minoranza di occidentali (residenti). Molto comoda per spostarsi, perché tutto è a portata di mano e ben collegato da taxi (insolitamente economici per il tenore di vita locale) e da un’ottima metropolitana. Per esempio, l’aeroporto è a soli 20 minuti di taxi (3-5 euro) dal centro o 40 di metro (1 euro).

Ma una caratteristica la differenzia dai paesi sopra citati (ma anche da tutte le altre città in cui finora son stato), ed è quella che mi ha colpito di più: l’enorme quantità e concentrazione di centri commerciali. Nella centrale Orchid Road, durante una passeggiata pomeridiana, ne ho contati almeno 26 nella stessa via (tutti palazzi molto grandi, iper-moderni e a 4 o 5 piani), e nella cartina ho visto che in tutta la città ce n’erano circa 80!

L’hi-tech in particolare (macchine fotografiche digitali, computer portatili, tv al plasma, etc) prorompe da tante vetrine, ma anche alta moda e orologi son presenti dappertutto. E non pochi di questi enormi shopping-centre rimangono aperti 24 ore al giorno, tutti i giorni della settimana.

Ma chi compra tutta questa roba?

Chiedendo qui e là (il solito ficcanaso… 🙂 ) mi spiegano che, a parte i turisti di passaggio (come me, anzi non come me perché io qui non compro niente! 😉 ), a Singapore esiste un vero e proprio “Shopping-Tourism”, cioè in tanti vengono qui solo per comprare. Si tratta per lo più di persone ricche dei paesi poveri (non è un gioco di parole) vicini (per esempio Malesia e Indonesia) i quali nei loro paesi non trovano la stessa quantità e qualità di offerta. Mi capita spesso infatti di vedere donne islamiche (Malesia e Indonesia sono a stra-grande maggioranza musulmana) con il loro classico fazzoletto in testa, stracariche di eleganti bustoni.
E perché molti centri commerciali rimangono aperti anche la notte? Perché questi particolari turisti spendaccioni vengono qui solo per gli acquisti e quindi, visti gli alti costi di alloggi e ristoranti (rispetto ai loro paesi) cercano di sfruttare al massimo i pochi giorni di soggiorno passando tutto il loro tempo dentro questi templi del consumismo.
Fra i tanti tipi di turismo che esistono, questo ancora mi mancava da incontrare!

Da segnalare infine una bella serata di salsa passata all’Union Square, sotto il lussuoso Amara Hotel (in Asia pare che salsa e lusso siano spesso a stretto contatto). Qui con molto piacere ho iniziato a scoprire la socievolezza e cordialità dei salseri asiatici, un ambiente abbastanza diverso da quello delle nostre sale da ballo occidentali.

Quante cose abbiamo da imparare dall’Asia.

Ciao!

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Singapore

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