E’ la volta di una tappa “marina”. A parte le due settimane di mare di Arraial D’Ajuda e alcuni giorni a Rio, nei primi 5 mesi di viaggio di spiagge ne ho frequentato ben poche. Strano in Brasile? Un po’, visto che qui le spiagge abbondano, ma non per me e, visto che spesso mi viene chiesto per mail e molti pensano che passi tutti i giorni in spiaggia, scrivo qui perchè ci vado cosi poco. I motivi sono diversi.
- Potrà sembrare presuntuoso ma il fatto che viva in Sardegna non mi fa apprezzare molto tante spiagge che incontro. In tanti viaggi fatti, solo una volta ho incontrato spiagge più belle di quelle sarde che ben conosco, ed esattamente a Los Roques, in Venezuela. Molte altre le ho trovate belle dal punto di vista paesaggistico, perché quando una spiaggia è bordata da una fila di palme da cocco ha indubbiamente quel tocco esotico che la fa apprezzare, ma poi la trasparenza dell’acqua e il colore della sabbia spesso lasciavano a desiderare.
- Il Sole! Qui il sole non scherza, siamo sempre fra i tropici e l’equatore, ed è indispensabile usare sempre creme protettive da 30 fp in su. E per me che ho una paura matta delle scottature, è questo il punto più importante.
- Ci sono così tante cose da fare/vedere/conoscere in viaggio che lo stare tante ore buttati in spiaggia mi sembra, a volte, una perdita di tempo.
- Aggiungo un ultimo punto, specifico di questo viaggio: i pericoli. A Rio la forte corrente oceanica rendeva spesso problematico l’uscire dall’acqua; ad Arraial, durante il primo bagno, mentre nuotavo verso il largo l’acqua è diventata improvvisamente bassa e son finito con l’infilare una mano e un piede sopra un bel riccio; sempre ad Arraial, pochi giorni dopo e sempre nuotando, son finito in mezzo alla “marea rossa” (vedasi post n° 23, Arraial/1); andando ora in barca ad Algodoal si vedevano galleggiare sul mare centinaia di meduse. Può bastare. Pochi bagni per ora.
Ma, nonostante tutto, ora da Bom Jardim faccio rotta verso l’ultimo mare dei prossimi 3 mesi, prima di poterlo rivedere a Bali (o a Darwin). Scelgo quindi un’isoletta di cui mi aveva parlato il maltese (del post n° 32, Sao Luis/2). Ci si arriva in autobus da Belem e poi in barca. E’ appena sotto l’equatore, a mezzo grado di latitudine sud. E’ questa la volta che mi avvicino di più all’equatore, anche se ancora non son riuscito a fermarmi allo zero esatto.
L’isoletta si chiama Algodoal, non ha strade asfaltate, non ci sono macchine, moto o altri mezzi a motore (a parte le barche) e le strade sono quasi tutte di sabbia.
Nuovo stato (Parà), nuova musica. Dopo il samba di Rio, l’axè di Bahia, il forrò, seresta e reggae del Maranhao, è ora la volta della brega, musica e ballo prevalente nel Parà. Ma a parte le feste del sabato sera (anche in quest’isoletta, almeno il sabato, i brasiliani si scatenano! Non c’è verso, niente li ferma) gli altri giorni passano molto tranquilli (e spesso con pioggia) per cui mi fermo solo 4 giorni, prima di fare rotta verso Belem, porto di partenza per risalire il Rio Delle Amazzoni.
Ecco qui sotto le foto di Algodoal.
Ciao ciao!
E vai Alogodolal!!! E come ci sei finito? Me la ricordo bella, un pò troppa plastica in giro e internet a 1 real al minuto 🙂
COme ho scritto me l’ha consigliata un viaggiatore incontrato a Sao Luis.
Però internet ora non c’era (unico pc dell’isola con modem guasto) e quando c’era credo fosse molto caro (e lento), perchè connessione telefonica.
Spiaggia non molto pulita, già.
Ciao ciao!