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Set132007 Ebbene si, devo cambiare la foto qui sopra. Alcuni giorni fa ho confermato (e spostato) il volo di rientro. Insieme a quello ho spostato gli ultimi 2 voli e cosi’, alla fine, su 8 voli (escluso il primo) prenotati prima della partenza la maggior parte li ho tutti spostati. Solo quelli di uscita dall’Australia e Nuova Zelanda, piu’ un paio d’altri, non li ho spostati.
Chissa’ perche’! 😉
Rientro il 14 novembre in Europa (Londra) e il 15 in Sardegna, dopo un giorno e notte in un aeroporto di Londra. Il primo volo a prezzi (per me) decenti era la mattina dopo (26 euro) e, visti i costi della carissima capitale inglese, non e’ il caso di muoversi dall’aeroporto. Respirare il meno possibile e dormire in una panchina, all’interno. 🙂
Mi consola il fatto che mi rimangono ancora delle interessantissime tappe: Laos anche se per poco, Thailandia al confine con il Myanmar (in un centro di rifugiati birmani) e Myanmar, in un altro centro analogo. Piu’ varie ed eventuali, come al solito.
E da domani, qui ad Halong Bay, mi aspettano tre giorni di escursione in barca in giro fra gli oltre 3000 isolotti della zona. Costo al giorno: 25 euro, compresa barca, vitto e alloggio. Mi costa quasi meno che stare chiuso in un hotel ad Hanoi senza fare niente. Saro’ con altri turisti anziche’ con i pescatori che ho provato a cercare, ma di meglio non son riuscito a fare.
Ok, meno 2 (mesi) al rientro. Sigh! 🙁
E’ tutto, ciao!
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Set102007 Con la sua posizione più centrale rispetto a Kuta, Ubud è un ottimo punto di partenza per le varie visite ai luoghi più interessanti dell’isola. Poi con il motorino è una favola! E’ un vero piacere percorrere le stradine dell’isola in moto, oltre che economico. Qui a Bali lo scooter mi sta piacendo così tanto che, quando torno in Italia, credo sarà il mio futuro mezzo di trasporto (se non un’ancora più economica bici) anziché un’altra auto.
Unico neo: a Bali per guidare ci vuole la patente internazionale, che non ho. E inoltre si guida a sinistra, il che rende gli incroci un po’ più complicati. Se poi aggiungo l’assicurazione che non ho voluto acquistare (costava 1 euro in più al giorno), qualche rischio non manca neanche qui.
Dopo aver visitato la locale “Monkey Forest”, un parco in mezzo alla città con 3 piccoli templi e tante scimmiette intorno, con la mia bella Honda nera un giorno mi avvio verso il maestoso Pura Besakih, il tempio Indù più grande di Bali, ad una cinquantina di chilometri verso nord.
Dopo una mezz’oretta di viaggio però, subito dopo una curva, c’è una sorpresa che mi aspetta: un grande posto di blocco della polizia! Ci sono almeno 7 od 8 agenti che stanno fermando tutti i motorini. Cerco di temporeggiare facendo finta di non capire (il poliziotto parla malissimo inglese) ma il mio trucchetto ha vita breve.
– “Driving license, please”
– “Ehm… I left it in my hotel (l’ho lasciata in hotel)”.
Naturalmente non ci crede e, con la faccia da poliziotto duro asiatico che, rispetto alle facce da poliziotto duro sudamericano fa molto meno paura, facendosi aiutare da un altro poliziotto che parla meglio l’inglese emette la mia sentenza, pur se sono senza avvocato, con due diverse opzioni a mia scelta:
– sentenza n° 1: sequestro immediato della moto (e conseguente rientro a piedi per i 20 Km già percorsi) e processo la mattina dopo in tribunale in una città non tanto vicina, Bangli;
– sentenza n° 2: multa di 100.000 rupie (8 euro) da pagare subito.
Anche qui in Indonesia quindi, come in sud America, c’è sempre un’opzione “b” che mette tutti d’accordo. Qualche soldo (che si intascano loro) che alla fine anche a me conviene. La patente internazionale in Italia mi sarebbe costata molto di più (se non ricordo male quasi un centinaio di euro).
Superato il primo intoppo, che comunque un po’ di timore me l’ha creato, mi avvicino ancor di più al grande tempio e mi accorgo che dev’essere una meta frequentatissima dai turisti (incontro infatti diversi pullman pieni). In una sosta lungo la strada, davanti a delle bellissime risaie, appena scendo dalla moto saltano fuori diversi venditori ambulanti che mi circondano. Un tipo, particolarmente insistente, mi vuole vendere una bella scacchiera di legno con le pedine intersiate a mano, per 10.000 rupie (meno di 1 euro). Molto molto bella ma… dove me la metto? Un’altra cosa bella del giro del mondo è che si è liberi dalla tentazione di comprare souvenir, come mi accadeva in passato nei viaggi di un mese, perché poi non ci si può portare dietro la roba per mezzo mondo. Ma se riesco a superare questo rompi…. ehm, questo venditore insistente, ci casco poco dopo con un’altra che mi rifila una (bella) magliettina per 20.000 rp (1,5 euro).
Riparto, deciso a non fermarmi più finché non arrivo alla “terra santa” (il tempio) ma… STOP! Ad un incrocio mi ferma una guardia: devo pagare 5.000 rp di tassa governativa perché sto per passare davanti ad un bel lago. Ok, il panorama è bello, ma io non son qui per il lago.
Pago e riparto, arrivo finalmente al tempio e…. STOP! Tassa d’ingresso, 10.000 rp. Ok anche qui, c’è in tutti i templi più grandi.
Pago, mi avvio verso l’ingresso, ma…. STOP! Non si può entrare senza il sarong (un pareo maschile). Se in tutti i templi in cui son già stato lo prestavano, qui lo vendono o lo noleggiano. Scelgo il noleggio, 10.000 rupie. Uff, acc, grunt!
Metto il sarong, mi sposto e…. STOOOOOOP!! Ma che cavolo c’è ora???? E’ obbligatoria la guida per entrare, e qui le guide si sono associate in cooperativa.
– “Ma io la guida non la voglio”, gli dico.
Se dovessi farmi accompagnare da una guida in ogni tempio dove entro…. Ma niente da fare, qui ci vuole per forza e sono irremovibili, al punto che me ne assegnano una gratis, la quale poi mi chiede comunque un compenso. 20.000 + 5.000 rp di mancia involontaria (cioè su richiesta).
Riesco così, finalmente, …. continua a leggere qui >>
Set52007 Come annunciato, ecco le prime foto di Kuta, Bali.
Ciao!
FOTO Kuta, Bali (58)
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Set32007 A notte inoltrata arrivo a Denpasar, l’aeroporto di Bali.
Uno degli indiscutibili pregi dell’Australia è stato che, dopo i sei mesi di relativa insicurezza del sud America, che in particolar modo si percepiva al momento dell’arrivo nella stazione o aeroporto di una nuova città, da qualunque parte andassi ci si sentiva completamente sicuri e tranquilli sotto ogni punto di vista. Ho potuto così liberare la mente dal pensiero delle continue precauzioni da non scordare mai. E ora mi rituffo in una zona povera, il sud-est asiatico. Riattivare di nuovo tutte le precauzioni? No! 🙂 Come ho già accennato altre volte, in Asia è tutto diverso. Certo non bisogna esagerare nel dare fiducia agli altri, ma si può dire che di rischi è molto difficile correrne.
E così mi capita, all’uscita dall’aeroporto, di dover camminare per almeno 500 metri da solo, al buio, all’una di notte e con gli zaini in spalla. Mai l’avrei fatto in sud America, qui si può.
Questo perché, dopo le 6 settimane di “prezzi fissi” australiani, qui bisogna riprendere a contrattare tutto, compresi gli spostamenti in taxi. I tassisti infatti, all’uscita dell’aeroporto, facevano a gara a chi la sparava più grossa. Per un tratto di pochi chilometri mi hanno chiesto, nell’ordine, 50.000 rupie (4 euro), 100.000, 60.000 e 40.000. Nulla, grazie alle informazioni avute da chi ci è già stato (TripGuida di Bali, utilissima!) posso permettermi di lasciarli tutti perdere e di uscire dall’aeroporto a piedi, e prendere il taxi dalla prima strada fuori. Qui ne trovo due, uno mi chiede 35.000 e poi 30.000, l’altro 20.000. Scelgo (ovviamente) il secondo che però, appena vede che l’altro taxi se ne va e rimane quindi solo nella piazza, rialza i prezzi. 25.000, 30.000, 35.000…. Pazzesco! Sembrava di essere in borsa. All’arrivo gli do 25.000 rupie (2 euro) che, considerando anche l’ora tarda, mi sembrava il prezzo più giusto.
Eh si, un primo innegabile piacere a Bali lo si ha all’arrivo, quando ci si rende conto dei prezzi. 1 euro equivale a 12.000 rupie, per cui quando faccio il primo prelievo al bancomat (125 euro), mi trovo fra le mani… 1.500.000 rupie! Bello avere oltre un milione in mano! Dopo i quasi due mesi di “povertà” australiana, mi ritrovo ad essere di nuovo ricco sfondato! 😀
Si, perché in hotel (camera singola grande con bagno interno e ventilatore, pulito, colazione inclusa) pago 2,9 euro a notte, in ristorante 1 euro per un ottimo piatto indonesiano (è stata una felice scoperta la cucina indonesiana!) o 1,5 euro per un piatto di pasta ben condita o 2,5 euro per una grande pizza. Noleggio uno scooter a marce (100 cc.) per 2 euro al giorno, faccio il pieno (2 litri, 0,8 euro) e mi bastano per tre giorni, etc. Insomma, devo dire che, fra i paesi in cui son stato, l’Indonesia raggiunge l’economicità del Myanmar, finora in testa alla classifica dei paesi “cheap”.
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KARE IKAN LAUT: riso, gamberetti e frutti di mare, verdure cotte, curry (salsa piccante con latte di cocco) – 12.000 rupie (1 euro)
Ma le sorprese di Bali non vengono solo dal lato economico, pur piacevole per chi viaggia con un budget ridotto. Anche nella confusione di Kuta, la prima località dove mi fermo a Bali, stracolma di turisti, inizio ad intravedere qualcosa che mi lascia perplesso …. continua a leggere qui >>
Ago212007 Il viaggio in Australia/Nuova Zelanda si è svolto proprio come avevo previsto, anzi a dire il vero è andato anche peggio di come avevo previsto.
Senza dubbio sono due paesi fantastici sotto il punto di vista naturalistico. Poco abitati e con grandi diversità (soprattutto l’Australia) ambientali, si possono fare veramente delle fantastiche escursioni. Il problema è che queste escursioni sono molto care. Dai 100 aus$ (60 €) per quelle più economiche di mezza giornata agli anche 2000 aus$ di quelle di 10 gg. Tutte quindi fuori dal mio budget di viaggio lungo. Le può fare chi viene qui per il classico viaggio annuale, e ha quindi più soldi da spendere. L’unica escursione che alla fine avevo deciso di comprare, una giornata in bus attraverso la Great Ocean Road, vicino a Melbourne, alla fine è saltata per quasi una settimana di continuo maltempo.
Ma se proprio devo dire il vero, non mi è pesato più di tanto non poter fare tutte queste escursioni, sia perché solitamente non costituiscono la priorità nei miei viaggi (leggere le “avvertenze” in testa al blog) e sia perché ne potrei fare di simili nel sud-Est asiatico a prezzi infinitamente più bassi.
Paesi con ottime possibilità per chi viene qui a lavorare, con ottimi servizi, con persone veramente sempre disponibili anche con chi non conoscono affatto e sempre con un’ammirevole self-control oltre che gentilezza (dal quindicenne con le mutande fuori dai jeans al cinquantenne in abito e cravatta), mi hanno dato comunque degli ottimi spunti di riflessione, anche se ribadisco che non costituiscono il mio luogo ideale per viaggiare.
Da quando ho conosciuto il “lato b” del mondo (i paesi più poveri o il più fuori possibile dalle rotte turistiche) non riesco più ad apprezzare più di tanto il ricco “lato a”.
Bali, arrivo!! 😀
FOTO Melbourne – Darwin (49)
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Ago202007 A Melbourne troverà finalmente soluzione il problema del rifornimento lenti a contatto, anche se con un esito per me assolutamente imprevisto.
Usando lenti a contatto usa e getta, son partito dall’Italia con una scorta sufficiente per sei mesi (i sei mesi sudamericani) per poi rifornirmi di nuovo appena sbarcavo nei due paesi dell’Oceania, più moderni e dove quindi pensavo fosse più facile reperirle. Pensavo.
Come tutte le cose in questo viaggio, me la prendo molto con calma e così ci penso solo l’ultimo giorno in Nuova Zelanda, trovando però il negozio chiuso (alle 19 è già chiuso da un pezzo, non stanno ad aspettare me). Rinvio l’acquisto a Sydney dove però trovo l’ottico pignolo di cui ho già accennato, finché quando arrivo a Melbourne le devo assolutamente comprare.
Ottico 1… poi ottico 2… poi ottico 3… arrivo all’ottico 7 in poche ore, poi sospendo la ricerca, devo pensare.
Che succede?
Il problema è che in Australia (e anche Nuova Zelanda) le lenti sono considerate un medicinale e quindi si possono vendere solo dietro presentazione di ricetta medica. Anche se la ricetta la visionano senza conservarla, va presentata. Lo dice la legge. A poco serve precisare che son straniero di passaggio, che conosco a memoria la gradazione delle lenti, che non avrei convenienza a comprare le lenti sbagliate, che tanto non lo viene a sapere nessuno, etc etc. Lo vieta la legge, questo è sufficiente. Ancor di meno serve la mia prescrizione italiana, diversa da quella australiana. In Australia infatti, oltre alle diottrie da correggere, ci scrivono il tipo di lente, il diametro, la curvatura, i tempi di utilizzo, la marca, se hai l’amante (no, questo no ma poco ci manca) ed infine vale massimo un anno. La mia ricetta italiana del 2004 la guardano, ci pensano su, telefonano ad un collega, chiedono informazioni, poi me la ridanno e mi dicono tutti che devo rifarla nel loro paese. A pagamento! Un ottico addirittura deve aver telefonato proprio ad uno degli altri ottici in cui ero già stato, perché ad un certo punto mentre parla abbassa il tono della voce e dice “C’è un tizio con una prescrizione sospetta… si, credo sia la stessa persona…. ha uno zainetto nero… è lui…”. Ma guarda un po’, neanche fossi un terrorista.
Con questo ottico, l’ultimo dei tanti, mi fermo a discutere un po’ ma lui conclude dicendo che vanno rispettate le regole australiane e che in Italia abbiamo un sistema “diverso”. Questo me lo dice con la solita pacatezza e gentilezza australiana, che se appunto veniva filtrata, cioè se si rimuoveva dal suo atteggiamento la “maschera” (anche piacevole) di correttezza e self-control che sempre hanno, si vedeva che sotto esprimeva disapprovazione sul nostro sistema più permissivo. La solita Italia insomma.
Mi giro e osservo le sue vetrine. Vende soprattutto occhiali da sole e leggo: Dolce & Gabbana, Versace, Police, Armani, Prada, Gucci, etc. I soldi quindi se li fa anche grazie all’Italia.
Mi riprendo la ricetta, saluto e me ne vado. Ok, inizia ora la sfida! Ecco che esce ora fuori l’istinto italiano di arrangiarsi, che esce fuori quando ci si crede vittima di un’ingiustizia. Ma anche quando non ci si crede vittima di un’ingiustizia. Insomma esce fuori e basta.
Ci penso su e riesco a trovare tre possibili soluzioni: a) ottico nel quartiere cinese: i cinesi sono più attaccati ai soldi che alle leggi; b) ottico nel quartiere italiano: gli italiani non sono attaccati ai soldi ma non sono per niente attaccati alle leggi; c) fotoritocco al computer della mia ricetta, inserendoci i dati mancanti.
La soluzione a) è subito vincente, la ottica cinese mi fa vedere le lenti che ha, mi dice i prezzi e le compro. 90 $ (fra l’altro sono molto più care che in Italia, costano il doppio).
Si chiude così il match Italia-Australia, 1-0 come ai mondiali di calcio (arbitro cinese).
Ma…. c’è la moviola di mezzo!
Il giorno dopo provo le lenti: non vanno bene! Hanno una piccola differenza di curvatura che pensavo ininfluente, e invece mi danno fastidio e non ci vedo bene.
Torno dalla cinese la quale mi dice che, a questo punto, devo necessariamente fare la visita.
“Uff, ancora con questa visita… Quanto costa?”
“30$”
“Ok, la faccio” (pensavo costasse di più).
Dopo la visita, tiro fuori le lenti comprate il giorno prima per farmele cambiare con le nuove.
“Quelle non gliele posso cambiare”
“Come no? Una scatola è ancora sigillata, e qui in Australia tutto ciò acquistato nei negozi si può cambiare entro 7 giorni, se integro”.
“Si, ma lei le ha comprate senza ricetta, quindi sono senza garanzia”.
“Ma…. ma…. “.
Inutile discuterne, ci provo ma la cinese è irremovibile, non batte ciglio (se anche lo facesse non si noterebbe, ha gli occhi piccoli piccoli).
“Dai, su, il mese prossimo poi vado in Cina, nel suo paese….”. Mi risponde che non gli interessa, lei ora vive in Australia dove si sta meglio della Cina. Insomma, non c’è verso. Le altre lenti le devo buttare e basta.
Grr! Acc! Grunt! Roarrrr!! E così via altri 30+140 aus$ !
La mia partita virtuale con gli ottici (che avevo vinto io!) è stata poi annullata a tavolino, e ho perso. Per ritorsione gli ultimi 3 giorni giro per la città senza pagare il tram! Tanto qui si fidano e non controllano. 20$ recuperati. Non è tanto ma è la (magra) soddisfazione morale che conta.
Melbourne
Darwin
Gli ultimi due giorni australiani li passo a Darwin, nel nord, in quanto da qui parte il volo di uscita (finalmente!) dall’Australia. Ci arrivo con un volo interno comprato a Melbourne con la compagnia low-cost JetStar, che però becco in un periodo hi-cost in quanto c’è una festività vicina. Insomma, non me ne va bene una in OZ (Australia)!
Darwin sembra più carina, città piccola e calda (ma non troppo, non è afosa) in quanto qui siamo in piena zona tropicale. Dopo i 6 caldi mesi d’estate in sud America e le 6 fredde settimane d’inverno in Oceania, ritorno bruscamente in zona estiva. E questo fa piacere!
La unica sera che passo a Darwin noto che la cittadina, anche se piccola, ha una movimentata vita notturna, con tanti locali aperti tutta la notte nel centro. Ma ormai i miei pensieri sono tutti per l’affascinante Asia in arrivo, per cui mi concedo solo una veloce birretta in un bel e movimentato pub vicino all’ostello e poi rientro, nonostante ci sia un bravissimo gruppo che suona musica dal vivo.
Il tempo per l’Australia, ormai, è finito.
Goodbye!
PS: domani esce il finale australiano (h. 12:00)
Dollaro Australiano
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