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Dic152015

Boicotta l’Olio di Palma !

Boicottiamo l'olio di palma
(Post scritto più di un mese fa, che solo ora assemblo e trascrivo nel blog… Polpettone un po’ lunghetto, ma considerato che ora sto qui scrivendo ogni 6 mesi, avete ben 6 mesi di tempo per leggerlo prima del prossimo  😀 )

Da un paio di mesi, nella zona del mondo in cui mi trovo ora (sud-est asiatico) si sta consumando un disastro ambientale (e anche umano) di cui nei giornali italiani non ne ho visto traccia (PS: alla fine qualche articolo è apparso verso fine novembre, alla fine degli incendi).
Ecco quindi che mi sento costretto a rimettermi il vestito di Super Travelbaila, e cercare di salvare il mondo! 😀

Super TravelBaila

Le foreste indonesiane dell’isola di Sumatra e Giava da due mesi continuano a bruciare (parlo di foreste primarie, la giungla tropicale che da millenni ricopre quelle isole, con tutta la sua bella fauna dentro, l’orango ormai in via d’estinzione e la seconda più grande biodiversità del mondo dopo l’Amazzonia). Ufficialmente i fuochi sono dovuti ad antiche pratiche contadine (peraltro oggi proibite dalla legge) di bruciare i residui delle coltivazioni passate per pulire i terreni e far posto alle nuove coltivazioni, pratica che si svolge una volta l’anno durante la stagione secca (settembre-novembre). I terreni si potrebbero ripulire anche con mezzi meccanici, ma costa di più e l’Indonesia è un paese povero. Nei paesi poveri i problemi ambientali hanno generalmente una priorità più bassa di tutti gli altri problemi. Ricordo anni fa di aver visto i poveri laotiani (abitanti del Laos) buttare nel grande fiume Mekong i contenitori in polistirolo del loro pranzetto al sacco, con tutta la sua busta ovviamente non biodegradabile. Nessuno gli ha mai insegnato che in quel modo inquinavano l’ambiente, per loro importava solo che quei contenitori in polistirolo, che stavano arrivando in gran quantità dalla confinante Cina, costavano meno delle foglie di banano che usavano prima per avvolgere il loro cibo. Foglie che dopo il pranzo buttavano sempre nello stesso fiume ma con ben diverse conseguenze.

Quindi questi incendi dell’Indonesia sono colpa dei poveri contadini? Forse al massimo per il 5% si, per il resto c’è lo zampino neanche troppo nascosto delle grandi multinazionali che producono qui il famigerato olio di palma.

Che cos’è l’olio di palma? What’s Palm Oil? Che ce ne frega a noi italiani che abbiamo il nostro ottimo olio extra vergine di oliva?

Frutto della Palma da Olio

I frutti della palma da olio

L’olio di palma viene estratto dal frutto (una specie di dattero) della palma da olio.
Negli ultimi anni ha avuto un incremento fortissimo nel consumo mondiale (e quindi nella produzione) fino a diventare oggi l’olio vegetale più consumato al mondo. Si usa non solo in campo alimentare ma anche per saponi e prodotti di bellezza e, sempre meno, per la produzione del biodiesel. L’industra alimentare è quella che ne sta consumando sempre di più, e l’Italia oggi è il secondo paese consumatore in Europa (nonostante il nostro ottimo e più sano olio extra vergine di oliva!).
E perchè si sta diffondendo così tanto? Le “scuse” ufficiali dicono che l’olio di palma resiste di più alle alte temperature dei fritti, quindi le nostre patatine diventano più croccanti e la Nutella più saporita (e per questo quest’ultima contiene sempre meno nocciole… ormai ha solo il profumo di nocciola, e oltre il 30% di olio di palma).
Ma il vero motivo della sua enorme diffusione è soltanto uno: costa MOLTO MENO degli altri oli vegetali, e le aziende quindi guadagnano di più! Che gliene frega alle multinazionali della salute tua e del mondo….

A fine settembre sono atterrato di notte a Singapore, e il cielo aveva una strana foschia…. sembrava nebbia ma era strana. E’ bastata qualche domanda a gente del posto per scoprire che questa modernissima città era avvolta da circa un mese da un denso fumo, proveniente dalla confinante Indonesia. Di giorno il sole non si vedeva mai, il governo distribuiva gratis le mascherine da viso, sono stati annullati importanti tornei sportivi internazionali, ogni tanto si chiudevano le scuole, era fortemente sconsigliata qualsiasi attività fisica all’aperto. Si poteva camminare per strada, but please non respirate troppo…

Vie centrali a Singapore, Settembre 2015 - Haze 2015

Vie centrali a Singapore, Settembre 2015

Il sole a Singapore a settembre e ottobre 2015

Il sole a Singapore a settembre e ottobre 2015

Il Merlion a Singapore, con il fumo

La statua simbolo di Singapore, il Merlion, con tutto il suo bel fumo intorno

In Indonesia, con la scusa delle prima citate “antiche pratiche agricole”, gli incendi si appiccano anche alle foreste tropicali, per liberare in fretta il terreno da piante ed animali e fare posto a nuove coltivazioni di palma. Il governo ha aumentato le multe e le pene per gli incendiari, ha mandato militari e (pochi) mezzi antincendio, ma gli incendi anzichè diminuire sono aumentati… (alla fine quasi 3 mesi di incendi continui!).

I paesi vicini (Singapore, Malesia, Thailandia, Brunei, Vietnam, Filippine) allora iniziano a brontolare, ma il presidente Indonesiano se ne frega.
I paesi vicini offrono aiuto gratis per spegnere gli incendi, ma il presidente Indonesiano rifiuta l’aiuto.
I paesi del Sud Est asiatico si riuniscono a Settembre per discutere di questo problema, e un solo stato non partecipa: l’Indonesia.

Le prime risposte ufficiali al problema del governo Indonesiano sono, a dir poco, ridicole. Questa quella più “eccentrica” che ricordo: “Il nostro Paese non deve chiedere scusa ai paesi vicini per il fumo che ricevono dai nostri incendi un mese all’anno, quando nei restanti 11 mesi loro non ci ringraziano per l’aria fresca e sana che ricevono dalle nostre foreste”. Neanche il nostro Salvini credo sia capace di dare una risposta ufficiale talmente idiota…

Le conseguenze di 3 mesi di incendi intensi sono state:

  • 19 persone morte
  • 500.000 persone intossicate
  • 20.000 Kmq di foresta tropicale distrutta per sempre
  • costi per 30 miliardi di dollari per l’Indonesia
  • scuole spesso chiuse nelle aree vicine agli incendi
  • l’Indonesia da quando ha questo problema (in inglese denominato “Haze”) è diventato il terzo paese inquinatore del mondo (dopo Cina e Usa), però durante i mesi degli incendi è balzata temporaneamente al primo posto
  • l’Indonesia da 3 anni ha superato il Brasile nella triste classifica dei Paesi disboscatori; anche qui è ormai arrivata al primo posto, di più non può salire
  • l’Orango (unico grande primate vivente al di fuori dell’Africa) è ancor più a rischio d’estinzione
  • problemi diplomatici con i paesi vicini
Strade in Indonesia durante l'Haze 2015

Strade in Indonesia durante l’Haze 2015

Alla fine il presidente indonesiano Joko Widodo ha dovuto fare retromarcia e chiedere aiuto a chi prima aveva respinto, estendendo la richiesta anche a Russia, Giappone e Australia. Ma ormai il danno era fatto, e alla fine solo l’arrivo delle grandi pioggie ha posto fine, per quest’anno, a questa tragedia.

Le inchieste e indagini non hanno portato grandi risultati, alcune grosse aziende sono fortemente sospettate di essere le mandanti, ma non solo non le sono state revocate le licenze di sfruttamento delle foreste, ma anzi queste sono state aumentate (quindi l’anno prossimo ci saranno ancora più incendi).

Un Orango con il suo piccolo in gravi condizioni dopo un incendio - Indonesia 2015

Un Orango con il suo piccolo in gravi condizioni dopo un incendio – Indonesia 2015

Dopo tutto questo disastro, viene da chiedersi: perchè il presidente di uno stato così grande (250 milioni di abitanti) si comporta in una maniera così stupida, permettendo la distruzione del suo paese, morti e intossicati fra il suo popolo, costi altissimi per fermare/riparare i danni e problemi diplomatici con i suoi paesi vicini? Che senso ha?

Io mi son dato due risposte, forse la verità sta in mezzo alle due, o sono entrambe, oppure chissà:

  1. Corruzione – Trattandosi di grandi multinazionali con giri d’affari ultra-miliardari, non credo sia impossibile corrompere un presidente di un paese povero con tutto il suo governo, militari e polizia
  2. Criminalità – Ho letto che in Indonesia esistono gruppi para-militari ben conosciuti al governo, eredi di quelli che 50 anni fa hanno massacrato mezzo milione di presunti “comunisti” durante la dittatura di Suharto (ovviamente, tanto per cambiare, anche qui ci furono forti sospetti di appoggio della CIA). Un genocidio però di cui, a differenza di tanti altri avvenuti nel mondo, non c’è mai stata nessuna condanna dei responsabili ma soprattutto nessun pubblico riconoscimento dei fatti, anzi i protagonisti sono ancora oggi trattati nel loro paese come eroi nazionali. Pare oggi ci siano tre milioni di nuovi affiliati a questo gruppo paramilitare, chiamati  Gioventù-Pancasila, che il governo utilizza in varie zone per mantenere “l’ordine pubblico”. E chi si macchia di grossi crimini contro le persone non si fa certo scrupoli a commettere crimini contro l’ambiente. Quindi forse Widodo non può fare molto contro questo potente gruppo di “amici”.

  

Che fare?

Nel nostro piccolo, sapendo il disastro ambientale a cui il mondo sta andando incontro, e sapendo anche che l’olio di palma ha un alto contenuto di grassi saturi (il che significa spalmate di colesterolo nelle nostre arterie ad ogni boccone + rischi cardiovascolari), dovremmo limitare l’acquisto di prodotti che lo contengono (eliminare del tutto so che non è semplice, considerato che ormai la maggior parte dei prodotti alimentari lo contengono). La spesa settimanale è la nostra unica (ma potente) arma.

Da gennaio di quest’anno (2015) individuare i prodotti che lo utilizzano è più semplice grazie ad una normativa europea (si, l’Europa molto spesso fa le cose buone e giuste) che obbliga i produttori ad indicare esattamente quali grassi vegetali sono presenti negli ingredienti.

Qui un piccolo elenco di marchi famosi che lo utilizzano in grandi quantità, per gli altri basta dare uno sguardino alla tabella degli ingredienti quando compriamo qualcosa al supermercato:

– Barilla
– Buitoni
– Divella
– tutti i prodotti della Ferrero, inclusa la Nutella (contenente ben il 31% di olio di palma… grasso puro, altro che crema di nocciola)
– Mulino Bianco
– Nestlè
– Knorr
– Star
– Pavesi
– Saiwa
– Mars
– Ritz
– Pringles
– Algida
– Misura
– Kellogg’s
– Pepsi
– L’Orèal
– Garnier
– Dove
– Palmolive
– etc etc etc….. 😥

E quindi… buona scelta al supermercato! Pensate alle foreste bruciate e ai prepotenti paramilitari indonesiani quando riempite il carrello!

Ora mi tolgo il vestito da Super TravelBaila e vado a ballare la salsa! 🙂

Ciao!

Link utili:

La puntata di Report che ne ha parlato:
REPORT – Rai3

Un ottimo articolo del quotidiano britannico The Guardian (in inglese)
http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/oct/30/indonesia-fires-disaster-21st-century-world-media?CMP=fb_gu

“Haze 2015”, gli incendi in Indonesia nel 2015, su Wikipedia
https://en.wikipedia.org/wiki/2015_Southeast_Asian_haze

Un bel video di WWF International

Dic172014

Sydney e Musulmani, #illridewithyou

Son già da un mese in terra australiana, a Sydney e, contrariamente alle (basse) aspettative che avevo prima di venire qui, non passa giorno che non noti qualcosa che mi sorprenda, se non addirittura meravigli. In senso positivo! 😮

Ogni giorno che passa mi rendo conto che la nostra società italiana è lontanissima (e non solo in senso geografico 🙂 , qui siamo agli esatti antipodi) dal livello di civiltà, ordine, disciplina, efficienza, benessere, apertura mentale presente in Australia, per citare alcuni fra gli aspetti più evidenti. Certamente abbiamo altre qualità che forse qui scarseggiano, ma questi aspetti che ho citato ci pongono assolutamente in un altro piano e non certo, ahimè, superiore.

Sydney-Siege-9Ieri sono rimasto ancora una volta sorpreso, in seguito ai tragici fatti dell’attentato al Cafè Lindt nel centro di Sydney. Nonostante quel triste evento abbia bloccato per 24 ore l’intero centro “business” della città (non ho ben capito perché, ma hanno chiuso tutto, uffici e negozi, credo solo in segno di solidarietà, perché la zona veramente bloccata al traffico era ristretta ad un solo isolato – hanno annullato anche una festa in barca che avevamo prenotato da un mese prima, grunt! 🙂 ), nonostante si sia concluso tragicamente, nonostante le sofferenze degli ostaggi rese pubbliche e visibili dalla televisione, nelle ore seguenti non si sono sentite in giro frasi di odio, di rancore, di voglia di vendetta, di guerra, tutti quei messaggi che in seguito ad eventi terroristici spesso si sentono. Il primo ministro in diretta tv ha parlato di pace, di abbraccio alle famiglie colpite, soprattutto ha sottolineato che la società australiana è sempre stata pacifica, aperta, ospitale e multiculturale, e questo non cambierà mai, neanche adesso. In seguito ho visto anche un’intervista al capo dell’opposizione, e anche le sue parole e il suo messaggio è stato lo stesso. Qui non hanno (beati loro) la lega Nord che avrebbe subito invocato la terza guerra mondiale contro gli islamici (l’attentatore era islamico), o l’espulsione per tutti gli islamici e/o stranieri presenti (in Australia gli immigrati sono tantissimi, per strada a Sydney si vedono più facce straniere – soprattutto asiatiche – che australiane “doc”), i politici che ho sentito non hanno cercato di approfittare della situazione per propri interessi elettorali (visto tante volte in altri paesi, non solo in Italia). E lo stesso vale per la gente comune, intervistata per la strada. In gran parte messaggi di pace, di apertura, di commozione ma non di astio.

La prova dei sentimenti della gente comune è stato anche il messaggio che ieri è stato riscontrato come il più diffuso dai social networks, con l’hashtag #illridewithyou . E’ nato da una ragazza che, seduta in un bus di Sydney che si avvicinava al centro (proprio nella zona dell’attentato), ha notato che la sua vicina di sedia (una donna musulmana) pian piano si sfilava il suo hijab (il fazzoletto che copre i capelli) e lo nascondeva. Quando è scesa dal bus l’ha seguita e le ha detto di rimetterselo, che lei l’avrebbe accompagnata per la strada. La donna l’ha abbracciata, piangendo, poi è andata via da sola.

Il senso del messaggio era quindi di solidarietà per il popolo musulmano, perché probabilmente ora sarebbe stato oggetto di accuse o anche insulti per le strade. Non odio verso di loro, ma pace. La gente ha raccolto il messaggio e in centinaia di migliaia solo ieri l’hanno girato in rete. #illridewithyou, camminerò con te.

Che popolo gli australiani!

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Questo messaggio è bellissimo! Dice: "Ricorda che il perdono è la virtù dei forti, SII FORTE. La guerra FUORI non finirà mai finchè la guerra DENTRO di noi esisterà. NON PUOI combattere per la PACE, puoi solo AMARE per la PACE." (Il resto non si legge)

Questo messaggio è bellissimo! Dice: “Ricorda che il perdono è la virtù dei forti, SII FORTE. La guerra FUORI non finirà mai finchè la guerra DENTRO di noi esisterà. NON PUOI combattere/fare la guerra per la PACE, puoi solo AMARE per la PACE…” (Il resto non si legge)

Sydney-Siege-45

Sydney Siege

Anche qui organizzatissimi, sono già pronti tavoli, fogli e penne per lasciare una memoria scritta. Dall’altra parte c’è pure una signora con una scatola di fazzolettini, che si avvicina a chi ha le lacrime per offrirglieli… Pazzesco, organizzazione totale dappertutto!

Sydney Siege

Curiosi che sbirciano nella zona dell’attentato, ancora chiusa per le indagini

Sydney Siege

Tutto il giorno, e anche il successivo, c’è una lunga fila di gente per avvicinarsi a lasciare fiori o messaggi, o solo pregare

Sydney CBD

Siamo proprio nel cuore di Sydney, il CBD (Central Business District)

 

Lug232008

Stop al blog sul giro del mondo!

stop al blog - i bambini del mondo

Alla fine non ce l’ho fatta (di nuovo)!  🙁   

Devo sospendere un’altra volta la pubblicazione degli ultimi mesi e del finale del mio giro del mondo, quel fantastico ed indimenticabile anno in giro fra tre continenti che, proprio perchè è stato uno degli anni più belli della mia vita, mi ero riproposto di trascriverlo tutto su carta (e web), per renderlo indelebile al passar degli anni.
Ora sto ripartendo per un altro lungo viaggio e, considerando che sarà difficile trovare il tempo per ultimarlo, fra nuovi luoghi e genti da scoprire e altri conseguenti racconti da scrivere, devo sospenderlo qui, alla fine della Cina e prima del sud-est asiatico, sperando di poterlo continuare al mio rientro.
Mi devo fermare un’altra volta a quel confine Cina-Vietnam che, anche durante il giro del mondo, non son riuscito a passare facilmente (problemi di visto e conseguente dietro-front impostomi dai militari vietnamiti).
Ben 8 mesi sono passati dal mio rientro, ma fra lento riadattamento alle quotidiane “routine”, un viaggio ad Hong Kong, due in Romania, uno in Puglia e alcuni mesi dedicati ad un nuovo lavoro che poi non è decollato, il tempo non mi è bastato a finire tutto.

Mi dispiace anche perchè, nel giro del mondo, dopo le feste sudamericane, le perplessità australiane e le curiosità di Bali e della Cina, in Vietnam e Laos ho avuto modo di imbattermi in altre assai dure realtà umane che mi hanno impressionato tanto e delle quali ho tanto da scrivere e da testimoniare, a chi ha la pazienza e la curiosità di voler scoprire.

Nell’attesa della futura conclusione, inserisco qui un piccolo anticipo di tutto questo.
Si tratta di un PPS (sequenza fotografica) che tempo fa avevo preparato per i figli di un’amica, dei semplici e normali bambini italiani che però al confronto con i poveri e sfortunati bambini vietnamiti o del Laos mi apparivano come bambini troppo viziati e capricciosi. PPS che, ogni volta che lo riguardo, mi commuove per i ricordi che mi evoca.

PPS I Bambini Del Mondo (6 mb)

(Ora è il file giusto!)

Bene, nel prossimo post annuncerò il nuovo viaggio!
Ciao!

.

Lug232008

“Ritagli” cinesi (parte II)

(Continua dal precedente post)

5) La bellezza secondo i cinesi (e altre dimensioni…)

Nei migliori negozi di abbigliamento, dai parrucchieri, nei cartelloni pubblicitari in strada, i modelli che reclamizzano i prodotti sono spesso persone occidentali, anche quando si pubblicizzano prodotti cinesi. Da noi in occidente spesso si utilizzano belle modelle asiatiche, qui la bellezza di riferimento è quella occidentale. Oltre agli occhi più grandi, viene visto con molta ammirazione anche, sembrerà strano, il naso più grande di noi occidentali. A noi piace il naso piccolino o all’insù? Qui ce l’hanno quasi tutti così, per cui piace di più il naso grande (noi occidentali, e gli italiani in particolare, ce l’abbiamo più grande degli asiatici, ma anche dei sudamericani – proprio in quest’ultimo continente me l’avevano fatto notare).
Insomma, come al solito piace ciò che è diverso. Il diverso è bello, non bisogna averne paura.

E a proposito di dimensioni, oltre al naso, agli occhi, alla statura, alla corporatura degli asiatici, c’è un’altra dimensione che li differenzia da noi occidentali….

(SEZIONE VIETATA AI MINORI !)

Non sarà importante, ma ho riscontrato vero un altro luogo comune sugli asiatici, riguardo alcune dimensioni… ehm… …. continua a leggere qui >>

Lug232008

“Ritagli” cinesi (parte I)

Come già accaduto per il Brasile, mi sono avanzati nell’agenda vari appunti su quel poco di Cina che ho visitato, “ritagli” di vita quotidiana cinese e di alcuni fatti curiosi.

Eccoli qui allora, divisi in due post.

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1) La “R”

Come ho scritto in questo link a proposito della complessità della lingua cinese, i cinesi avranno pure 56.000 caratteri diversi (e suoni), ma la “R” non ce l’hanno, e non riescono a pronunciarla neanche se si impegnano.
Come in sud America, anche in Asia il mio nome non è facile da pronunciare e ricordare. Ecco perché da noi, nei fumetti e nei film, quando c’è un personaggio cinese questo pronuncia una “L” al posto della “R” (per esempio “buonasela signole”). Perché anche nella realtà fanno così! 🙂

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2) Le partenze difficili

In Cina mi sta capitando qualcosa che prima d’ora mi era capitata solo in Brasile, dove addirittura era diventata una regola fissa: le partenze difficili! 🙂 . Ogni volta che decido di lasciare un luogo, puntualmente capita qualcosa che mi fa rimandare la partenza. Solo ad Hong Kong è capitato diverse volte (tanto che invece di una settimana ci son rimasto un mese) e ora qui a Wuzhou ogni sera che vado al mio solito pub conosco qualcuno che mi propone qualcosa da fare il giorno dopo, e così la partenza si rinvia continuamente. Finché prendo la decisione di partire il fine settimana, di domenica.
Sabato sera quindi saluto tutti al pub, ci scambiamo le mail, poi domenica pago l’hotel e mi resta ora solo da ritirare un po’ di roba dalla lavanderia, preparare lo zaino e partire. Lavanderia la cui ricerca, il giorno prima, ha costituito una delle “fatiche linguistiche” maggiori finora. Io infatti, per strada, provavo a fare domande ai passanti mimando il lavaggio della maglietta che avevo indosso, ma non tutti capivano. Alla fine ho superato l’ostacolo portandomi appresso la busta di una lavanderia di Hong Kong, dove c’era scritto “lavanderia” in cantonese (il cinese di Hong Kong).

Bene, vado a ritirare il mio bustone ma non è pronto, c’è da aspettare. Ok, tanto fretta non ne ho, come sempre partirò quando son pronto, senza orari.
I “lavandai” mi offrono gentilmente uno dei loro (tipici) mini-sgabelli e mi siedo ad aspettare.
Passa una ragazza cinese, mi vede e …. continua a leggere qui >>

Lug172008

Wuzhou e l’arte della mimica

Volete fare pratica di mimo? Andate in Cina.
Volete provare la sensazione di essere sordomuti? Andate in Cina.

Nella mia permanenza cinese ho alternato momenti di divertimento, nei vari tentativi di comunicazione, a momenti a volte anche pesanti, stancanti. Era piacevole notare la disponibilità delle persone nel cercare di farsi capire, le quali mi ripetevano lentamente le loro frasi (sempre in cinese però) e talvolta me le scrivevano in un pezzo di carta (ma ancora in cinese!! : -) ). Tentativi che però erano assolutamente inutili. E quando si trattava di dover mangiare, ma anche di avere semplici informazioni, talvolta la pazienza veniva messa a dura prova.

Dopo la prima notte in Cina, la mattina squilla in camera il telefono interno dell’hotel (e mi sveglia!!). Rispondo:
– “Yes?”
– “Aouiouuaieouuh?”
– “What?” (Cosa?)
– “Aiououieauouu?”
– “I don’t speak chinese” (Non parlo cinese)
– “Iuoieauououaa?”….

Grunt, lascio perdere, saluto e chiudo. Più tardi scopro che volevano una caparra per il giorno successivo (avevo pagato solo la prima notte).

Sappiate perciò che di qualunque argomento un cinese vi parli (cibo, trasporti, clima, politica, donne, siccità nella Sardegna del Sud, etc), voi capirete solo sempre quello che vi ho appena scritto (“aouiouuaeaoo”). Così mi è capitato di perdere tanto tempo in un ristorante per cercare di spiegare che volevo un semplice (e qui molto comune) piatto di spaghetti di riso con frutti di mare, e alla fine, come sempre, dover lasciar perdere e mangiare quello che c’era. Una sera in un altro ristorante, dove non avevano menù e si ordinava a voce, ho visto in un carrello carne di maiale arrosto (evviva, porceddu!!) e l’ho ordinato contento, ma poi ho scoperto che si trattava solo delle zampe tagliate a pezzi (solo ossa e cotenna). “Ok, mangio domani”, ho concluso. Ordinaria routine di ordinarie incomprensioni.

Dopo 2 giorni ho cambiato l’hotel per uno più economico. Il bello del primo era che, costo a parte, aveva internet e addirittura computer in stanza. In teoria. In pratica invece internet non funzionava (non accettava la password dell’hotel). Problema che ho così provato a risolvere.
Scendo in reception e spiego il problema (ok, più o meno, tutto con la mimica), la cinesina telefona al tecnico e poi mi passa la cornetta.
– Tecnico (in inglese): “Dovrebbe provare a cambiare stanza”
– Io: “Ma no …. continua a leggere qui >>