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Set262008

(Lavori nel mondo) Ristorantino italiano “semi-mobile”

Durante i viaggi ho avuto modo di osservare in giro qui e là alcuni lavori che si potrebbero fare nei vari paesi (il giro del mondo in questo caso è stato una vera miniera) per mantenersi in viaggio (o per integrare il mio ora ridotto stipendio). Lavori fatti già da altri che sono partiti prima di me, o anche solo idee su attività con qualche possibilità di successo, anche se piccolo. Non importa guadagnare tanti soldi, ma il tanto giusto per mantenersi in viaggio, e spesso in paesi dove il costo della vita è molto basso.

Spesso è capitato così di incontrare anche altri italiani, gran parte dei quali per mantenersi hanno aperto quella che credo sia l’attività più diffusa fra loro: un ristorante (o pizzeria) italiano.
“Bella Italia”, “Pizza Mia”, “Mamma mia” e altre amenità del genere sono alcuni dei classici nomi usati, uniti al tricolore esposto dappertutto. E la indiscutibile fama della nostra cucina generalmente garantisce ottimi successi, fatto che spesso viene sfruttato anche da altri ristoratori non di origine italiana.

Tutto ciò però non mi ha mai attirato perché presuppone lo stabilirsi in un posto fisso e poi lavorare ogni giorno, e poter quindi viaggiare poco. Per lavorare ogni giorno e rimanere in un posto fisso, pur se bello ed esotico, me ne rimango in Italia – ho sempre pensato. Dopo un po’ la routine subentra perfino nella più bella isola dei Carabi, e ci si annoia. Bisogna sempre cambiare.

Qualche giorno fa invece qui in Nicaragua ho conosciuto un salernitano che già da alcuni anni ha aperto sì il classico ristorante italiano (questo si chiama “Casa Italia”, con la classica bandierona esposta fuori) ma in versione “semi-mobile”.

Cos’è?

Ecco come funziona.
La sua formula magica è: solo 5 tavoli, 20 coperti al massimo in tutto. Questa formula ha tanti pregi:

  • poco lavoro e poco tempo dedicato ai fornelli = tanto tempo libero;
  • investimento iniziale molto basso (intorno a 2.000 us$);
  • si può gestire con un solo aiutante (qui con stipendi bassissimi, circa 80 dollari al mese, cioè 55 euro, come in gran parte dell’America latina);
  • la spesa per il locale quasi non esiste, perché occupa due stanze ricavate dall’appartamento che comunque bisogna affittare per vivere a lungo in un luogo (non si può stare sempre in hotel);
  • idem per la spesa per i cibi, una parte viene ammortizzata dal risparmio nel consumare in casa ciò che non viene venduto nel ristorante;
  • menù ridotto e limitato agli spaghetti (o pasta corta) in 5 o 6 classici varietà (all’estero conoscono solo pochissime varianti) e alla pizza. La cucina italiana è una delle più varie al mondo, ma all’estero siamo famosi solo per la pasta e la pizza, i secondi italiani non li conoscono. E poi gli spaghetti sono un piatto velocissimo da preparare, e anche per la pizza non ci vuole tanto tempo;
  • la cucina italiana è una delle più famose al mondo, non ha bisogno di tanta pubblicità;
  • non importa saper cucinare, per fare la pasta non ci vuole tanta esperienza, e comunque per gli stranieri anche la peggior pasta che riusciamo a preparare sarà sempre eccellente (se però arriva un cliente italiano bisogna impegnarsi di più! :-D);
  • essendo semplice il menù, si può insegnare a cucinare al dipendente che infatti, se non ci son troppi clienti, starà lui (meglio una lei) ai fornelli mentre voi leggete sul giornale le ultime notizie su Chavez o sulle mattanze del giorno prima nelle periferie della capitale; dovete però almeno ricevere i clienti, lasciandovi “sfuggire” ogni tanto qualche parola in italiano;
  • ultimo aspetto, di però non poca importanza: se l’attività è piccola non si pestano troppo i piedi agli altri ristoratori. L’ultimo arrivato, specie se straniero, non è sempre visto bene, ma se è appunto piccolo e non rompe le scatole non viene disturbato da nessuno.

Con questi pochi tavoli, ogni anno l’amico campano riesce a vivere benino e anche a mettere da parte qualche migliaio di dollari per pagarsi un volo intercontinentale o una vacanza da qualche parte.

Ovvio che poi bisogna abbassare il proprio tenore di vita, adattandolo al paese in cui si vive (d’altronde si guadagneranno non più euro ma la povera moneta locale). Fatto questo assolutamente non penalizzante, anzi di conquista di nuovi piaceri di vita prima impensabili e neanche mai immaginati. Il vivere a lungo in un luogo è molto diverso dal passarci in viaggio per breve tempo. Si diventerà anche un personaggio conosciuto da tutti, con tutti i pro (e qualche contro).

Si, va bè – dirà qualcuno – però questa è la scoperta dell’acqua calda, sappiamo tutti che all’estero è pieno di ristoranti italiani. Dove è la novità?

Le novità sono in particolare 3, molto importanti.

Primo, sto parlando di un ristorante non in Germania o negli Stati Uniti, dove può essere più facile guadagnare soldi, ma in un paese molto povero, come sono quelli in cui di più andiamo a viaggiare (sud America e sud-est Asiatico). E ha successo anche in questi paesi, dove ci son pur sempre i ricchi locali, nonché noi “ricchi” turisti occidentali.

Secondo, se si mantengono le ridotte dimensioni descritte, si hanno tutti quei pregi elencati sopra.

E il terzo è che quando uno è stanco del luogo (inevitabile, come già detto la routine arriva sempre e inesorabilmente anche nel miglior paradiso terrestre) si carica tutto su un furgoncino e si cambia di città o di paese. Le distanze in centro America sono ridotte e in poche centinaia di chilometri si cambia molto di ambiente (oceano, caraibi, montagne, isole) o di stato. Nel caso del sud America invece sono più lunghe e si può allora decidere di vendere i 5 tavoli, il frigorifero e i pochi arredi e utensili per poi ricomprarli nella nuova destinazione.

Burocrazia? Niente di più facile. Anche qui naturalmente ci sono varie procedure da rispettare (igiene, autorizzazioni, etc), ma in America latina le leggi sono sempre moooolto elastiche. Nel caso in questione, per esempio, le varie autorità gli hanno detto di iniziare pure quando voleva, e poi però a poco a poco di mettersi in regola. C’è tempo, sempre, per ogni cosa, da queste parti. Senza fretta.

La vera novità di scelte simili è comunque non il tipo di lavoro o il suo maggiore o minore successo, ma il grande cambio di tipo di vita, di quotidianità, di rapporto con il tempo libero e lavoro e di rapporto con gli altri. Queste sono le vere conquiste, che chi qui ora le ha già raggiunte mi dice che non potrebbe più lasciare. 😀

Bene, questo è solo uno dei non pochi casi di successo visti in giro per il mondo. Altri casi sono limitati ad una zona o città in particolare e quindi per ora me li conservo come eventuali “bonus” per il futuro, mentre questo è riproducibile da tante parti e quindi si può mettere a disposizione di chi è in cerca di idee.

Con la cucina italiana nel mondo c’è veramente posto per tutti.
🙂

Ecco una foto…

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no photo

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anzi no, niente foto, mi si è rotta di nuovo la macchina fotografica! Ormai ne sto cambiando una all’anno! 🙁
Starò viaggiando troppo? 😀
Ciao!

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4 comments to (Lavori nel mondo) Ristorantino italiano “semi-mobile”

  • Anonimo

    Ok lo ammetto…io ti invidio…perché tu sei un uomo libero…Sì, alcuni fanno finta di esserlo, lo dicono…, ma tu lo sei veramente. Probabilmente ti costa dei sacrifici (i parenti che ti dicono “ma dove caz….vai…tornatene in Sardegna…!!!!, il fantomatico posto di lavoro che ti chiama continuamente…”torna alla tua scrivania…..”, le “chiacchiere” dei paesani e di chi ti vuole male…”io l’ho sempre visto strano quel Pietro….”…”ma che gli dice la capoccia…???)…E invece tu rappresenti fisicamente quello che io spesso mi dico di fronte alle difficoltà, ossia :”‘sti cazzi…!!!”. O forse quello che mio nonno, prigioniero in Africa durante la II guerra mondiale, si diceva quando, per la fame, era costretto a mangiare insetti e serpenti:”Triste a quel corpo, che va dentro un altro corpo”…!!!
    Se un giorno ti dovesse venire qualche dubbio, ripensa alle mie parole che ti dicono con tutta la stima possibile:”Tu sei un grande…”.
    Fa’ buon viaggio e…,mi raccomando, cerca di finire il diario del RTW…!!!

    Ciao

    Mariocicca

  • –> Mariocicca
    Ok Mario, ora puoi anche dire a tutti quanto ti ho passato per scrivermi quel messaggio! : - D
    I racconti sul RTW li finirò a QUALUNQUE costo, quel viaggio ce l’ho sempre nel cuore…
    Grazie mille, ciao!

  • stravagando

    Grazie per la chicca. Un post all’insegna della pragmaticità e che aiuta a scrollarsi di dosso un pò di quella paura che inchioda la maggior parte di noi al divano di casa propria…
    Per partire e fare qualsiasi cosa credo sia necessario innanzitutto ridimensionare i nostri bisogni tipicamente occidentali. Una volta scoperto l’inganno consumistico, vivere con poco ha un fascino irresistibile…
    Aspettando nuove chicche…saluti da Zena

  • –> Stravagando
    “Inganno consumistico”… Esatto! Non potevi trovare parole più giuste. E’ una vera droga, che sembra faccia star bene ma alla lunga danneggia profondamente.
    Provare (a lasciarlo) per credere! : - D
    Ciao!

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