Questo è un post che riguarda solo la salsa, quindi probabilmente non di facile comprensione (o interesse) per chi la salsa non la conosce. Descrive la diffusione nel mondo dei due stili (molto diversi fra loro) di salsa che esistono in Italia: salsa cubana e salsa portoricana.
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L’anno scorso, in Sardegna, con i miei amici salseri nuoresi ci siamo soprannominati i “panda” della salsa in quanto, in Sardegna, la salsa portoricana viene ballata da un’esigua minoranza di persone. Ogni volta che andavamo in una qualsiasi discoteca, quando andava bene vedevamo che oltre il 90% dei salseri ballava salsa cubana, quando invece non andava bene noi eravamo i soli che la ballavamo. Ci assomigliavamo quindi a dei panda in quanto… in via di estinzione!! 😀
Questo accade non solo in Sardegna ma un po’ in tutta Italia, particolarmente da Roma in giù. Anche se pare che nel Nord i due principali stili di salsa siano in parità o quasi (non ho notizie certe), non solo nelle piste ma anche nei tanti stage a livello nazionale a cui ho partecipato accadeva sempre che ci fossero più iscritti nella salsa cubana, e di conseguenza più corsi. Insomma, un successo innegabile.
Poi sono partito per questo lungo viaggio, e fra le altre cose che ho fatto sono anche andato, qui e là, a ballare salsa.
E ho scoperto tutto un altro mondo! 😮
Auckland (N.Zelanda), Sydney e Melbourne (Australia), Singapore, Hong Kong (Cina) e, ultima tappa, Hanoi (Vietnam). In tutte queste città in cui ho trovato grandi comunità di salseri, al 99% si balla uno stile solo di salsa: Los Angeles style. La salsa cubana è assolutamente assente, i pochi che ho visto ballarla erano stranieri, cioè persone non originarie delle città in cui ero. Esattamente qualche francese, qualche italiano e un tedesco.
La L.A. style asiatica però è molto “soft”, cioè non è veloce e frenetica (e spettacolare) come quella che si vede ballare in Italia. Diciamo che le figure sono da L.A. style, ma i ritmi sono più da portoricana o N.Y. style. Per cui a me andava benissimo ballarci! 😀
Ho dato uno sguardo in qualche forum di salsa asiatico, e qui i dubbi e i dibattiti non sono, come da noi, fra la salsa cubana e la salsa portoricana, tipo “ma è meglio questa o quella… che differenza c’è fra la cubana e la portoricana…etc”, ma solo ed esclusivamente fra la salsa L.A. style e la salsa N.Y. style (tutti stili “in linea”, così come la portoricana). La cubana non esiste proprio, anche i pochi neri che ho visto, di solito di origine africana, ballavano L.A. style.
In uno di questi forum un giorno ho trovato un interessante intervento di un esperto di salsa che elencava i diversi stili ballati nel mondo. E, a grandi linee, così descriveva la salsa ballata nel mondo:
– Asia e Australia: qui è più diffusa la L.A. style (confermo);
– Nord America: le zone sono divise verticalmente in due: costa est, prevalenza di N.Y. style (appunto dal lato di New York) e west coast con prevalenza di L.A. style (infatti il lato della California). La cubana è presente solo al sud dove ci sono grandi quantità di immigrati cubani (come in Florida);
– Europa: qui compare la salsa cubana, ballata in prevalenza al sud. Alcuni francesi che ho incontrato mi hanno confermato che in Francia è come in Italia: prevalenza assoluta di cubana.
E quindi?
E quindi ho rivalutato il peso delle due salse. Da salsa “in via di estinzione”, la portoricana per me si è trasformata nella salsa più ballata al mondo (nella versione L.A. style, che comunque è compatibile con la portoricana).
Per cui, nell’auspicabile attesa che uno impari entrambi i maggiori stili diffusi in Italia (cubana e portoricana):
– chi balla solo cubana, all’estero può trovare pane per i suoi denti soprattutto in Europa del sud, Usa del sud e Cuba. Negli altri paesi caraibici si balla un genere di salsa imparato per strada, con zero figure e tanto contatto corpo/corpo. Piacevole i primi 30 secondi ma poi noiosissimo (per noi europei). Negli altri paesi del mondo può solo sperare di trovare un altro “cubano” che è in viaggio come lui;
– chi invece balla portoricana… tutto il resto del mondo! (Asia, Oceania, Nord America + Argentina, Europa).
E in una città in assoluto ho trovato uno stupendo ambiente salsero: Hong Kong, Cina. Per 3 motivi:
1) i cinesi (e le cinesi) sono socievolissimi con gli stranieri occidentali, tante volte le ragazze hanno fatto la fila per invitarmi anziché andare io a invitare loro. Esattamente il contrario di quello che accade in Italia;
2) le cinesi sono basse di statura e di corporatura esile per cui, se si aggiunge che avevano le basi da L.A. style, ci voleva pochissimo per farle girare come trottole! 😀
3) le cinesi mentre ballano ti guardano (quasi tutte) fisse negli occhi, cosa che si dovrebbe fare un po’ di più da noi in Italia. Lo sguardo, a parer mio, fa parte integrante del ballo di coppia, a prescindere dalle simpatie o antipatie.
Ad Hong Kong ci tornerò di sicuro un giorno, e solo per ballare salsa! 🙂 (Ok, già fatto a Pasqua scorsa… ma non finisce qui!).
E, guardacaso, di quel simpatico mammifero che è il panda, i pochi esemplari rimasti al mondo sono quasi tutti… in Cina! 😀
Ad Hong Kong, nel mio itinerario di viaggio preparato prima di partire e scritto… nell’acqua, avevo programmato di fermarmi 4 o 5 giorni, il tempo necessario per richiedere il visto per la Cina. Invece poi, una volta arrivato, sono ripartito… un mese dopo! E questo nonostante i costi di questa bella città siano più alti degli altri paesi asiatici vicini (ma comunque più bassi dell’Italia).
Perché?
La salsa
I motivi sono tanti, ma quello principale riguarda senza dubbio la mia seconda passione (dopo i viaggi): la salsa. Il prossimo post sarà dedicato esclusivamente a questo ballo, ma qualcosa la posso scrivere anche qui.
Ogni volta che parlo della salsa in Asia molti si meravigliano, pensando che questo sia un ballo diffuso esclusivamente in America latina, e più recentemente in Europa. Invece la salsa è presente anche in Asia e Oceania, e in genere in quasi tutte le capitali del mondo. Più precisamente posso dire che si ritrova nei paesi ricchi o nelle 2 o 3 città più importanti di ogni paese, dove appunto risiedono solitamente le persone più agiate. Questo perché per impararla è necessario frequentare a lungo delle scuole o corsi che, al pari di altre arti o sport (che so, tennis, pianoforte, danza classica, etc) hanno i loro costi.
Così in Vietnam è presente ad Hanoi e Ho Chi Min City, mentre è assente nel resto del (povero) paese. In Thailandia solo a Bangkok, e così via.
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Una ballerina di salsa (a sinistra!)
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Ad Hong Kong, il primo aspetto in proposito che mi stupì (piacevolmente) fu che qui le ragazze invitavano spesso, e a volte facevano anche la fila per invitarmi! Per chi non conosce la salsa (e i balli in generale), da noi l’usanza (pessima usanza!) vuole che sia l’uomo ad invitare la donna, la quale poi (in Italia in particolare, paese con grande diffusione di “dive”) non poche volte “se la tira” e rifiuta l’invito. Ad Hong Kong questo non succedeva mai.
Ricordo con piacere una sera, in un club di salsa, dove vidi una ragazza cinese bellissima, alta, sembrava uscita da una rivista di bellezza, la quale, per di più, ballava stupendamente. Provai, un po’ timoroso, ad invitarla e lei, con un grande sorriso, accettò subito, e più tardi mi concesse anche il bis. Chiesi in giro e mi dissero che era una ballerina professionista che lavorava a Disneyland (qui ad Hong Kong). Bè, posso dire che quei due balli da soli valevano tutto il mio viaggio ad Hong Kong! 🙂
Gli amici
E poi, grazie alla salsa (ma non solo), ho fatto tante amicizie (e pensare che prima di arrivare in Cina pensavo fosse difficile socializzare!). Fra le tante persone conosciute, ricordo: tantissimi ballerini/e di salsa, con i quali dopo i balli si usciva insieme a cenare (alle 2 di notte); Ilan, israeliano alla fine del suo giro del mondo di 2 anni; Luca, italiano che lavora qui da 7 anni; due simpatici romani che son venuti qui a comprare imitazioni di Ipod da rivendere in Italia su eBay; un paio di insegnanti inglesi di inglese; etc. etc. Gli ultimi giorni infine ho conosciuto una ragazza cinese, Jonie, che nel suo tempo libero mi ha scorrazzato per la città e dintorni con la sua vespa: un pomeriggio in spiaggia (non era granché il mare, ma nel vicino bar la domenica pomeriggio… si ballava salsa! :-)), una visita ai “New Territories” (zona periferica di Hong Kong senza grattacieli, con case basse e spaziose, poco traffico, gente che pesca sul lungomare, silenzio e quiete – un luogo quasi irreale per Hong Kong, sempre affollata di persone in continuo movimento), un giorno a Macao, una sera ad un Karaoke (in Asia popolarissimo), un altro giorno a visitare la sua scuola di hip-hop, etc.
Ogni volta che, ancor oggi, quando mi capita di parlare con qualcuno sul giro del mondo, spesso mi sento dire:”Ma da solo non ti annoiavi?”, mi viene da ridere! 😀
Jonie, come molti cinesi di Hong Kong, parlava un perfetto inglese, aveva una laurea presa in Inghilterra, un buon lavoro (con stipendio più alto della media italiana, però con solo due settimane di ferie!) e mi ha dato tante interessanti informazioni su Hong Kong e sui cinesi. Come ho già scritto tante volte, è piacevole parlare con persone istruite di altri paesi: nonostante l’enorme differenza di usanze e cultura, ci si capisce subito. Ricordo sempre i “salti mortali” che dovevo fare in Brasile per spiegare o parlare di alcuni argomenti (ne avevo parlato qui). E Hong Kong è la città ideale per entrare in contatto con la cultura cinese, perché via di mezzo fra l’antica cultura orientale e le modernità di una città simil-occidentale.
Dopo aver rinviato la partenza più di una volta (questo fatto mi ricorda tanto il Brasile!), arriva il giorno in cui finalmente mi decido e saldo così il conto dell’hotel, mi informo sui treni del giorno dopo, preparo lo zaino e, per chiudere in bellezza, vado all’ultima serata di salsa. Ma poi fra club di salsa, altri pub nei dintorni, giri con gli amici, ristorantino etc., rientro in camera… alle 8 di mattina! Rinvio così ancora di un giorno, che poi si trasforma in un’altra settimana 🙂
Hong Kong…. chi l’avrebbe mai detto. E ci sono anche finito per caso, dato che è stata una tappa aggiuntami dall’agenzia di viaggio per far combaciare altri voli. Anche questa volta il caso mi ha regalato una felice tappa, più di altre tappe programmate in anticipo.
Il diverso
Non sono pochi qui gli occidentali presenti, ma se si esce dai soliti giri (vie e luoghi centrali), tutto cambia.
Un giorno, rientrando dagli uffici dell’ufficio immigrazione, provo a cambiare strada così tanto che dopo un po’ mi perdo e, non so come, finisco in un moderno palazzo dove dei ragazzi stanno allestendo una mostra d’arte. Si tratta principalmente di grafica pubblicitaria, ma l’esibizione è arricchita da sfilate di (eccentrica!) moda, spettacoli di illusionismo, foto, etc. Gironzolo incuriosito fra i vari stand, tutti preparati da artisti giovanissimi, e mi accorgo ben presto di essere l’unico con la faccia non asiatica. Provo a fare qualche foto qui e li, come al solito con un po’ d’imbarazzo per il timore di disturbare, ma dopo un po’ mi fermano due giovani artisti chiedendomi se mi potevo fare una foto con loro. Gulp!
Scena non nuova questa ma che ogni volta mi sorprende. Così come io adoro farmi una foto con qualcuno molto diverso da me, lo stesso vale per “loro”. Ora sono io qui il diverso, e quindi oggetto di simpatiche attenzioni. 🙂
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Sfilata di moda
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Macao
Ex colonia portoghese, dal 1999 è passata alla Cina, proprio come Hong Kong due anni prima. Ci sono andato contento perché pensavo fosse qui possibile parlare anche portoghese, e fare così un piccolo “tuffo” indietro nei ricordi brasiliani. Negativo! Nessuno (dei giovani) lo sapeva parlare, l’unico portoghese si poteva leggere nei cartelli segnaletici bilingui (cinese/portoghese).
Centro storico interessante, la città però appare nel complesso trasandata e meno moderna della “cugina” vicina, Hong Kong. La “cura” inglese si rivela anche qui più efficace di quella dei paesi latini come Spagna e Portogallo (verso le loro colonie).
Una curiosità.
Da quando è passata ai cinesi, Macao è stata in gran parte “rivoltata” e si sono iniziati a costruire casinò su casinò. Nel 2006 il volume d’affari dei casinò di Macao ha superato quello della ex detentrice di questo titolo, l’americana Las Vegas.
Quest’anno hanno costruito una copia ingrandita del già enorme “The Venetian”, casinò di Las Vegas, costituito da una riproduzione di Piazza San Marco di Venezia con tanto di campanile e gondole che girano intorno (il The Venetian di Macao sarà il terzo edificio più grande del mondo per superficie coperta). Io ci son passato proprio il giorno prima dell’inaugurazione, prevista per il 28.08, alle ore 8 (i cinesi sono fanatici per il numero 8, anche le Olimpiadi inizieranno l’8.08.08!).
Pare ci sia la mafia cinese (che si chama “triade”) dietro tutti questi casinò, usati per riciclare denaro (voci sentite ad Hong Kong). Io ho fatto solo un breve giro all’interno di “Sands”, il più grande casinò del mondo, e ricordo che quando ho provato a fare qualche foto a tutto quel lusso sono stato subito ripreso (abbastanza seriamente) dalla vigilanza, tutti con certe brutte facce…
Sapete come si chiama la moneta di Macao? Pataca! 😀
Voglio segnalare un video che sta girando su internet, che espone il punto di vista sul Tibet della stragrande maggioranza (non molto lontano dal 100% credo – tibetani esclusi) dei cinesi. Mi è stato inviato qualche giorno fa su facebook da una mia amica cinese di Hong Kong, città che, nonostante la buona libertà di informazione che ha, le vere notizie sul Tibet non vengono tanto divulgate, credo non per limiti all’informazione ma perchè la popolazione, sentendosi cinese (anche se “a singhiozzo”), sembra non gradire questo argomento.
Quando ho provato a parlarne con alcune persone, proprio lì ad Hong Kong, il più delle volte i toni si accendevano subito (da parte loro) e sentivo fastidio per le nostre “intromissioni” occidentali.
Il video c’è anche su youtube, ed è questo (è in inglese) ….
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Dopo aver visto il video (fra l’altro anche molto volgare e astioso) ho subito replicato alla mia amica il mio parere, provando a farle capire meglio il “nostro” punto di vista e di come l’informazione sul Tibet che si riceve ad Hong Kong, per non parlare di quella che c’è nella “mainland” Cina, non sia completa.
Nelle mie repliche citavo proprio il felice esempio di Hong Kong, da solo 10 anni parte integrante della Cina però con ampie autonomie di governo locale, stampa, economia, moneta.
Perchè il Tibet non potrebbe, pur rimanendo dentro lo stato cinese, diventare autonomo come Hong Kong?
Stesso paese, regole e autonomie diverse, libertà su tanti aspetti anche della vita sociale, oltre che religiosa (davanti al mio hotel c’era una moschea) e culturale. E poi ho citato la dura repressione in Tibet, i presunti miglioramenti effettuati dal governo cinese (il famoso treno???!), le povere condizioni di vita dei suoi abitanti, l’esempio molto simile della vicina Birmania nella quale son stato, il parere unanime di ormai gran parte del mondo sui diritti umani in Tibet (e in Cina), il fatto che citare gli errori dei nostri paesi occidentali non sminuisce le colpe del governo cinese, e poi piazza Tienanmen…. bla bla bla. Le ho esposto la mia versione su quei “6 punti” citati nel video, senza astio e sapendo di toccare il famigerato orgoglio nazionale, che tanti danni fa e non solo in Cina. Per questo le ho anche elencato tutti gli aspetti della cultura cinese e del suo grande paese che mi affascinano tanto.
Se lei che è molto intelligente, di ottima cultura e ragionevole come gran parte dei cinesi di Hong Kong, alla fine, pur con tanti distinguo, ha convenuto che forse doveva informarsi meglio sul Tibet (dicendomi però anche a me di fare lo stesso sulla Cina in generale), con altri cinesi di Hong Kong non sono arrivato allo stesso risultato e, se si oltrepassa il confine fra Hong Kong e la vera Cina (c’è un confine vero e proprio, e l’afflusso dei “veri” cinesi viene limitato, esattamente il contrario di quello che accade in Tibet, dove viene incentivato), la cosa diventa praticamente impossibile.
Ho letto tanto sul Tibet ultimamente, ma uno degli interventi più azzeccati, a parer mio, è quello che ho letto sul sito di PeaceReporter, sito che periodicamente consulto per la oggettiva obiettività di vedute su tanti problemi del mondo, spesso infatti non in sintonia con le versioni che leggiamo sui media più diffusi.
Chi ha interesse a leggerlo, l’articolo è questo…
www peacereporter net/dettaglio_articolo.php?idart=10756 (Link non più funzionante, pare abbiano rifatto il sito e i vecchi post sono irragiugibili… peccato – Disattivo il link…)
Fra l’altro, è di oggi la notizia che in Cina si stanno propagando sempre più le manifestazioni anti-occidentali, diametralmente opposte a quelle occidentali contro la Cina.
Rientrato. E appena in tempo!
Ad Hong Kong ci sono andato con un volo Oasis, una compagnia low-cost cinese (l’unica esistente fra Europa ed Asia) che ha un collegamento giornaliero Londra-Hong Kong. A Londra poi dall’Italia ci si arriva con le low-cost europee, anche con soli 20 euro a tratta. Alla faccia dell’Alitalia e di chi ci mangia dietro!
Ottima compagnia l’Oasis: sedili un po’ più stretti del normale, poco reclinabili, tv personale con i film che iniziano ad orari fissi e non programmabili come in altre compagnie, ma cibo e assistenza di bordo normale e, a parte qualche ritardo in partenza (non riuscivano a chiudere il portellone d’ingresso) e all’arrivo (forse non riuscivano a riaprirlo? :-)), il volo è stato ottimo. Sul giornale di bordo leggevo che fra qualche mese avrebbero inaugurato un nuovo volo diretto per Hong Kong anche da Milano. Stupendo!
Bene, il volo di rientro, dopo un rinvio di 1 settimana (ci sto troppo bene ad Hong Kong! 🙂 ), l’ho preso martedì 8 aprile. Il giorno dopo, 9 aprile, l’Oasis… è fallita per debiti e ha cancellato tutti i voli! 😮 Chi aveva comprato il biglietto ha perso i suoi soldi e ha dovuto comprare un altro biglietto. Ok, devo dire che questa volta mi è andata bene.
Ad Hong Kong ho passato 3 settimane eccellenti, con poche (ma buone) visite ad una città che ormai conosco abbastanza bene (l’interessante museo della scienza, il museo dell’arte, un parco, qualche periferia, un paio di templi, un mercato, i fantastici negozietti di elettronica) e una breve capatina nella “mainland China”, la Cina vera e propria, con le sue assurde diseguaglianze che peraltro, ormai, si vedono in tanti paesi.
Ma per me Hong Kong rimane la città della salsa, grazie alla quale ho conosciuto tante persone e rincontrato ora amici conosciuti lo scorso agosto, gran parte dei quali si ricordavano di me mentre io, a volte, facevo fatica a ricordarmi dei loro visi spesso molto simili fra loro.
Tante bellissime serate con i “salseri” cinesi, un paio molto divertenti con Luca (simpatico italiano che vive e lavora qui da 7 anni) e nottate intere post-salsa passate a bighellonare fra la vita notturna di Hong Kong con Ilan, grande amico israeliano (amico israeliano? Si, è possibile – chi ha viaggiato capirà questa mia precisazione) fino alle 6 del mattino, ora in cui riapriva la metro e si poteva rientrare a dormire senza pagare il taxi.
Per concludere posso dire che, per la prima volta, ho trovato un luogo in cui mi piacerebbe trasferirmi. E avevo anche trovato un buon lavoro! 🙂
Chissà, in futuro ci penserò!
E ora riprendo con i racconti del giro del mondo. Non so se l’ho già scritto, ma ormai è un impegno che ho preso con me stesso. Se non lo finisco entro i prossimi 3 mesi, so già che poi non lo finirò più, come altri miei diari precedenti (per esempio sul Venezuela). E’ stato un anno troppo importante per non finire di fissarlo su carta e web.
E la prossima, lunga ripartenza, si avvicina ormai sempre più.
Seguono alcune foto di questa breve visita ad Hong Kong.
Ciao! 😐 .
Parchi e grattacieli
Fantastici noodles!
I cinesi della Cina si distinguono da quelli di Hong Kong anche per l'abbigliamento. Notate quello di questo turista della "mainland" Cina!
Le affollate strade dello shopping
Con Jonie in un tempio
Con Stella in un locale di salsa
La notte le strade abbondano di distinti uomini d'affari (soprattutto occidentali, ma anche qualche cinese) "morti" dall'alcool! 😀
Eccomi qua, di nuovo ad Hong Kong, proprio mentre ancora sto aggiornando il blog proprio su questa tappa cinese del mio recente giro del mondo.
Dopo 4 mesi esatti in Italia era ormai giunta l’ora di rimettere la testa fuori, e l’aver trovato una occasione di volo mi ha spinto a ritornare in una delle tappe che piu’ mi son piaciute del giro del mondo: Hong Kong. Il motivo principale di questo gradimento e’ dovuto alla salsa che qui, come scrivero’ in un prossimo post, raggiunge livelli altissimi (non tanto di tecnica ma di vero piacere di ballo), mai riscontrati in nessun altro paese visitato, Sud America e Italia compresi! Viaggio quindi che questa volta soddisfa piu’ la parte “baila” che “travel” del nome di questo sito. Si tratta infatti non di un viaggio vero e proprio ma di una breve vacanza, in un posto gia’ conosciuto e dove ho lasciato tanti amici e amiche.
Per il resto anche il “contorno” non e’ meno interessante. Siamo pur sempre in Cina, paese molto diverso dal nostro e che sempre di piu’ mi sta attraendo, tanto che sto gia’ iniziando a rivedere i miei prossimi impegni di viaggio, anche se magari solo parzialmente. L’ago della bilancia America Latina-Oriente si sta di nuovo spostando verso quest’ultimo mondo! 🙂
E quindi, per finire, Buona Pasqua a tutti dalla Cina!
I ristoranti e i locali dove si balla salsa (Hong Kong è un vero paradiso per la salsa!) sono i luoghi dove faccio sempre gli incontri più interessanti.
Così un giorno, nel mio ristorante di fiducia, capito a tavola con un distinto signore cinese. Lavora in un’agenzia di viaggi, parla un perfetto inglese e, anni fa, ha fatto un lungo viaggio in Europa, in auto. Ha quindi visitato tanti paesi diversi, e si nota che ha una buona cultura personale. Insomma, una persona piacevole con cui parlare.
Dopo un po’ di chiacchiere sull’Europa, il discorso cade sulla Cina e, per la prima volta dopo tanti “Tiggì” e giornali italiani, ho l’occasione di sentire dal vivo anche l’altra campana. Provate a farci caso, quando i nostri media italiani (ma anche europei) parlano della Cina, di qualsiasi argomento parlino (crescita economica, Olimpiadi, turismo, etc.) immancabilmente a chiusura del servizio arriva la “tiratina d’orecchi” sui diritti umani o democrazia o ambiente. Così come accade anche per Cuba, spesso il ricco Occidente, dal comodo dei suoi salotti, getta sentenze su paesi lontani senza cercare anche di capire le realtà in cui quei paesi vivono. Almeno in parte.
“Libertà? La Cina è enorme” mi dice, “siamo 1 miliardo e 300 milioni e non si può cambiare in fretta, dal Comunismo alla libertà totale. E’ pericoloso. La maggior parte dei cinesi sono ignoranti e spesso anche analfabeti, e in queste condizioni basterebbe poco a muovere le loro teste (ndr, basterebbe un “Berlusconi” cinese, con tante televisioni). Gradatamente invece è possibile, e il governo si sta già muovendo in questo senso”.
Tutto combacia con quanto letto qualche giorno fa in una rivista cinese di Hong Kong, sull’aereo (ad Hong Kong la stampa è libera), dove c’era un’intervista di un giornalista europeo ad uno dei più importanti banchieri cinesi. “La crescita economica in Cina è ormai consolidata”, diceva il banchiere, “e ora il governo sta puntando a migliorare la qualità di vita delle province povere”.
“L’obbligo di un figlio per famiglia?”, continua il mio commensale-agente di viaggio, “In Cina siamo in troppi, non c’era altra soluzione”.
Tutti questi discorsi nel breve tempo (per lui) di un veloce pasto (io ho più tempo! 😀 ). Paga il conto, mi saluta e ringrazia e se ne va.
Incontro veramente interessante.
Qualche sera dopo invece con Suki, una ragazza cinese, provo a toccare un altro argomento assai spinoso sulla Cina, il Tibet. Conosciuta in una discoteca di salsa, una sera programmiamo di andare al cinema e poi a cena insieme.
Arrivo in ritardo all’appuntamento e, per farmi perdonare, le offro un gelato. Pago io quindi.
Poi andiamo al cinema e, al momento di pagare i biglietti, non muove un dito. Ok, ci può stare, pago ancora io.
Ma, dopo il film, per cena sceglie un ristorante caro, uno di quelli che io neanche guardo. “Mmmm… e va bene, tanto poi qui dividiamo”, penso.
La serata è interessante e, fra i vari discorsi a tavola, le faccio diverse domande su tanti aspetti della sua città e della Cina in generale. Nonostante ormai da 10 anni Hong Kong faccia parte della Cina, rimane grande, mi dice, la differenza fra i cinesi di Hong Kong e quelli della “mainland China”. Questi ultimi sputano a terra (per questo motivo ad Hong Kong esiste un divieto di sputare per terra, con multa da ben 1500 HK$ – 150 euro – per chi trasgredisce), sono meno gentili, non fanno le file, sono ignoranti, non parlano inglese. E poi c’è anche un’enorme differenza economica. Hong Kong è una delle prime nazioni al mondo per ricchezza prodotta a testa (6^ per PIL pro capite, parificato). Tant’è che non è libera la circolazione delle persone fra Hong Kong e il resto della Cina. O meglio, i cittadini di Hong Kong possono andare in Cina quando e quanto vogliono, senza alcun permesso, i cinesi della “grande Cina” invece per andare ad Hong Kong devono chiedere al governo un permesso di soggiorno, che non è tanto facile ottenere.
“E il Tibet?”, chiedo io.
A questo punto SuKi, ragazza intelligente, laureata, impiegata di banca, cambia decisamente umore e rialza le barriere culturali. “Voi occidentali siete sempre pronti a criticare senza conoscere i fatti. Il Tibet era una provincia della Cina in passato e lo è anche oggi, è un territorio che è sempre appartenuto alla Cina!”.
“Ok”, rispondo io con calma, “può anche essere così, ma perché distruggere i monasteri, ammazzare la gente, estirpare la loro cultura?”. E qui Suki, ragazza intelligente, laureata, bla bla bla si chiude letteralmente a riccio e non mi risponde più su quest’argomento. Per cui cambio rapidamente discorso.
Segue una passeggiata al centro e poi rientriamo.
Bilancio della serata: serata piacevole, film così così, discussione molto interessante con Suki sulla società cinese ma, così come per il cinema, anche la cena è poi toccato a me pagarla (paralisi delle sue mani al momento di pagare il conto) e la notte è andata in bianco.
Sarà colpa del Tibet??! 😀