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Lug102007

QUEENSTOWN E LO SKYDIVING

Splendido paesino fra i monti con le cime innevate, un bellissimo lago con boschi di abete intorno, piste da sci vicine, ma soprattutto ricco di attività sportive di ogni tipo, e particolarmente di sport estremi. Ci son ben 3 bungee jumping (43, 47 e 134 metri di altezza) ai quali però, dopo sofferta riflessione, rinuncio, mentre decido di provarne un altro: lo skydiving (lancio col paracadute). Chi li ha provati tutti e due assicura che il bungee è più spaventoso, e questo mi tranquillizza.
Il lancio avviene, a scelta, da 9000 piedi (2750 metri, 30” di caduta libera), 12000 piedi (3650 metri, 45” di caduta libera) o 15000 piedi (4575 metri, 60” di caduta libera), non da soli ma in “tandem” con un istruttore, che si fissa dietro nella schiena. Io scelgo l’altezza intermedia, anche per i prezzi non bassi che hanno.

Arriva il giorno fatidico e, dopo un “briefing” (dove cioè ci spiegano tutto) di mezz’ora, compiliamo una dichiarazione di responsabilità dove, nelle prime righe, c’è scritto “….. lo skydiving è sicuro ma non del tutto, sono possibili lesioni personali e anche la morte… “. GULP!!!
Poi, con una dozzina di altri temerari, saliamo in un pulmino che ci porta in una campagna vicina, con un immenso prato con tante pecorelle, un lago vicino, i monti innevati, insomma uno scenario stupendo. Ci viene offerto un caffé caldo ma ci rinuncio decisamente. La tensione c’è già e non è il caso di aumentarla. Quando arriva il mio turno (per fortuna sono ultimo) entro in una sala dove mi fanno indossare tuta, imbragatura, cappuccio, occhiali e guanti. Poi saliamo su un piccolo aereo, 4 coppie più il pilota, tutti seduti e rannicchiati, stretti stretti. Davanti a me c’è un ragazzino inglese che è abbastanza teso, e scambiamo qualche parola giusto per sdrammatizzare. 5-10 minuti di volo e siamo a 12000 piedi, quasi 4000 mt. Si apre così il portellone e… via il primo tandem! L’aereo vira, fa un giro per ritornare sopra il campo base e…. via i secondi, poi i terzi e… ora tocca a me!

Mi avvicino al bordo dell’aereo e mi ci siedo, con le gambe che penzolano fuori. Questo era il momento che temevo di più, perché ricordo che nelle montagne russe o giochi simili la tensione maggiore si ha poco prima di scendere, mentre poi ci si diverte.
Invece mi sbagliavo!
Rimaniamo una decina di secondi in questa posizione, mentre Kevin (l’istruttore) aspetta il punto migliore per lanciarsi e io che cerco di non pensare a nulla, se no è peggio. Ma non c’è neanche molto tempo per pensare, poco dopo arriva la spinta di Kevin e…. giù!

1, 2, 3, 4 …. i primi secondi sono i più scioccanti. In quei pochi secondi passiamo dallo stare fermi ad una velocità di discesa di 200 km/h! Ed è proprio la forte accelerazione che allarma di più, si va sempre più veloce e sembra di…. precipitare nel vuoto. Mi viene in mente il classico pensiero dei momenti difficili: ma che ci faccio qui? Che ci faccio con le gambe per aria?
Poi, quando la velocità si stabilizza, inizio a guardarmi intorno. Kevin per distrarmi mi indica le varie bellezze del luogo da osservare, come Queenstown, il suo bel lago, il più lontano lago Wanaka (120 km), il monte Cook (il più alto della Nuova Zelanda), e poi ci sono le montagne bianche di neve, i prati sotto sempre con le pecorelle e, lontano e piccolo, il campo d’atterraggio. Ricordo anche che mentre si precipita si fa fatica a respirare, senza contare che l’aria è freddissima, forse sotto zero.

Quando stavo però iniziando a godermi il volo, arriva il secondo momento-shock: l’apertura del paracadute, dopo ben 45 secondi di caduta libera. Al contrario dell’inizio, ora c’è una decelerazione fortissima, si passa da 200 km/h a discesa lenta in pochi secondi. Il sangue e lo stomaco scendono fino ai mignoli dei piedi. Ma subito dopo arriva il momento del relax e di godersi quello spettacolo di panorama. Ho aspettato 5 giorni di poter fare lo skydiving, causa maltempo, ma oggi ho azzeccato una splendida giornata di sole, senza nuvole.

Un’ultima forte emozione c’è stata poco prima di atterrare, quando Kevin mi ha fatto provare i giri veloci, cioè il paracadute sta verso il centro e noi gli giravamo intorno, formando dei cerchi, e la forza centrifuga che si formava era fortissima. Ma è l’ultimo sussulto. Ormai vedo le pecore sotto sempre più vicine e grandi (quelle neozelandesi poi sono belle paffute) e poco dopo planiamo. Piedi in alto (io) all’inizio, e corsetta finale per non cadere.

E’ fatta! Un momento sicuramente indimenticabile per tutta la vita.
Seguono i complimenti e i saluti reciproci, e mi separo così dal mio “angelo custode” per quei 10 minuti nel cielo di Queenstown.

Skydiving Nuova Zelanda

Skydiving

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I Maori

A Queenstown è stato interessante anche assistere ad una rappresentazione di danze e rituali Maori, effettuata da 6 autentici Maori. Se a Rotorua l’avevo snobbata, ritenendola troppo turistica e falsa, devo dire che assistendovi mi son ricreduto. E’ stata preceduta da un’introduzione con notizie sulla loro storia, e poi ci son state le danze, più che altro danze di guerra perché molto aggressive. Per farvi un’idea, se un giorno in tv beccate un incontro di rugby in cui partecipa la nazionale neozelandese, osservate la danza che fanno prima dell’inizio. Io da quando una sera in un pub l’avevo vista in tv, ero rimasto molto incuriosito finché ho trovato a Queenstown questo centro Maori.
Una sera poi ho beccato un bar completamente di ghiaccio (tavoli, poltrone, bicchieri, arredi, etc). Dentro la temperatura era -5°, ma tutto sommato faceva poco più freddo di fuori, dove di notte c’erano 0° e di giorno 5°. Mi son dovuto comprare una grossa felpa di pile, da mettere sopra le magliettine che usavo in Brasile.

Maori

Maori

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Ultima notte in Nuova Zelanda

L’ultima notte sono uscito con i due amici dell’ostello, Benat (francese) e Denis (svizzero) per salutarci con qualche pintazza di birra (solo una perché siamo tutti spiantati). Si aggiunge l’inglese Ross e, dopo un po’, arriva anche un israeliano che, da buon israeliano, quando è con i suoi compatrioti non saluta e quasi neanche risponde alle domande che gli si fanno, oggi che è solo chissà perché è più socievole e gentile. Mi verrebbe di dirgli solo una cosa: ma và a cagare!
L’unica pinta che ci avevamo promesso diventano, come non era difficile immaginare, 2, 3, 4… Alla fine rientriamo molto tardi in ostello, con due ragazze conosciute in una paninoteca, e ci mettiamo ad ascoltare musica e bere vino in brick fino alle 5 e mezza del mattino. Poi io mollo tutti e vado a dormire, ho solo due ore prima della sveglia. Sveglia che naturalmente non sento! Mi alzo alle 9 (il bus per l’aeroporto era alle 9:05) e di corsissima riesco a prendere quello delle 9:20. Prima di uscire passo nella sala tv e li trovo ancora tutti lì, addormentati sparsi per la stanza, tv accesa, bicchieri vuoti.
Proprio l’ultima notte, alla fine, è stata la migliore a Queenstown.

E ora Australia!

Le foto di Queenstown.

FOTO Queenstown (47)

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