15900 km in autobus (e traghetto) da Buenos Aires fin su a Caracas. Tutto via terra e acqua, niente voli.
6 mesi esatti, più una proroga di una settimana, i tempi supplementari di una stagione che avrei voluto prolungare ancora un bel po’.
Prima di iniziare questo viaggio non mi aspettavo più di tanto da questo continente, in quanto ci son già stato diverse volte e quindi pensavo ormai non tanto ricco di novità. E invece mi son dovuto ricredere, e tanto pure!
Parlo principalmente del Brasile, paese in cui son rimasto ben 5 dei 6 mesi riservati al sud America. E la differenza rispetto alle altre due volte in cui ci son stato è dovuta principalmente ad un fattore: la conoscenza della lingua. Lo starci tanto tempo mi ha permesso di imparare il portoghese il tanto sufficiente per poter parlare anche a lungo con la gente, venendo in questo modo a conoscere la realtà del paese e il carattere della sua gente più di quanto una guida di viaggio mi abbia potuto illustrare.
Se non avessi conosciuto il portoghese non avrei potuto parlare con quel ragazzo che incontrai per strada a Salvador, che mi raccontò dei suoi due anni nella ricca Europa (Francia) e di come poi ci rinunciò per tornare in Brasile nel suo quartiere povero. La gente e la vita era troppo diversa per lui e mi spiegò cosa era diverso.
Non avrei neanche potuto parlare con i bambini dei due centri di accoglienza visitati, conoscere tante persone con cui uscire a Sao Luis, ascoltare la storia di Nazarè, capire le notizie dei quotidiani e tv, comprendere gli stati d’animo e il carattere dei tanti brasiliani conosciuti. Avrei fatto un viaggio simile ai tanti ragazzi anglosassoni incontrati, fatti di tante tappe ma brevi nelle località più belle (e turistiche), con pochi o nulla contatti con la popolazione locale. Per loro è impossibile imparare una lingua latina senza frequentare un corso di lingua, cosa che per noi italiani invece è fattibile, e quindi alla fine i commenti che sentivo da loro sul viaggio riguardavano solo la pericolosità di Rio o il bel sedere delle brasiliane, la precarietà dei servizi o la bellezza di alcune spiagge. Tutte verissime queste cose, ma il Brasile ha molto di più da offrire, se si vuole andare a guardare bene.
E una delle cose che più mi ha colpito è la grande gioia di vivere dei brasiliani. Sembra una cosa banale questa, a chi non piace vivere? Eppure in nessun altro continente ho riscontrato la stessa intensità e calore dei rapporti umani, sia fra grandi amici che fra perfetti sconosciuti, sia al posto di lavoro che in mezzo ad una festa. E allo stesso tempo la grande serenità che traspare dai loro volti, che si coglie non solo parlandoci ma anche osservando la gente che passa in strada, che si incontra negli autobus o che si ferma per chiedere un’informazione. E avere intorno a sé persone con l’espressione serena se non allegra, comunque sempre cordiale, costituisce una bella differenza rispetto alle persone/espressioni/umori che si incontrano e percepiscono nel nostro BelPaese. Così che anche senza far niente di particolare, spesso bastava una semplice passeggiata per strada, fra la gente, per passare ore piacevoli.
6 mesi di calda estate sono così finiti, e ora vado verso poco più di un mese d’inverno.
D’altro canto ora posso finalmente “abbassare la guardia”, vado in zone super-tranquille. Se è vero che nulla di particolare mi è capitato finora, è certo che in sud America bisogna sempre prestare particolare attenzione a tutto e non dimenticare mai le precauzioni di base.
6 mesi ricchi di emozioni, 6 mesi importanti, 6 mesi indimenticabili.
Grazie, sud America. Grazie, Brasile. Son sicuro che mi mancherete tanto.
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