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Gen152013

(Venezuela) Los Roques, paradiso perduto (per ora)

Los Roques Venezuela

Due giorni fa, per caso come spesso accade per i nuovi incontri, ho conosciuto qui a Cali Antonello Zappadu, fotografo sardo uscito alla ribalta qualche anno fa quando fotografò (e pubblicò su alcuni quotidiani europei) il nano putrido di Arcore mentre gozzovigliava con amici e con un altro primo ministro europeo (Topolanek) con alcune prostitute nella villa di Certosa nella mia bella Sardegna. Da quel giorno lì c’ha Ghedini attaccato al collo che non lo molla mai, e anche per questo vive qui in Colombia.
Fra un processo e l’altro, si occupa anche di “folklore” locale, come un’inchiesta che ha condotto personalmente negli ultimi 5 anni sul traffico Libro La Bamba - Zappaduinternazionale di droga e sul viaggio che fa un grammo di cocaina dal Putumayo (non quei bei cd di world music, ma una delle zone colombiane dove si coltiva la coca – ci sono stato un anno fa, un giorno ne parlerò qui) fino al naso dei milanesi. Ha da poco pubblicato un libro su questo suo lavoro.

Fra le varie interviste e sopralluoghi fatti per la sua inchiesta, un giorno gli capita di parlare con qualcuno ben informato (pare un ufficiale o ex-ufficiale dell’esercito) che gli illustra ciò che spesso accade nella zona fra le venezuelane isole di Los Roques e la penisola colombiana della Guajira.
E’ già risaputo che la cocaina prima di entrare negli Usa …. continua a leggere qui >>

Mar302009

MANAGUA – L’operazione “Palmo Di Naso”

Dopo mesi di quasi totale inattività, si rianima il blog con i racconti dal punto in cui mi ero fermato, cioè poco dopo l’arrivo in Nicaragua.
Qui sono a Managua, i primi giorni dell’arrivo.
Ciao!

L’operazione “Palmo Di Naso”

Dopo aver “tastato” alcuni comedores (letteralmente si traduce in “mangiatoia” :-), ma significa “locali in cui si mangia”), individuo il mio preferito in un esteticamente assai misero bar-ristorante, con 4 tavoli di plastica sistemati sul marciapiede e una piccola cucina vicina. Serve pasti di ottima qualità (il nazionale Gallo pinto – riso bianco fritto con fagioli – una bistecca, insalata e patatine fritte) ad un prezzo eccellente (2,50 dollari). L’unica nota negativa è che si trova a 3 isolati dal mio alloggio, che in questo quartiere “Ticabus” (vedere post precedente) non sono pochi, soprattutto di notte. In risposta ai furbastri e scroccatori vari della zona elaboro allora la tecnica “Palmo Di Naso”, che sembra funzionare sempre. I balordi infatti ogni volta si avvicinano con molta indifferenza, inquadrandomi da lontano e dirigendosi verso di me facendo finta di incrociare casualmente la mia strada. Quando siamo di fronte scatta qualche solita frase di circostanza e poi chiedono qualche soldo. Il problema è che queste vie sono quasi sempre deserte, quindi non è facile rifiutare perché c’è sempre il dubbio di come codesto scassa palle possa reagire. E quindi a volte è meglio pagare (10 cordobas sono sufficienti, mezzo dollaro) ma, per evitare ogni contatto, io preferisco la mia tecnica P.D.N., molto più appagante del “pedaggio” obbligato.

Funzionamento.

Il balordo, come detto, mi ha già inquadrato ed ha iniziato la sua tecnica di abbordaggio, avvicinandosi con disinvoltura per non allarmare il suo obiettivo. Quando siamo abbastanza vicini …. continua a leggere qui >>

Nov222008

Nicaragua: America latina!

Nel volo fra Cuba e il Nicaragua, ho una sosta per cambio aereo a San Josè, in Costarica. Qui ho il tempo per un pranzo, e mi reco nel luogo più economico dell’aeroporto (tutto caro qui, prezzi “europei”!), il fast-food. E qui non posso non rimanere quasi sbalordito!
Nulla di speciale, ci fossi passato in un altro momento non avrei notato nulla, ma dopo una permanenza in un paese come Cuba tante cose cambiano, anche la percezione della normale quotidianità. Ordino infatti un panino, delle patatine e una bibita, e il tutto mi viene servito in un vassoio di plastica (riciclabile) con un sopravassoio di carta (usa e getta), bicchiere di plastica (usa e getta), un mazzo di tovaglioli, buste, cannucce, bustine di salse, scatola di plastica del panino, posate di plastica. Insomma, con un solo mini-pasto produco una grande quantità di rifiuti. Io come le centinaia di persone che ogni giorno passano qui (discorso valido anche per l’Italia).
E poi sono circondato al 90% di americani, molti di loro obesi, che contribuiscono ad aumentare la percezione di opulenza e spreco di questo luogo (a parte il fatto che i loro governi sono una delle cause della rovina di Cuba).
Insomma, mangio ma non mi godo il pasto. Rimpiango già quei bicchieri improvvisati o la grande penuria di plastica di Cuba, pur se mi trovo più fra i miei “simili” ora che prima.
Però dopo pranzo, aspettando il volo successivo, mi “ciuccio” almeno 6 ore di internet gratis, veloce e Wi-Fi, dopo oltre un mese di quello lentissimo, caro e su pc locali che c’era a Cuba. E allora l’aeroporto di San Josè, Costarica, riacquista punti! 🙂

Le stesse sensazioni del fast-food costaricense le provo i primi giorni a Managua, Nicaragua. Il bagno dell’hotel con l’acqua diretta anziché la cisterna, la doccia con acqua abbondante e a pressione, i negozi per strada e i grandi centri commerciali stracarichi di merce da vendere e con vetrine scintillanti. E tutto questo pur se il Nicaragua è uno dei paesi più poveri dell’America Latina .

Ma c’è anche il risvolto della medaglia…

Pur se centrale, il quartiere dove alloggio è molto pericoloso …. continua a leggere qui >>

Apr202008

La versione cinese sul Tibet

Voglio segnalare un video che sta girando su internet, che espone il punto di vista sul Tibet della stragrande maggioranza (non molto lontano dal 100% credo – tibetani esclusi) dei cinesi. Mi è stato inviato qualche giorno fa su facebook da una mia amica cinese di Hong Kong, città che, nonostante la buona libertà di informazione che ha, le vere notizie sul Tibet non vengono tanto divulgate, credo non per limiti all’informazione ma perchè la popolazione, sentendosi cinese (anche se “a singhiozzo”), sembra non gradire questo argomento.

Quando ho provato a parlarne con alcune persone, proprio lì ad Hong Kong, il più delle volte i toni si accendevano subito (da parte loro) e sentivo fastidio per le nostre “intromissioni” occidentali.

Il video c’è anche su youtube, ed è questo (è in inglese) ….

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Dopo aver visto il video (fra l’altro anche molto volgare e astioso) ho subito replicato alla mia amica il mio parere, provando a farle capire meglio il “nostro” punto di vista e di come l’informazione sul Tibet che si riceve ad Hong Kong, per non parlare di quella che c’è nella “mainland” Cina, non sia completa.

Nelle mie repliche citavo proprio il felice esempio di Hong Kong, da solo 10 anni parte integrante della Cina però con ampie autonomie di governo locale, stampa, economia, moneta.

Perchè il Tibet non potrebbe, pur rimanendo dentro lo stato cinese, diventare autonomo come Hong Kong?

Stesso paese, regole e autonomie diverse, libertà su tanti aspetti anche della vita sociale, oltre che religiosa (davanti al mio hotel c’era una moschea) e culturale. E poi ho citato la dura repressione in Tibet, i presunti miglioramenti effettuati dal governo cinese (il famoso treno???!), le povere condizioni di vita dei suoi abitanti, l’esempio molto simile della vicina Birmania nella quale son stato, il parere unanime di ormai gran parte del mondo sui diritti umani in Tibet (e in Cina), il fatto che citare gli errori dei nostri paesi occidentali non sminuisce le colpe del governo cinese, e poi piazza Tienanmen…. bla bla bla. Le ho esposto la mia versione su quei “6 punti” citati nel video, senza astio e sapendo di toccare il famigerato orgoglio nazionale, che tanti danni fa e non solo in Cina. Per questo le ho anche elencato tutti gli aspetti della cultura cinese e del suo grande paese che mi affascinano tanto.

Se lei che è molto intelligente, di ottima cultura e ragionevole come gran parte dei cinesi di Hong Kong, alla fine, pur con tanti distinguo, ha convenuto che forse doveva informarsi meglio sul Tibet (dicendomi però anche a me di fare lo stesso sulla Cina in generale), con altri cinesi di Hong Kong non sono arrivato allo stesso risultato e, se si oltrepassa il confine fra Hong Kong e la vera Cina (c’è un confine vero e proprio, e l’afflusso dei “veri” cinesi viene limitato, esattamente il contrario di quello che accade in Tibet, dove viene incentivato), la cosa diventa praticamente impossibile.

Ho letto tanto sul Tibet ultimamente, ma uno degli interventi più azzeccati, a parer mio, è quello che ho letto sul sito di PeaceReporter, sito che periodicamente consulto per la oggettiva obiettività di vedute su tanti problemi del mondo, spesso infatti non in sintonia con le versioni che leggiamo sui media più diffusi.

Chi ha interesse a leggerlo, l’articolo è questo…
www peacereporter net/dettaglio_articolo.php?idart=10756
(Link non più funzionante, pare abbiano rifatto il sito e i vecchi post sono irragiugibili… peccato – Disattivo il link…)

Fra l’altro, è di oggi la notizia che in Cina si stanno propagando sempre più le manifestazioni anti-occidentali, diametralmente opposte a quelle occidentali contro la Cina.

La politica rovinerà il mondo! 🙁

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Lug252007

AUSTRALIA: la… violenza

Sei mesi dopo un post con analogo titolo scritto a Rio De Janeiro, mi ritrovo a Sydney a doverne scrivere un altro. Perchè? Situazione simile a Rio?

Un giorno, mentre tranquillo e beato (mica tanto beato, non sono mica in Brasile! 🙂 ) sono in un treno della metro di Sydney, mi capita in mano un quotidiano in distribuzione gratuita (mi sento tanto zio Paperone in Australia!). C’è in prima pagina una notizia di cronaca, con un titolo a caratteri cubitali più o meno così: “Sparatoria (o apocalisse) nel centro di Melbourne, 2 morti”. Sottotitolo: “Il peggior evento di cronaca degli ultimi cinque anni in tutta l’Australia”.
5 anni??? Ma se in Italia fatti simili se ne leggono, purtroppo, ogni giorno, e non solo nei giornali nazionali ma anche in quelli locali! Non parliamo poi dei giornali sudamericani.
Sarah, “lumbard” (non ricordo di dove sia, dintorni di Milano comunque) da poco trasferitasi in Australia (conosciuta nel TripForum Australia e incontrata poi a Melbourne), mi conferma che, anche dal punto di vista della sicurezza, l’Australia è vivibilissima. Quando era in Italia, dalle sue parti aveva paura ad uscire di notte in giro da sola, mentre qui lo fa regolarmente, anche a piedi. E’ molto più sicuro.

E allora? E quindi? E dunque?? Non so più cosa pensare.

I paesi più violenti in cui son stato sono indubbiamente quelli latino-americani. Ma in quel subcontinente la violenza va molto spesso di pari passo con la povertà, trattandosi di paesi con un’economia non certo fiorente. A Rio, che raggiunge il livello di violenza massimo raggiungibile dagli esseri umani (Bush escluso, lui supera anche Rio), si aggiunge il traffico di stupefacenti gestito nelle favelas, come causante.
Ma la povertà da sola non basta, perché se andiamo in Asia …. continua a leggere qui >>

Giu152007

RITAGLI BRASILIANI / SUDAMERICANI – 3

11. Ordine femminile

Le donne son sempre in ordine, pulite, pettinate e con un bel vestito (anche se semplice) a qualsiasi latitudine e in qualsiasi condizione sociale si trovino. Credo che questa regola sia contenuta nel secondo cromosoma X delle donne, quello che a noi manca!

Dalle grandi metropoli come Rio ai piccoli paesini del Maranhao, passando per i villaggi della foresta amazzonica, le ragazze erano sempre ben vestite, con i colori abbinati e i capelli ben sistemati. E si cambiavano ogni giorno di vestito, anche nei 7 giorni di barca.
Lo stesso invece non si può dire degli uomini e dei ragazzi, a volte disordinati anche se nel complesso sempre puliti.

Inutile, è questione genetica.

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12. La cronaca nera

Se si prende un qualsiasi quotidiano brasiliano di un giorno qualsiasi della settimana, si rimane sbalorditi dalla quantità e dalla efferatezza dei crimini che quotidianamente accadono in questo paese (in Venezuela e Colombia analoga situazione). Un singolo episodio da 6^ pagina di un quotidiano brasiliano, che occupa magari solo 5 righe, in Italia riempirebbe la prima pagina per giorni. Dalle persone assassinate per quattro soldi, e in maniera cruenta, ai veri e propri omicidi che la polizia commetteva quando interveniva da qualche parte.

Oltre a quelli che avevo citato nel post sulla violenza a Rio (questo post), ne ricordo altri due in particolare, avvenuti mentre ero a Sao Luis.

Uno era un omicidio politico che sembrava uscito da un romanzo di fanta-politica. Il prefetto (che è la seconda carica politica dopo il governatore) assassinato da due poliziotti su ordine di un deputato, con vari complici che ogni giorno spuntavano fuori nelle pagine dei giornali.

Il secondo ancora più triste. Un uomo di colore …. continua a leggere qui >>