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Mag12007

(SALVADOR DO BAHIA/4) Le foto

Ecco le foto di Salvador.

Sulla grande baraonda del carnevale ce ne sono pochissime perchè era troppo rischioso uscire la notte con la macchina fotografica. Solo l’ultimo giorno (martedì “grasso”) son riuscito a scattarne un po’ di pomeriggio, all’inizio dell’ultima sfilata.

Ciao!

FOTO SALVADOR

Prossime puntate:
(PERITORO’) Il profondo Maranhao (+ foto) – Esce il 3 maggio, h. 12.00!
(SAO LUIS/1) La città
(SAO LUIS/2) Il maltese e la filosofia latino-americana
(SAO LUIS/3) Le foto
(BOM JARDIM) Nel convento delle suore (+ foto)
(ALGODOAL – BELEM)
(RIO DELLE AMAZZONI) 7 giorni in traghetto: il motore rotto, l’incagliamento, Nazarè.
(MANAUS) …

Apr282007

(SALVADOR DO BAHIA/3) Il candomblé e la capoeira

Salvador è la città sudamericana che ha conservato più forti le origini africane di gran parte dei suoi abitanti. Durante gli anni dello schiavismo oltre 4 milioni di neri africani sbarcarono a Salvador per essere venduti come schiavi nel centro storico del Pelourigno, splendido e antico quartiere dove ho alloggiato in questi giorni. E’ stata quindi doverosa una visita all’interessante museo Afro-Brasileiro che, oltre ad una collezione di antichi manufatti africani, ricordava la storia dello schiavismo in sud America.
Anche la visita alla antica chiesa di Sao Francisco è stata importante, perché dopo questa chiesa ho deciso di non visitare più altre chiese cattoliche! Basta, le trovo tutte uguali e quindi noiose. Per quanto riguarda la semplice visita trovo più interessanti le chiese buddiste, più ricche, curiose e allegre delle nostre tristi e scure chiese cattoliche.

Cucina, religione, musica e danza sono i campi in cui l’influenza africana è molto forte. E riguardo alla religione mi ha lasciato abbastanza sconcertato assistere ad una funzione domenicale di “Candomblé”. Cos’è?
Il Candomblé è una religione afrobrasiliana formatasi in Brasile (ma anche in altri stati sudamericani) all’arrivo degli schiavi neri dall’Africa, quando gli vennero vietate le varie tradizioni africane e quindi, per cercare di conservarle, vennero fuse dagli schiavi con quelle locali e cristiane.
Anche la Capoeira è nata così, originalmente un’antica arte marziale africana, camuffata poi in danza in quanto anch’essa proibita dalle autorità locali.

capoeira

Capoeira a Salvador

Oggi il Candomblé è riconosciuto e anche sovvenzionato dal Governo brasiliano, e viene praticato da 2 milioni di brasiliani (molti dei quali cattolici).
Ci son due modi per assistere, a Salvador, a una funzione di Candomblé: modo 1) si va in un’agenzia di viaggi locale e si compra una visita con guida locale più trasporto, per una cifra non inferiore ai 50 R$ (18€); modo 2) si va alla Bahiatursa, l’ufficio turistico nazionale, che in un paio di minuti scrive in un fogliettino data e indirizzo della funzione più vicina. Poi si va in autobus. Costo 1,80 R$ (0,75 €), il costo dell’autobus. Inutile specificare quale scelgo! 🙂
Ma, ogni volta che in Brasile si sceglie un’opzione più economica, aumenta inevitabilmente il consumo di… adrenalina! L’autobus infatti, dopo un’ora di viaggio, mi scarica alla periferia di Salvador, all’ingresso di un quartiere popolare, alle 9 di sera quando è già notte da un pezzo …. continua a leggere qui >>

Apr262007

(SALVADOR DO BAHIA/2) Il carnevale e i pipoca

A Rio De Janeiro e Salvador si tengono le due manifestazioni carnevalesche più famose del mondo. Ma mentre a Rio il carnevale è da “vedere”, cioè si assiste, nel Sambodromo (uno stadio non ovale ma in lungo, dove sfila il corteo), ad una enorme, spettacolare, meravigliosa sfilata di carri e maschere, a Salvador si partecipa al carnevale, ballando in strada. Anche se ho saputo che da alcuni anni a Rio stanno rimediando a questa mancanza istituendo nelle due spiagge principali, la settimana di carnevale, tante feste con balli.
Qui a Salvador le parole chiave del carnevale sono: “blocos”, “trio eletrico” e “camarote”. I “blocos” (24 quelli ufficiali, più alcuni più piccoli indipendenti) sono grandi gruppi di persone (di solito alcune centinaia ma talvolta fino a 3000) che, delimitati da una grossa corda sostenuta dai “cordeiros” (persone che controllano che nessun altro entri dentro e che tutto fili liscio), sfilano cantando e ballando nei tre circuiti cittadini del carnevale, due dei quali (i maggiori, Barra e Campo Grande, lunghi 4 e 6 km), molto distanti fra loro. Al centro dei blocos ci sono da 1 a 3 enormi camion che avanzano lentamente, pieni zeppi di grandi altoparlanti che sparano musica ad altissimo volume, suonata dal vivo dagli artisti che stanno in cima al camion. A chi è dentro il bloco viene fornito cibo e bevande a volontà durante le 5-8 ore della sfilata del bloco (la sfilata complessiva di tutti i blocos invece dura più di 12 ore ogni notte).
Una soluzione più comoda è quella dei “camarote”, grandi locali riservati, ubicati nei punti con vista migliore del circuito, dove anche qui si balla, mangia e beve ma dove ci si può anche sedere. Quando passa un bloco, la musica interna del camarote si spegne e tutti si affacciano per vedere il bloco. Poi di nuovo musica con deejay.
Ma… in tutta questa grandiosa organizzazione c’è un problema: i costi. Per poter partecipare ad un movimentato bloco o al più comodo camarote bisogna acquistare una maglietta (che costituisce il biglietto d’ingresso) che costa da 250 R$ (90 €) a 2000 R$ (750 €)! E vale un giorno solo. E allora?
E allora c’è una terza possibilità per partecipare, che è poi la più gettonata e che anche io ho scelto, alla quale i fantasiosi brasiliani hanno dato il simpatico nome di “pipoca” (“pipoca” in portoghese significa “popcorn”). Si va in strada, “aggratis”, e si partecipa al carnevale unendosi (fuori dalla corda) ai vari blocos che passano, anziché seguire un solo bloco come fa chi compra la maglietta. Un po’ qui, un po’ lì, saltando da una parte all’altra. Come i popcorn! 😀
Infine, oltre ai due grandi circuiti dove sfilavano i blocos, nel centrale “pelourigno” c’erano tutto il giorno gruppi musicali (sempre a base di percussioni) che andavano su e giù nelle strette viuzze, concerti, qualsiasi cosa riproducesse musica. Un’altra grande differenza con il carnevale di Rio è infatti che mentre in quest’ultima città sono più importanti i costumi, ricchi e coloratissimi, qui a Salvador è più importante la musica, e i costumi sono quasi sempre poco appariscenti.

Vita da Pipoca

Ma la vita da pipoca non è semplice ed ha alcune controindicazioni: è molto più pericolosa!
Io e i simpatici amici giapponesi ce ne siamo accorti proprio la prima notte del carnevale, quando …. continua a leggere qui >>

Apr172007

(SALVADOR DO BAHIA/1) L’arrivo, l’alloggio e il gaglioffo

La seconda volta che riparto da Arraial D’Ajuda sarà quella definitiva e, dopo 13 ore notturne di bus, arrivo la mattina presto del 14 febbraio (vigilia di carnevale) a Salvador, capitale dello stato di Bahia, la città più “nera” del Brasile in quanto in passato fu il principale porto sudamericano di arrivo degli schiavi prelevati in Africa.
Carnevale inizia domani e gli ostelli sono già tutti al completo, con prezzi che per i 7 giorni di festa vengono moltiplicati per 4, o anche più. Se normalmente qui un ostello costa 25 R$ a notte (9 €), da domani fino a martedì i prezzi vanno dai 90 R$ ai 200 R$ (75 €)! E comunque, anche volendo pagare, non c’è più un posto libero negli ostelli rintracciabili via internet. Come fare? Questa volta mi son fatto aiutare da Misato, giapponese conosciuta a Rio, che è arrivata qui già da alcuni giorni e ha fatto la ricerca anche per me. Ha trovato un ostello “clandestino”, senza insegne e senza nome, che costa 55 R$ per carnevale e solo 15 R$ (5,5 €) gli altri giorni. Spartano ma pulito, con bagno in camera e internet gratis ma senza colazione (che a carnevale è inutile, ci si sveglia sempre oltre mezzogiorno). E comunque scopro che nei dintorni c’è un’offerta enorme di alloggi, camere, case private, posti letto nel pavimento, insomma ogni tipo di residenza non ufficiale. Per carnevale qui ognuno cerca di guadagnare qualcosa, per cui è facile trovare alloggi a buon prezzo, lasciando perdere hotel, posadas e ostelli ufficiali che hanno ora prezzi proibitivi. Quindi a chi volesse venire a Salvador per carnevale io consiglio di non prenotare assolutamente nulla, arrivare qui e girare per le strade del centro (Pelourigno), qualcosa si trova sempre anche a carnevale iniziato.
All’arrivo nella stazione di Salvador, notando la mia faccia da “gringo” italiano che, in Brasile come in mezzo mondo, ha la pessima fama di turista ricco e spendaccione, i taxisti si prodigano di offrirmi posadas a prezzo di affare (affare per loro) a 1500 – 2000 R$ per la settimana di carnevale (600 – 750 euro), oltre a passaggi in taxi sempre cari. Ma io, determinato nella mia missione di far ricredere i brasiliani sulle vere capacità economiche degli italiani, mi sacrifico e rinuncio alle posadas super-confort offertemi e mi avvio verso lo spartano ostello che, con le simpatiche blatte, mi sta aspettando a porte aperte. Con due israeliane insolitamente socievoli prendiamo un autobus da 1,80 R$ anziché il taxi da 30 e ci tuffiamo nella metropoli latino-africana.
Salvador, insieme a Rio che comunque la supera in questo campo come supera, credo, ogni altra città latino-americana, ha la fama di città molto pericolosa per cui, anche se ormai sono abbastanza abituato a luoghi dalla fama simile, i primi momenti, direi le prime ore, sono sempre quelle con più tensione. Tensione che solo dopo passeggiate ricognitive nei dintorni dell’alloggio e del centro, per acquisire un po’ di confidenza con il nuovo luogo, si allenta. Provate ad osservare un gatto quando lo si porta in un ambiente in cui non è mai stato: osserva tutto, si muove piano, annusa in giro con prudenza. Ecco, esattamente così! Infatti, appena scendo dall’autobus in una larga strada nei pressi del centro e un brasiliano mulatto/scuro si offre di guidarmi per un tratto di strada, storco un po’ il naso ed esito un po’ prima di seguirlo, sempre però ad una certa distanza ed osservando accuratamente ogni particolare. Come il gatto di cui sopra.
Ma sembra un tipo tranquillo, vestito bene, con una faccia normale (cioè non da delinquente) e infatti in pochi minuti mi accompagna fino ad una funicolare con la quale si sale rapidamente fino al Pelourigno, il centro storico di Salvador. Mi spiega come arrivare su e dove è meglio non passare per evitare i ladri, mi dà il benvenuto nella sua città, mi saluta e se ne va. Rimango sconcertato. Non mi ha chiesto soldi, non mi ha consigliato alcun hotel di suoi amici in cui andare, non ha cercato di vendermi niente, mi ha solo aiutato. Sento quasi dei sensi di colpa per aver dubitato di lui, e penso ai soliti preconcetti che si hanno quando si viaggia in paesi come il Brasile. Io ricco turista, lui povero nativo, mi vuole sicuramente fregare. E con questi pensieri nella mente arrivo su al Pelourigno.

 

pelourinho

Pelourigno

Ma il Brasile non è il paese delle certezze, e c’è sempre qualcosa che contraddice ciò che si è appena imparato. Esco dalla cabina e, dopo pochi metri, ecco …. continua a leggere qui >>