Categorie

Ott122008

Le tappe a Cuba – Il Reggaetton

I diari di viaggio classici, quelli con la descrizione cronologica di tutto ciò che si fa e vede, non mi piace farli (credo si sia notato), tuttavia quel tipo di diario può contenere informazioni più pratiche ed utili per chi dovesse effettuare un viaggio negli stessi luoghi.
Ecco quindi un molto breve diario di viaggio “classico”!

Nel poco più di un mese passato a Cuba, ho visitato le seguenti località.

SANTIAGO DE CUBA
Una delle tappe che mi è piaciuta di più. Qualità principale: la musica! A Santiago, capitale musicale di Cuba, si può assistere a concerti dal vivo di ottima qualità nella storica “Casa De La Trova” (4-5 concerti ogni giorno, ad un costo di 1 CUC – meno di 1 euro – per quelli di giorno, e 5 CUC per quelli di notte), ma anche in altri locali.
Centro storico “infestato” di jineteras, ma costi generali (casa particular, pasti, trasporti cittadini, ecc.) più bassi del resto dell’isola (poco più della metà di quelli dell’Avana). Ottimo il carnevale, sei giorni di feste, sfilate e balli in tre diversi quartieri cittadini, per tutta la notte (fine luglio).

BAYAMO
Tappa di un solo giorno/notte a causa della persistente pioggia e dell’assenza di posti-letto disponibili in tutte le case particular cittadine (ho dormito in una casa privata abusiva). N.C.

BARACOA
Insieme a Santiago le tappe migliori del mio viaggio. Le piccole dimensioni …. continua a leggere qui >>

Ott42008

Son meglio i soldi o la salute?

La società cubana ormai rappresenta un caso praticamente unico al mondo, per cui ci sono alcuni aspetti che meritano una spiegazione a parte.

Credo di non aver chiacchierato con la gente, in un paese straniero, così tanto come questo mese passato a Cuba. Ogni giorno mi capitava con proprietari di case particular, tassisti, decine di nuove conoscenze quotidiane per la strada, alcuni stranieri stabilmente residenti, vicini di tavolo nel ristorante, i fastidiosi jineteros (i trafficoni già descritti negli altri post), ecc.
Il fatto di essere da solo, di dormire in case particular e quindi a contatto con famiglie (anziché in hotel), di spostarmi solo con mezzi pubblici, di non essermi mai isolato in spiagge o isolette (rimanendo quindi sempre in centri popolati) mi permetteva infatti di avere contatti con le persone molto facilmente e per tutto il tempo che volevo (non c’era nessuno che mi richiamava: andiamo qui, andiamo lì… 🙂 ).
Rimanendo a Cuba 35 giorni, e contando i tanti incontri quotidiani, potrei dire di aver sentito il parere forse di oltre un centinaio di cubani, di diversi generi ed età.

Bene, di tutta questa gente posso contare sulle dita di una mano chi era contento della propria condizione e del proprio paese/governo/sistema (un minatore cinquantenne di Holguin e un proprietario di casa particular all’Avana, benestante).

Mi è capitato di parlare anche con alcuni 75-80 enni che avevano vissuto la precedente dittatura di Batista, i quali mi dissero che, nonostante la dittatura e la miseria, secondo loro la gente “media” stava meglio prima, cioè chi aveva almeno un minimo lavoro; stava meglio di oggi. Ok, questi anziani son stati solo 3, per cui la base è piccola, però è stato per me anche quello un parere importante.

Tutto questo mi ha dato, e mi da ancora oggi, tanto da pensare; non riesco a trovare un pensiero finale, una conclusione. Ci son troppe contraddizioni e aspetti quasi incomprensibili. Avendo visitato altri paesi latino-americani, i successi della ricetta cubana a me risultavano evidenti, ma ai suoi cittadini no. Mi trovavo regolarmente a discutere con persone e a prendere spesso io le difese del loro sistema (anche per… addolcirgli un po’ la pillola) mentre loro lo criticavano duramente. Gli parlavo dei loro paesi vicini, della diffusa miseria estrema che a Cuba non esiste, della tremenda …. continua a leggere qui >>

Set52008

Vivere (e viaggiare) a Cuba oggi

La prima settimana cubana, passata a Santiago, la seconda città del paese situata a Sud (o ad Oriente, come chiamano qui tutta la parte meridionale dell’isola) mi lascia una sensazione amara che, alla fine della permanenza a Cuba, solo in parte si attenuerà.
Camminando per strada, con una riconoscibile faccia da turista, si è soggetti ad un continuo assalto di trafficoni di ogni tipo, tutti che recitano lo stesso identico copione iniziale:

– “Holà amigo, de que pais?” (Di dove sei?)
– “Italia
– “Oh, Italia, che bello! E Italia di dove?
– “Sardegna, una isola
– “Ah, Sicilia, la mafia
– “No, Sardegna, un’altra isola

Poi un’altra manciata di domande:
– “Prima volta a Cuba?
– “Ti piace Cuba?
– “Che lavoro fai in Italia?
– “………”

Finché, dopo un tempo variabile da pochi secondi a qualche minuto (a seconda dell’attenzione che gli si dedica), si arriva al dunque, il vero motivo dell’approccio: vendere qualcosa o spillare in qualsiasi modo qualche C.U.C. (moneta cubana “pregiata”).
Se son ragazzi, provano a vendere sigari (tutti, secondo loro, rubati dalla cugina che lavora in una fabbrica dello Stato, ma che poi quasi sempre sono fatti in casa, molto bene, ma… con foglie di banano!) o indirizzi di alloggi per dormire o ristoranti privati o tour turistici o taxi o marijuana o prostitute o banconote da 3 pesos con la faccia di Che Guevara (false) o chiedere i soldi per una bibita o per un “trago de ron” (bicchierino di rum) o per le sigarette o per il latte per il figlio o per il loro compleanno che è proprio oggi o “compagnia” alle turiste donne o cento altre scuse o, infine, solo soldi, senza scuse.
Se son ragazze, invece, sempre dopo la solita serie di domande iniziali, l’oggetto in vendita è il proprio corpo, a volte camuffato da vaghi “innamoramenti a prima vista”, oppure la bibita, sigarette, latte per la figlia, ecc di cui sopra.

Ok, dopo breve tempo li si riconosce subito e ci si comporta di conseguenza (pur se con il passar dei giorni con sempre meno sopportazione), ma il maggior fastidio era rappresentato da quelli che, anche se per breve tempo, inizialmente apparivano come semplici e normali incontri amichevoli, come capita in tanti altri paesi.

Un esempio.

Dopo tante serate, a Santiago, nell’ottima “Casa De La Trova”, dove ho assistito a splendidi concerti di gruppi musicali cubani (in genere “setteti”, 7 musicisti) con pubblico però costituito al 90% da turisti stranieri, una sera sono andato nella periferia della città dove c’era la molto meno battuta “Casa De Las Tradiciones”, piccola, senza insegne esterne, povera.
Entro. Pubblico pagante: 1. Io. Più tardi arriveranno altri 4 o 5 cubani, e solo un altro turista.
Mi siedo comodamente in prima fila in una sedia a dondolo, e inizia il concerto quasi privato. Salsa, son, cha cha, ottima musica, ottimi musicisti, zero turisti, birra ghiacciata in mano. Si può stare meglio?
E qui scatta il mio “errore” …. continua a leggere qui >>

Dic142006

(Rosario) Il Che

La prima visita che faccio in questa città è quella in calle Entre Rios 480, la casa dove è nato e cresciuto Che Guevara. Nel tempo è stata venduta ed è quindi una casa privata, non si può entrare. Solo guardare da fuori. E da fuori si può notare benissimo che è una bella casa signorile che evidenzia, come ben si sa, quanto la sua famiglia fosse benestante. Eppure rinunciò alla vita comoda (e alle belle ragazze che ci son qui a Rosario!) per inseguire i suoi ideali. Hasta la victoria, siempre!
A Rosario fa caldo, molto più caldo che a Buenos Aires i giorni scorsi ma il tempo ormai è molto variabile in questo periodo. Di fronte alla casa del “Che” c’è (ehm… scusate il gioco di parole) un mini market e non resisto alla tentazione di comprare una bella coca cola fresca, ma per berla aspetto almeno di girare l’angolo. Non posso consumare davanti alla casa del Che il più universale simbolo dell’americanismo. Sarebbe come bestemmiare in chiesa!

Che Guevara, Rosario

Non c’è tanto da visitare a Rosario, solo alcuni parchi e un imponente “Monumento Nacional a la Bandera”, dedicato appunto alla bandiera argentina (bianco/celeste, come la maglietta di Maradona). Decido quindi di rimanerci solo un paio di giorni, ma la sera prima di ripartire …. continua a leggere qui >>