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Dic142006

(Puerto Iguazù/1) Las Cataratas De Iguazù

Autobus Rosario-Puerto Iguazù (19 ore): poltrona-letto reclinabile e comodissima, aria condizionata al punto giusto, televisori con film nel dopo cena, personale dell’autobus vestito come gli stewart degli aerei, cena calda (cotoletta con formaggio fuso, insalata, dolce, vino e bibite senza limite, caffè) e infine… coppa di champagne! Certo che si differenziano dai nostri autobus!
 
Qui a Puerto Iguazù siamo vicini al confine con il Brasile e il Paraguay, e l’attrazione principale è costituita dalle omonime cascate (Cataratas de Iguazu). Se in passato non mi attirarono molto in quanto destinazione di troppi turisti, devo dire invece che meritano una visita per la spettacolarità e bellezza dei salti d’acqua. Anche se non son particolarmente alte (80 mt, molti di meno del “Salto Angel” venezuelano di quasi 1000 mt di altezza) la portata d’acqua è impressionante (1500 mc al secondo), e ci si può rendere conto di ciò soprattutto davanti alla maestosa “Garganta del diablo” (gola del diavolo), dove le passerelle arrivano fino a pochi metri dal precipizio. Qui il forte “ruggito” della cascata unito alla vista di tonnellate d’acqua che cadono giù, alla nebbia che si forma in basso sul fiume, agli arcobaleni che il sole crea in mezzo alle nebbie e ali uccelli (rondoni e qualche rapace) che volano veloci su e giù fra gli spruzzi lascia per almeno qualche minuto di stucco. In silenzio.
 
 
Cascate Iguazù
 
 
Interessante anche il percorso di 600 mt nella foresta da attraversare per arrivarci, fra un fitto intreccio di alberi e felci, farfalle multicolori, lucertoloni enormi (grandi quanto iguane), uccelli, qualche bel ragnetto e tutto ciò che la natura rigogliosa dei tropici offre.
Qualche altra cifra: 275 cascate complessive per 2700 metri di larghezza totale, divise fra i due stati confinanti Argentina e Brasile.
Proprio una bella giornata. Nonostante il caldo “infernale”, perché associato ad un’umidità altissima (35° C, vento assente, percorso di 6 ore quasi tutto al sole tranne i 600 mt di foresta, pur con i tanti bar presenti – in serata in ostello sentirò che è morto un anziano per un malore) rimarrà una giornata indimenticabile.
 
 
Ps: a breve online due piccoli video!
 
Dic142006

(Rosario) Il Che

La prima visita che faccio in questa città è quella in calle Entre Rios 480, la casa dove è nato e cresciuto Che Guevara. Nel tempo è stata venduta ed è quindi una casa privata, non si può entrare. Solo guardare da fuori. E da fuori si può notare benissimo che è una bella casa signorile che evidenzia, come ben si sa, quanto la sua famiglia fosse benestante. Eppure rinunciò alla vita comoda (e alle belle ragazze che ci son qui a Rosario!) per inseguire i suoi ideali. Hasta la victoria, siempre!
A Rosario fa caldo, molto più caldo che a Buenos Aires i giorni scorsi ma il tempo ormai è molto variabile in questo periodo. Di fronte alla casa del “Che” c’è (ehm… scusate il gioco di parole) un mini market e non resisto alla tentazione di comprare una bella coca cola fresca, ma per berla aspetto almeno di girare l’angolo. Non posso consumare davanti alla casa del Che il più universale simbolo dell’americanismo. Sarebbe come bestemmiare in chiesa!

Che Guevara, Rosario

Non c’è tanto da visitare a Rosario, solo alcuni parchi e un imponente “Monumento Nacional a la Bandera”, dedicato appunto alla bandiera argentina (bianco/celeste, come la maglietta di Maradona). Decido quindi di rimanerci solo un paio di giorni, ma la sera prima di ripartire …. continua a leggere qui >>
Dic142006

(Buenos Aires/3) Salsa, raccolta differenziata

Altre mete classiche di Buenos Aires che vanno visitate sono la storica Plaza 25 De Mayo, dove fra l’altro fino ad un anno fa ogni giovedì degli ultimi 20 anni “las madres de plaza de Mayo” manifestavano davanti alla “Casa Rosada” (palazzo presidenziale) reclamando i propri figli desaparecidos durante il periodo della dittatura. Classica anche la visita al “Caminito”, zona del periferico quartiere “Boca” (anch’esso una villa miseria) caratterizzata dalla presenza di case multicolori ed ampie esposizioni artigianali nonchè esibizioni di tango.

 

caminito

 

 

E poi basta così, non posso dirvi tutto se no poi non vi rimane il gusto della scoperta, avendo tutto già pronto. Meglio sempre non sapere tutto di un luogo! 😉

La sera a volte uscivo da solo a vagare per qualche nuovo quartiere …. continua a leggere qui >>

Dic42006

(Buenos Aires/2) America Latina

Buenos Aires, capitale del tango e delle bistecche. Ok, sono i classici stereotipi argentini, però in effetti quando si passeggia nel centro non si rimane a lungo senza sentire le melodie romantiche del tango nonché l’inconfondibile aroma della carne arrosto.
Questo pasto……

carne argentina

(bistecca di bovino – “lomo”, la parte più pregiata – più patate fritte e ½ bottiglia di eccellente vino rosso) in un ristorante in una piazza centralissima, l’ho pagato 6 euro, e spostandosi di appena 2 isolati lo stesso pasto costa 3 euro (con vino sfuso). E la carne è ottima, come solo quella argentina può essere. I bovini infatti qui scorrazzano nelle immense praterie della Pampa, mica stanno rinchiusi in stalla ad annoiarsi come da noi.
I prezzi sono un’altra cosa che attira subito l’attenzione. Dopo la crisi economica argentina del 2001, che in poche settimane ha svalutato la moneta locale di oltre il 70%, da paese più caro del sud America l’Argentina è diventato uno dei più economici. Ogni cosa costa ora mediamente un quarto rispetto all’Italia, ma spesso anche meno. Si può dire che i prezzi hanno un valore nominale simile al nostro (esempio: cena in pizzeria, pizza + bottiglia di birra, 10-12 pesos, da noi 10-12 euro; una corsa in taxi in una grande città 10-20 pesos, da noi 10-20 euro (Roma esclusa!!!) ), però tenendo conto che con 1 euro escono 4 pesos, allora tutto va diviso per 4. E tutto costa poco! 😀
Altra cosa che, con piacere, noto quasi subito è la sicurezza generale che si avverte. Confrontando Buenos Aires con le altre capitali sudamericane già visitate, c’è un abisso. Sembra di essere in Europa. Mi è capitato di rientrare in ostello alle 4-5 di notte, da solo, senza avvertire il minimo timore, e per di più incontrando anche donne sole a piedi, oppure di vedere uomini in abito elegante e valigetta 24 ore in giro dopo mezzanotte a piedi, cosa impensabile per esempio in una metropoli brasiliana. Nonostante ciò c’è sempre tanta polizia in giro, fissa nelle piazze e agli angoli delle vie principali, anche di notte. Sarà per dargli lavoro! Ovviamente anche qui (come in tutta l’America latina) non mancano i quartieri di chi vive ai margini della società civile (denominati “villa miseria”, equivalenti alle “favelas” brasiliane) dove è meglio non andare né di giorno né di notte (ma io ci son andato! Più avanti ne parlo), ma sono distanti dal centro.

E poi è sicuro anche perché qui non si viene riconosciuti come turisti, la popolazione è quasi completamente bianca con l’eccezione degli immigrati boliviani e peruviani. Gli argentini infatti in gran parte discendono dagli immigrati europei del secolo scorso, fra i quali i più numerosi erano proprio gli italiani (l’Argentina è lo stato dove ci son più italiani, dopo l’Italia). Per cui camminando per strada sembra di essere in una città italiana o spagnola (stesse facce, abiti simili) e ci si può facilmente mescolare con i passanti.
Buenos Aires quindi è la porta ideale per chi non è mai stato in America latina e vuol iniziare a conoscerla gradatamente, senza i timori che invece si possono avvertire negli altri suoi stati.
C’è qualche eccezione però. L’altra notte hanno rubato la borsetta ad una ragazza in un ristorante di S. Telmo, il quartiere antico dove sto alloggiando, nonostante fosse scortata da diverse guardie del corpo. La ragazza era… la figlia di Bush! Ma questa è solo la dimostrazione scientifica che la stupidità è genetica: tale padre, tale figlia.

Ma cosa si può fare a Buenos Aires?
Bè, oltre a mangiare tante bistecche (è inutile, non riesco a stufarmi) e bere dell’ottimo vino (insieme a quello cileno sono i migliori vini sudamericani) ci sono una serie di musei da visitare, più o meno interessanti a seconda dei gusti. Io ho trovato interessante quello del tango, che è pur sempre un ballo latino e caratterizza fortemente la storia e cultura argentina. Ho trovato molto carismatico il suo rappresentante più illustre, Carlos Gardel, francese cresciuto in Argentina e poi morto in un incidente aereo a 44 anni, proprio all’apice del suo successo, a Medellin, in Colombia. E’ proprio lì un anno fa che lo “incontrai” per la prima volta, incuriosito dal fatto che Medellin fosse l’unica città caraibica dove era diffuso il tango. La sua morte infatti fece così scalpore che fra la salsa colombiana si fece rapidamente spazio il tango, ballo completamente diverso. Anche morendo Gardel lasciò il segno!

Carlos Gardel

Ho così poi visitato anche la sua casa-museo, scoprendo come un secolo fa una persona equivalente ad un miliardario dei giorni nostri vivesse in una casa abbastanza modesta, simile a quella di mia nonna che miliardaria non era. Un’altra dimostrazione del fatto che con il passare degli anni aumentano sempre più le diseguaglianze sociali.
(E via, un po’ di attualità ci vuole, non posso scrivere solo cretinate! 😉 )
In un recente rapporto delle Nazioni Unite è stato scritto che negli ultimi 40 anni in America Latina la povertà non è affatto diminuita ma è invece aumentata, arrivando ora al 45%, e particolarmente dal 1980 (quando era al 40%) in poi, anno in cui è entrato in funzione il Fondo Monetario Internazionale che ha introdotto i rigidi criteri del PIL (Prodotto Interno Lordo) di ogni stato, l’apertura dei mercati finanziari, la “liberalizzazione” del lavoro, etc.. Il risultato è che i paesi che erano ricchi (anche noi) ora sono ancora più ricchi e i paesi poveri sono sempre più poveri. E al loro interno sono tutti più diseguali. Proporzionalmente alla povertà è cresciuta la violenza, che sta soffocando sempre più questi paesi. Anche in Argentina, per esempio, dopo il brusco calo dell’economia del 2001 c’è stata un’impennata di violenza urbana, ma negli altri stati è peggio.
E, per finire, le regole del F.M.I. indovinate dove son state scritte? A Washington! Ma perché si arriva sempre lì???

Per rimanere in tema, un giorno ho trovato in ostello un depliant di un’associazione di volontari che, dietro pagamento di un’offerta fissa, accompagnavano all’interno di una “villa miseria” (la favela argentina) per vedere come vive l’altra faccia dell’Argentina, mangiare con quella gente e partecipare alle attività educative dell’associazione che consistevano in una sorta di doposcuola dove i bambini del quartiere potevano approfondire le materie in cui non andavano bene a scuola (con classi di 30/40 alunni gli insegnanti non li possono seguire bene) ed anche non rimanere in giro per quelle strade molto pericolose. Prima di entrare nella “Villa miseria” mi fanno firmare una dichiarazione con la quale esonero l’associazione da qualsiasi cosa mi succeda all’interno. Incoraggiante!
E’ stata invece una giornata interessantissima, che ho poi proseguito per altri 2 giorni, l’ultimo dei quali ci sono arrivato da solo, senza “scorta”. Ricordo anni fa quando, in Brasile, le favelas mi incuriosirono ma i brasiliani mi sconsigliarono sempre di andarci.

I bambini erano tutti interessantissimi alle attività, segno che se hanno i mezzi rinunciano volentieri alla strada. A volte è stato difficile anche per me aiutarli (per esempio nelle regole grammaticali spagnole), ma la conoscenza della lingua parlata ha facilitato molto l’integrazione con loro. E così alla fine dei 3 giorni mi hanno lasciato un biglietto con i saluti di tutti!

biglietto bambini villa miseria

Se venite a Buenos Aires contattate Valeria al www.voluntarioglobal.com.ar , è un’associazione che merita veramente.
Aneddoto: mentre ero a tavola nel cuore della villa miseria, la tv passa le immagini di una manifestazione del giorno prima davanti al parlamento, che casualmente avevo incontrato anch’io. Circa 5000 “gordos” (obesi) chiedevano al Governo a gran voce (e tamburi, come si usa qui nelle manifestazioni) una legge che considerasse l’obesità una malattia, e quindi avere diritto a cure mediche gratuite. Ma come si fa, in Argentina? Avranno forse ragione, ma non qui, dove c’è chi non ha né da mangiare né di che curarsi. Io gli avrei proposto, per curarsi, un bello scambio-casa con una di queste baracche. Un mese gratis, e l’obesità diminuirebbe rapidamente! 😀

Altre mete…. (continua)

Nov282006

(Buenos Aires/1) Vita da ostello

Due settimane son già passate e si avvicina il momento di rifare lo zaino (a parte che in ostello lo zaino non si può mai disfare).
I primi giorni son stati dedicati alla “decompressione” dai normali ritmi e alla sincronizzazione con i ritmi del viaggio lungo, che si possono sintetizzare nella massima: ‘Una cosa si fa quando si ha voglia di farla’. Semplice. E quindi ci si alza quando se ne ha voglia, si mangia quando si ha voglia, si esce con chi si ha piacere di uscire, e così via.
Primi giorni dedicati anche all’inserimento nella vita sociale dell’ostello. E quindi ok per un torneo di biliardo, dove dopo aver battuto 2 inglesi e un australiano, in finale l’Italia (io) viene battuta da Israele (un altro ragazzo). Va bene lo stesso, il secondo premio erano 2 bottiglie di birra!
L’aspetto più bello infatti dell’alloggiare in ostello è che si conoscono tante persone di varie parti del mondo, ognuna con la sua storia dietro, più o meno interessante.
E così il primo che conosco appena entro nella mia camera n° 5, con 8 letti, è Eduard, inglese di 21 anni che appena nel pomeriggio si sveglia e mi vede mi dice fiero:”I had sex tonight with a finnish girl!” …. continua a leggere qui >>

Nov192006

PARTITO!!!

Su un BOEING 747-400, poltrona 36J, 15.11.2006

Ce l’ho fatta!
Dopo aver atteso per più di un anno questo momento, dopo aver superato tanti ostacoli, alla fine sta iniziando il mio giro del mondo. Mentre scrivo sono sopra l’Oceano Atlantico diretto verso il sud America, prima tappa di questo lungo viaggio.
Il giro del mondo, un sogno che inseguivo apppunto da un anno e mezzo, ma che come gran parte dei sogni si può realizzare se solo lo si vuole davvero. Un abitante dell’Africa subsahariana difficilmente potrà cambiare la sua misera vita, anche se lo desidera tanto, così come sarà difficile se non impossibile per un brasiliano dell’entroterra nordestino, ma per noi “ricchi” occidentali quasi ogni sogno non è impossibile. Basta crederci.
Il giro del mondo è il mio piccolo grande sogno, visto non tanto come un sogno “una tantum” da esaudire e poi mettere da parte, ma piuttosto come un tentativo di prolungare per il futuro certe esperienze di vita che finora mi ero concesso solo a brevi dosi, di 1 o 2 mesi l’anno.
Ma gli altri 10-11 mesi non è che andassero poi male. Ho il mio lavoro che nonostante svolga da più di 18 anni mi piace ancora, degli amici stupendi con i quali mi diverto tanto, un’ottima famiglia, un hobby che mi appassiona tanto (salsa) da oltre 5 anni, e anche altri interessi. E allora? E quindi? E dunque?
E allora la vita …. continua a leggere qui >>