Dopo Bali, sosta a Giacarta, capitale dell’Indonesia, in attesa del volo per Singapore. Non sembrava particolarmente interessante come città, ma un po’ di riposo dopo le 24 ore di autobus da Bali e soprattutto il fatto che è la mia prima volta che mi reco in una città musulmana, mi spingono a rimanere qui almeno 2 giorni. Islamismo che però, nonostante l’Indonesia sia il più grande paese musulmano al mondo, pare molto “leggero” (cioè non fondamentalista) sia nell’aspetto esteriore (si vedono non tante donne con il velo in testa, e quelle che ce l’hanno indossano comunque jeans o altri vestiti tipicamente occidentali) che, come leggo nella mia guida, per il grado di armonia con le altre religioni minori presenti.
Quando, ad alcune ragazze senza velo, provo a chiedere perché non lo indossino, diverse volte mi rispondono:”Perché fa caldo”. Semplice, no? Niente discorsi pro o contro la religione, solo comodità personale. Così è bello, secondo me. Niente precetti, ognuno deve poter fare quello che gli pare.
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Due giorni però sono pochi per conoscere gente (che non siano turisti stranieri) e allora la seconda notte, per passare la serata, cerco su internet qualche locale dove si balla salsa. Di solito nelle capitali asiatiche qualche comunità “salsera” c’è sempre. Trovo così un solo indirizzo, il BATS, locale sito sotto la hall del grande e lussuoso Shangri-La Hotel. Tanto lussuoso che, quando ci arrivo, i portieri in divisa all’ingresso mi aprono la portina del taxi, mi fanno un inchino e mi aprono le grandi porte di quell’hotel di lusso dandomi il benvenuto. Ma… a me?? Mi trovo spiazzato. “Lei non sa chi sono io”, mi viene da pensare, “io ho dormito nei peggiori hotel brasiliani, lo sappia, e mi son anche preso gli acari!”. 😀
Dentro il BATS ci sono tante ragazze bellissime, tutte “tirate” con abiti eleganti, pettinature elaborate, molto trucco e giovanissime d’età, insomma sembrano le classiche prostitute di lusso. A parte loro, gli altri clienti son quasi tutti uomini, di età avanzata (sulla sessantina), in gran parte con facce occidentali, pochi asiatici.
Mmmm… non mi sembra questo un ambiente di salsa. Chiedo al barman e mi dice che le serate di salsa sono finite diversi mesi prima. Stasera ci sarà musica dal vivo, ma di altro genere, e comunque senza balli. Va bè, io ci ho provato. Non mi resta che bermi qualcosa e ascoltare un po’ di musica.
Ma, aperto il menù…. GULP! I prezzi sono altissimi! 3 euro un bicchiere piccolo di birra, 5 euro quello più grande, gli altri alcolici oltre i 10 euro (nei bar normali una bottiglia grande di birra costa 1 euro). Mi siedo così in uno sgabello alto davanti al bancone, ordino naturalmente la mini-birra e aspetto la musica.
In giro nel locale, intanto, le bat-girls (che non sono un personaggio dei fumetti, come Batman, e neanche cameriere del locale – Bats – ma, forse meno poeticamente, bat=battona) scrutano i clienti cercando di individuare la loro preda. Curioso il fatto di come mi ignorino, puntando ai danarosi anziani, mentre le loro colleghe povere che stazionano nei vicoli vicini al mio hotel cerchino sempre di fermarmi con le scuse più varie, tanto che ogni volta che rientro devo sempre camminare veloce per non fermarmi a discutere.
Mentre sorseggio molto lentamente la mia cara birra (mi deve durare almeno mezz’ora!) parlo un po’ con due ragazze che son sedute vicino. Sembrano due clienti normali e non bat-girls, perché stanno consumando (qui che è carissimo, le altre “bat” non consumano), son vestite in modo più normale e non hanno trucco. Parliamo un po’ dell’isola da dove provengono, Timor Est (la parte indonesiana) e della vita nella capitale ma, dopo un po’, la più carina si alza, mi molla e va a sedersi con due tizi alle mie spalle. Sorpreso, mi giro a guardarli: loro dimostrano più di 60 anni (la ragazza ne avrà massimo 25) ma dall’aspetto dimostrano di avere certo più soldi di me.
Insomma, alla fine anche le mie due nuove conoscenze erano… 2 bat-girls! 😮
La serata finisce qui, e la musica non era neanche granché. Se non altro rientro a “casa” presto, oggi.
Domani, dopo quasi un mese, lascierò l’Indonesia per andare nella città-stato di Singapore.
Ciao!
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