Gli ultimi giorni a Sydney rivedono, finalmente, risplendere il sole. Ne approfitto per visitare la tanto famosa Bondi Beach, amata meta di surfisti anche in pieno inverno come ora (ci saranno una trentina di surfisti in acqua) e qualche altra zona della città, come la magnifica baia di Darling Harbour. E con un bel sole così non può mancare un’ultima passeggiata ai Botanic Gardens, troppo belli. Questa volta poi non c’è neanche una nuvola, sono immerso nel verde del parco e nell’azzurro del cielo, e il clima è tiepido. Mi siedo in una panchina e osservo gli altissimi grattacieli retrostanti che, al 95%, sono costituiti da uffici. E penso che dietro quelle scintillanti finestre ci saranno migliaia di persone sedute nelle scrivanie… E’ decisamente meglio stare da questa parte, nel parco! 😀
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Il giorno della partenza da Sydney lascio l’ostello alle 10, quindi ho ben 9 ore di tempo libere prima del bus delle 19 che mi porterà a Melbourne. Me la prendo quindi con calma, molta calma, tranne però gli ultimi minuti e gli ultimi 100 metri in particolare, che dedico a migliorare uno dei miei sport più praticati: la corsa veloce con gli zaini in spalla per prendere bus, aereo o nave! Ma questa volta con più ansia perché qui spaccano non il minuto come in Svizzera ma il secondo!
Con la metro riesco ad arrivare alle 18:58 davanti al bus ma un cino/giapo/coreo/etc. (sono uguali!) mi dice che devo andare dentro l’ufficio a fare il check-in. Come, anche per un bus il check-in? Ora si esagera! Già basta che un ottico ieri non mi ha venduto le lenti a contatto perché non avevo la prescrizione medica.
– “Why?”, chiesi io
– “Because… (perché in Australia bisogna presentare la prescrizione, è la nostra legge)”, mi risponde lui con tono suadente ma fermo.
– “Ma và a cagare!”, ho pensato invece io, con tono meno suadente, dopo aver zigzagato nel centro per una ventina di minuti alla ricerca di quel negozietto di ottica. Così è troppo, per me.
Allo stesso modo, per esempio, in Australia dentro le confezioni di medicinali non c’è il fogliettino delle istruzioni, che io ho sempre visto in ogni paese, anche in quelli sudamericani. Perché? Credo perché non bisogna discutere o dubitare di ciò che il medico prescrive. Al momento della consegna dei medicinali il farmacista stampa un adesivo con la quantità di medicinale da prendere e i tempi, e lo appiccica quindi sulla confezione. Con buona pace di chi, come me, si vuole leggere le possibili controindicazioni, interazioni con altre sostanze, tempi massimi di somministrazione, etc.
Qui non bisogna pensare, ma obbedire.
Alla fine non so quale sistema sia migliore.
Io voto Italia, via di mezzo fra l’anarchia sudamericana e il rigore anglosassone.
W Italia! (Con più camomilla però! 😉 )
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