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Dic282007

Isole Gili (Lombok): le foto

Altra puntata di sole foto, questa volta da un vero paradiso indonesiano: le isole Gili, nei pressi della grande isola di Lombok.

Il prossimo post invece sarà un racconto sull’ultima tappa di Bali. 🙂

Ciao ciao!

FOTO isole Gili (59)

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Set182007

Le isole Gili

Del lungo spostamento da Ubud verso le isole Gili, un’intera giornata, ricordo in particolare le due orette intorno al tramonto. Non la mattina, passata in un piccolo autobus con sedili “a norma” asiatica (quindi di dimensioni ridotte, taglia “S”) e passeggeri “a norma” occidentale (quindi di taglia L o XL). Leggasi: stipati come sardine! Non il lungo pomeriggio nel traghetto “intercontinentale” (poi spiego perché) per raggiungere Lombok, passato a dormicchiare dentro la barca mentre la maggior parte degli altri passeggeri, in particolare quelli di sesso femminile, si abbrustolivano nella terrazza in alto, sotto il cocente sole tropicale (non capirò mai questo auto-sadomasochismo).

Rimarrà invece per me memorabile quando, appena il sole era abbastanza basso da non dare più fastidio, sono uscito fuori dalla mia buia tana e mi sono appollaiato in una panchina su un lato della barca, lo stesso lato in cui c’era un sole che aveva già iniziato la variazione cromatica dal giallo = caldo terribile = fastidio, al rosso = tepore piacevole = riflessioni varie. Dei 5 sensi che abbiamo, se si riesce a raggiungere il top su almeno 2 nello stesso momento, si sta divinamente. E così, con il mio piccolo lettore mp3 ho cliccato “play” sulla mia musica preferita proprioi mentre la natura aveva già cliccato “play” sul film che mi avrebbe tenuto 2 ore incollato alla panchina. Se la vista del mare, con la sua immensità e colore, è già di per se piacevole in ogni momento, abbinata ai colori del tramonto lo diventa ancor di più. 🙂

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Isole Gili: Tramonto Wallace

Tramonto sulla linea di Wallace

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In tarda serata, quando ormai è già buio, arrivo così in Oceania. Già, perché il canale di mare fra Bali e Lombok, la cosiddetta “linea di Wallace”, segna il confine geografico e biologico fra Asia e Oceania. Ma niente paura, non sto tornando in Australia. Trascorro invece una settimana fra le isole Gili, vicine alla più grande isola indonesiana di Lombok: Gili Trawangan, più turistica e dotata di tanti hotel, ristoranti, bar e negozietti, e Gili Meno, più piccola e selvaggia, solo natura e pochi hotel/ristoranti, zero vita notturna, silenzio e solo rumore delle onde. Niente asfalto in tutte e due, solo strade di sabbia o terra (si può girare scalzi!). Entrambe dotate di spiagge stupende e bianchissime, in quanto c’è la barriera corallina vicina, con l’acqua del mare che qui, udite udite, raggiunge la trasparenza del mare sardo.

E come si misura?

Ecco un semplice “test di misurazione trasparenza acqua marina”. Entrate in acqua fino …. continua a leggere qui >>

Lug242007

SYDNEY, città fotogenica

Già, ora devo scrivere sull’Australia…. uff, mi sto annoiando già prima di iniziare, figurarsi poi chi leggerà. Va bè, io ci provo, ma vi ho avvisato.

Ecco Sydney in tre puntate! (Oggi, domani e dopodomani).

Primo giorno in Australia, a Sydney: giornata stupenda, sole tutto il giorno. La mattina esco a piedi e per primo vado nei vicini Royal Botanic Gardens, nella via per l’Opera House e l’Harbour Bridge, i due simboli principali di Sydney. Il parco è stupendo, mi piace così tanto che ci ritornerò in seguito altre tre volte. Alberi molto belli e ben curati, prati perfetti (all’inizio dei prati c’erano i cartelli con la scritta: “Per favore, cammina sull’erba”), gente che passeggia in silenzio o fa jogging, un senso di pace e calma totale insomma, nonostante fossimo a due passi dal centro. E infatti, dietro gli alberi più alti, emergevano imponenti gli alti grattacieli della “Business district”, la zona degli uffici. Quel contrasto natura/cemento era forte ma non stonava, anzi c’era una certa armonia fra le piante di altezza simile fra le quali ogni tanto spiccava qualche albero più alto e la skyline della città retrostante, dove invece erano i grattacieli a differenziarsi dagli altri bei palazzi circostanti. E le foto scattavano a raffica.
Sydney è certamente una città fotogenica come non ne ho visto altre finora (bè, forse Roma, ma è una bellezza diversa, più antica), credo sarebbe una meta appetitosa per ogni fotografo.

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Sydney, Royal Botanic Gardens

Sydney, Royal Botanic Gardens

E mentre avevo questi pensieri il sole risplendeva, faceva molto meno freddo che a Queenstown e pensavo: bè, con il tempo devo dire che son fortunato, sia in Nuova Zelanda che qui ora sto trovando sempre splendide giornate (a parte un paio di giorni di leggera pioggia a Queenstown). Bene, dopo questo mio pensiero, il giorno dopo iniziò a piovere (intensamente, un vero diluvio!) di mattina, pomeriggio, sera e notte, e così via per sei giorni consecutivi! Un amico di Sydney (Matt, conosciuto ad Arraial, in Brasile) mi ha detto che non aveva mai visto tanta pioggia tutta insieme, di solito pioveva al massimo per alcuni giorni. Ok, il clima sta cambiando nel mondo, ma proprio ora doveva cambiare qui? Per questo motivo prolungo la permanenza a Sydney, 10 giorni anziché una settimana, aspettando che la pioggia finisca.
Ne approfitto per finire i racconti sul Brasile nel blog (riducendo l’ormai cronico ritardo) e per visitare alcuni luoghi al chiuso, come il M.C.A. (museo arte contemporanea, gratis), l’acquario (il più grande del continente oceanico, carino) e il Power House Museum (museo tecnologia). Anche il cinema tridimensionale (Imax, con lo schermo più grande del mondo) è interessante e coinvolgente (chissà perché non fanno tutti i film del cinema a tre dimensioni).

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Acquario Sydney

Nell’acquario di Sydney

Continuano poi gli incontri intorno al mondo con gli amici di Arraial. Dopo Marcela e Danae a Santiago Del Cile e Simon ad Auckland, ora è la volta di Matt, australiano di Sydney, che una domenica mi accompagna al Darling Harbour e poi in giro per gli storici pub nel quartiere The Rocks.
Un’altra sera invece è la volta dell’incontro con Anna, una ragazza del TripForum Australia, milanese appena arrivata in Australia per il suo Working Holiday Visa, il permesso di soggiorno di un anno per lavoro. Viene rilasciato facilmente a chi ha meno di 30 anni, e qui il lavoro si trova subito, basta anche solo camminare per strada ed entrare nei negozi che hanno un avviso di ricerca di personale nella vetrina. Ci vengono da tanti paesi, europei e asiatici in particolare, ma anche da paesi del Sud America come Brasile e Cile. E in effetti per chi ancora non lavora e vuole farsi un’esperienza di un anno all’estero senza avere i soldi per stare solo in viaggio, l’Australia è un’ottima destinazione. Qui si può trovare subito lavoro, magari stare qualche mese in una città, poi mollare tutto, viaggiare un po’ in questo enorme stato-continente e quindi riprendere a lavorare da un’altra parte. Tanto è facile.
E molti fanno proprio così. Le auto usate per esempio si trovano a prezzi bassissimi (in media 800-2000 aus$), così come deve essere divertente, per viaggiare internamente, noleggiare uno di quei camper che si usano qui, coloratissimi con vivaci disegni di fiori, surf, spiagge, etc. Costano da 40$ al giorno (per 2 persone) in su.

Ritorna anche la salsa ( 🙂 )! Dopo Auckland infatti ritrovo qui una vasta comunità salsera. Il problema è che ci son troppi locali (una dozzina aperti le notti dei week-end e due o tre tutti gli altri giorni) per cui perdo un po’ di sere prima di individuare i locali giusti. Con Alicia (nome “d’arte” di una coreana conosciuta in pista – mi spiega che i loro nomi sono impronunciabili per noi occidentali e allora per poter lavorare devono inventarsi un nome più facile) giriamo ogni sera un locale di salsa diverso, tanto qualcuno aperto c’è sempre. E dentro i locali salseri la percentuale di sudamericani presenti è alta! 🙂 Che bello!
Una sera mi metto la mia amata magliettina brasiliana, con i colori della bandiera, e in tanti si avvicinano a parlarmi, scambiandomi per brasiliano. E così un bahiano muore di nostalgia quando gli racconto che pochi mesi prima ero al carnevale della sua città, Salvador, mentre un colombiano con la faccia cupa, sbronzo fradicio di rum, mi confessa di essere un ex-paramilitare, ragion per cui lo mollo subito!

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Opera house Sydney

Opera House, Sydney

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Mag282007

(DA BELEM A MANAUS) Nel Rio Delle Amazzoni

Arrivo a Belem, capitale del Parà, città situata sulla foce del Rio Delle Amazzoni. E qui, così come la musica, cambiano anche, ancora una volta, i tratti somatici delle persone. Dopo il bianco sud e la nera Bahia, con tutte le sfumature intermedie, ora qui è maggiore la presenza india, e ciò si nota soprattutto dagli occhi quasi a mandorla di molti abitanti e dai capelli lisci come spaghetti, come a Bahia le ragazze sognano di avere (e a volte ottengono con costosi e talvolta pericolosi trattamenti).
Bella questa varietà. Tanti stati, ognuno con forti caratteristiche proprie. Etnie, tradizioni, cultura, musica e comportamenti sociali sensibilmente differenti. Più che uno stato federale il Brasile si può assimilare ad un continente, ed infatti ha le stesse dimensioni, per esempio, dell’intera Europa.
Qui a Belem mi fermo un giorno solo, il tempo necessario per prepararmi alla risalita del fiume più grande del mondo in barca. Viaggio questo della durata di 5 giorni (ma io ce ne metterò 7!) che si fa con traghetti di varie grandezze, a seconda del giorno in cui si parte. Io parto di martedì e quindi mi tocca il “Nelio Correa”, uno dei più piccoli ma che, mi diranno poi, è il migliore per quanto riguarda la cucina a bordo.

Necessario per il viaggio: biglietto, amaca e repellente insetti.

Biglietto: 160 R$ dormendo in amaca sul ponte, all’aperto, o 300 R$ dormendo in cabina con aria condizionata. Inizialmente pensavo di prendere la più comoda cabina, anche per paura di eventuali furti ai bagagli, ma poi ho scelto l’amaca che, dal mio punto di vista, è la scelta migliore. Non solo perché risvegliarsi la mattina e vedersi davanti la rigogliosa foresta amazzonica è ogni giorno uno spettacolo, ma anche perché lo stare appesi ad un’amaca a stretto contatto con i brasiliani (che appendevano le loro amache in ogni spazio libero) ha reso la vita a bordo di quei sette giorni più movimentata e interessante. In breve tempo infatti ci si conosceva quasi tutti e si passava il tempo assieme. Questo mezzo di trasporto è utilizzato dal ceto basso/popolare brasiliano (quello più interessante e divertente!), mentre il ceto medio e alto a Manaus ci va in aereo, che costa poco di più e ci impiega poche ore anziché 5 giorni.

Amaca: comprata al mercato, una delle più economiche, tanto mi serviva solo per quei pochi giorni: 20 R$ (7 €).

Vaccini: non necessari. A Belem sono andato in una farmacia e la commessa, ragazza di Manaus che ha attraversato il fiume tante volte, mi ha detto che non c’era il pericolo di malaria e che bastava un semplice repellente. E quindi se già ero poco propenso a fare la profilassi, dopo ne ero più che certo. A bordo poi ho chiesto qui e là. Brasiliani: nessuno ne ha mai fatto. Turisti stranieri: quasi tutti l’avevano fatta, con grande gioia delle case farmaceutiche europee. Comprate il Lariam, comprate. In Brasile ora è più pericolosa la Dengue, malattia portata da un’altra zanzara per la quale non esiste profilassi o vaccino. Solo prevenzione. E quindi repellente e abiti lunghi la sera sono la soluzione più efficace.

Nell’ostello di Belem ci siamo solo io e Bruce, un simpatico australiano sui 65 anni con il quale usciamo insieme l’unica notte passata a Belem. Simpatico perché, nonostante la sua età, fa le stesse cose che ho visto fare ad altri ragazzi australiani incontrati: beve birra ad una velocità tale che faccio fatica a stargli dietro, fa lunghi viaggi ogni anno e mi accenna anche alle sue avventure amorose in viaggio! E inoltre con Bruce prendiamo lo stesso traghetto per Manaus.

Martedì 17, ore 17 (più un’ora e mezzo di ritardo): inizia una delle parti di questo giro del mondo da me più attese. Con Bruce saliamo a bordo del traghetto che ha due piani (più sotto la stiva) e montiamo le amache nel ponte più alto, dove la visuale è migliore (e dove c’è più aria). Mi fermo poi ad osservare come la barca viene caricata delle merci. Nessun muletto, tutto a mano con una catena umana di giovani brasiliani. Interessante notare come anche al lavoro i brasiliani giochino sempre. Si lanciano le scatole senza preoccuparsi troppo se l’altro è pronto a prenderle, anzi più vedono uno in difficoltà e più gliene tirano addosso! Infatti ogni tanto qualcuna cade a terra e si rompe, qualcuna cade su un piede, un grande bidone è addirittura caduto in acqua e affondato. Ma, dopo qualche risata, il lavoro proseguiva normale.
In barca ci sono anche due altri italiani e due spagnoli, oltre ad un gruppo di tedeschi assolutamente asociali, naturalmente alloggiati nelle cabine. I due italiani hanno lasciato il Bel Paese 5 anni fa e da allora lavorano per una parte dell’anno all’estero e viaggiano nella restante parte, finché durano i soldi. E poi da capo. La regola è sempre la stessa, già vista altre volte: lavorare nei paesi ricchi e viaggiare in quelli poveri.
La prima notte passa un po’ insonne, con tante contorsioni nella continua ricerca della posizione migliore, ma nelle restanti si dorme benissimo.

amache barca rio delle amazzoni

In barca ognuno passa il tempo come può: c’è chi dorme, chi prende il sole, chi gioca a domino, chi gioca con un pappagallo, chi con un porcellino d’India, chi beve, chi mangia, chi flirteggia, chi legge, chi guarda i video musicali al bar. Io conosco Laurene, una brasiliana che (come molti maranhensi periodicamente fanno) si sta trasferendo dal Maranhao in un altro stato, e passo il tempo con lei, oltre che con gli italiani, lo spagnolo e Bruce.
Ma soprattutto in barca si ammira quella opera d’arte della natura che è la foresta amazzonica: piante di ogni tipo, anche altissime, qualche scimmietta, uccelli, le liane di Tarzan, qualcuno ha visto anche un cobra. E poi gli indios, a volte in riva al fiume vicino alle loro baracche e a volte in canoa, che si avvicinavano al traghetto per farsi lanciare offerte varie (soldi, cibo, vestiti). Alcuni invece si avvicinavano di più, “abbordavano” la nostra barca con un gancio, fissavano bene la loro canoa e poi si arrampicavano e salivano a bordo per vendere frutta strana, manufatti o cibi vari. Io gli compro sei banane per mezzo real (20 centesimi/euro) e due specie di fave grandi i cui semi si succhiano. Il nome del frutto è irripetibile.
Era un po’ triste vedere quelle piccole canoe a remi avvicinarsi al traghetto, con una giovane mamma che remava affannata per avvicinarsi il più possibile e i piccoli bambini dentro che salutavano i turisti in maniera meccanica, in quello che per loro era diventato un vero e proprio lavoro quotidiano: avvicinarsi alla barca per chiedere offerte. E i bambini servivano a quello, chi ne aveva in barca infatti riceveva più offerte (tipico esempio questo di marketing indios!). Altro che andare a pescare o coltivare yucca!

indios rio delle amazzoni

Indios sul Rio Delle Amazzoni

Il secondo giorno l’imprevisto, che però in Brasile non è molto imprevisto (mi è successo un’altra volta): si rompe uno dei due motori, e quindi la velocità diminuisce.. Si prevedono quindi due giorni di viaggio in più, 7 anziché 5. Ok! E chi ha fretta? Si sta così bene qui, oggi poi che c’è un bel sole forte hanno aperto quattro grandi docce sul ponte aperto e ci si può bagnare, proprio in un punto poi in cui siamo vicinissimi alla riva, e quindi agli alti alberi della foresta.
E’ stato questo uno dei momenti più piacevoli di tutto il mio viaggio: sole, acqua fresca, natura, due simpatici amici italiani, le amiche brasiliane, cosa si vuole di più? E pensare che …. continua a leggere qui >>

Dic222006

(Brasile) Foz Do Iguacu

Qui a Foz, a pochi chilometri dal confine argentino, ho appuntamento in un ostello con Andrea (il suo sito è www.giroviaggiando.com), un mio concittadino anche lui in giro per il sudamerica e con il quale trascorro un paio di giorni. Nella caldissima Foz, dove la temperatura è arrivata anche a 41° C, un vero toccasana è stata la fresca piscina dell’ostello dove un pomeriggio con Andrea, sdraiati in acqua e immersi completamente fino al collo, discutevamo su come, a volte, è proprio dura la vita… 😀 😀 😀 

A Foz ho visitato il lato brasiliano della cascata di Iguazù, che nonostante permetta una visione più frontale delle cascate non mi ha entusiasmato quanto quello argentino, in quanto non permette l’avvicinamento che in Argentina è possibile fino quasi al bordo delle cascate. Anche la lunghezza complessiva dell’escursione è qui minore, in un paio di ore si vede tutto.

 
Cascata Iguazu Brasile
 
Ed ecco un piccolo filmato dell’intero complesso delle cascate …. continua a leggere qui >>
Dic152006

(Puerto De Iguazù/2) Master Card

Questa volta, seguendo sempre la catena di Hostel alla quale mi son associato, ne ho trovato uno incantevole con piscina grande, internet wi-fi gratis, libreria gratis, sala TV-DVD gratis, biliardo, ping-pong, colazione inclusa, musica lounge in sala, etc etc.

Piscina, relax, puerto iguazu

Costo di un giorno qui? 5,75 euro, con MasterCard (ma anche Visa va bene, euro, dollari, pesos, reais).
 
Costo di 2 caipirinhas con lime fresco bevute al bordo piscina? 1,75 euro, con MasterCard (ma anche Visa va bene, euro, dollari, pesos, reais).
 
Costo di una visita alle vicine cascate di Iguazù, dichiarate patrimonio dell’umanità dall’Unesco? 25 centesimi di euro in bus (oppure 3 euro in pulmino direttamente dall’ostello con ritorno e pranzo al sacco) + 7,5 euro di tassa parco, con MasterCard (ma anche Visa va bene, euro, dollari, pesos, reais).
 
Costo della libertà di scegliere se domani andare a 20 Km da qui, in Brasile, a 25 Km da qui, in Paraguay o rimanere in Argentina? Non ha prezzo!
Per questo e per tanto altro c’è RTW, il giro del mondo in 12 mesi, alla portata di tutti.
 
Provalo! 😀